ATELIER


In questa pagina ci votiamo allo studio del dettaglio, perché in esso si rivelano, a volte, strane finezze che per essere colte hanno bisogno di essere osservate con la lente d’ingrandimento dell’immaginazione.
Il proposito è quello di documentare immagini molto semplici: potremmo definirle le immagini dello “Spazio Felice”, ma non si tratta di descrivere studi d’artista, di coglierne gli aspetti originali e pittoreschi o mostrare le ragioni che li rendono funzionali e confortevoli. Al contrario si vuole superare l’aspetto meramente descrittivo per coglierne le virtù prime, cioè quelle in cui si rivela una adesione alla individualità dell’artista che vi opera: l’artista è nello studio così come lo studio è nell’artista e tale reciprocità è altamente complessa perché aspetti psicologicamente profondi si celano negli arredi, negli oggetti, negli attrezzi… nelle loro disposizioni e relazioni.
Mi ha meravigliato scoprire che è possibile cogliere differenze anche in spazi di lavoro collettivi che si potrebbe supporre regolati solo da un’asettica funzionalità.
L’atelier è l’angolo di mondo dell’artista è il suo primo universo, per alcuni addirittura è l’unico universo nel quale si trovano a proprio agio.
Le immagini che seguono conducono concretamente ai valori dello spazio abitato e l’essere umano che trova un rifugio sensibilizza i limiti del suo stesso rifugio.
Il più prezioso effetto benefico dell’abitare consiste nel fornire un riparo all’immaginazione, l’atelier protegge il sognatore, gli consente di sognare in pace.
Non occorrono specifiche competenze psicologiche per sostenere che l’individuazione di uno spazio, anche minimo, riservato al proprio lavoro sia uno dei più potenti elementi di integrazione per i pensieri, i ricordi e i sogni dell’artista, perché l’immaginazione simpatizza con l’essere che abita lo spazio protetto. Anche un angolo può rivelare una dimensione infinita per chi lo sappia valorizzare e per chi si colloca nella prospettiva dei valori di intimità. Se poi l’atelier si complica un po’, se ha altre stanze e altri spazi, l’immaginazione può avere rifuggi sempre meglio caratterizzati.
Quando l’inconscio è alloggiato bene, nello spazio della sua felicità, è a proprio agio, pertanto tutti i ripari, tutte le stanze, tutti gli angoli possiedono valori consonanti di onirismo. Memoria e immaginazione non si lasciano dissociare, l’una e l’altra lavorano al loro reciproco approfondimento, l’una e l’altra compongono, nell’ordine dei valori, la comunanza generatrice dell’opera d’arte.
I valori di riparo sono talmente semplici, così profondamente radicati nell’inconscio, che li si ritrova piuttosto evocandoli che descrivendoli minuziosamente.
Il pittoresco eccessivo di un atelier può celare la sua intimità.
Quel che mi interessa capire quando visito l’atelier di un artista non è tanto quanto sia grande, come sia arredato, da dove proviene la luce e servirebbe a poco disporre della pianta perché quel che cerco di capire è come riesce l’artista, in quello spazio, a conoscere il silenzio.
L’atelier è anche luogo di incontro, ma di incontro personale e intimo, in passato i dibattiti e le discussioni avvenivano nei salotti, nei caffè, nei locali di ritrovo e nelle gallerie d’arte; oggi i luoghi e le modalità sono in buona parte cambiate, ma l’atelier ha mantenuto intatte le sue caratteristiche e per quanto si possa tentare di spettacolarizzare la realizzazione di un’opera d’arte è solo quando si ritrova chiuso nella sua immaginazione solitaria che l’artista guidato dalla passione prepara le sue rivelazioni.
Tutti gli atelier posseggono il potere attrattivo delle regioni dell’intimità. Non esiste intimità vera che respinga: tutti gli spazi di intimità vengono designati dall’attrazione, per questo visitare lo studio di un artista risulta spesso più interessante delle sue stesse opere.
L’immagine fotografica non restituisce solo fatti, ma anche impressioni, tuttavia non si pretende che una fotografia da sola, magari in bianco e nero e per di più a bassa risoluzione, possa risultare rivelatrice di tanta complessità che include la diretta esperienza anche tattile e olfattiva.
Avrei dovuto effettuare un’analoga ricognizione su artisti che si esprimono con altre tecniche per portare le prove che negli atelier degli incisori, del presente e del passato, è possibile riconoscere (anche nelle parole di presentazione) caratteri comuni che prescindono dalla presenza del torchio, in quanto se quasi tutti gli artisti qui presenti praticano anche altre tecniche espressive è indubbio che sono tutti intrinsecamente incisori.
Il mio commento rischia, a questo punto, di risultare troppo preciso, perché accoglie facilmente dialettiche parziali sui caratteri dei diversi atelier. Se proseguissi spezzerei l’unità dell’archetipo, invece è meglio lasciare aperte le possibili ambivalenze.
Io ho già detto troppo, l’invito è di visitare gli studi degli artisti andando oltre l’immediata apparenza, cercando di cogliere il valore umano degli atelier, il loro valore di spazi di creazione, di spazi difesi contro forze avverse… ad essi, almeno a quelli più intensamente vissuti, si ricollegano anche valori immaginati e questi diventano spesso valori dominanti ed è proprio tale ricchezza che interessa esplorare.

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Accademia di Belle Arti “G. B. CIGNAROLI” (Verona)
www.accademiacignaroli.it













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ALMA CHARTA (Fontanellato)


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Rosario AMATO (Carini, 10/10/1947)



Estrapolare, nel mio caso, due sole foto che documentano un luogo di lavoro, di pensieri, di sogni, di passione, di vita, mi riesce assai difficile.

È una realtà fisica (il mio luogo) nella quale necessariamente sto dentro con tutto il mio senso e non senso artistico, affezione e avversione, bramosia e ribellione. Qualche rara volta, confesso, provo brevi istanti di euforia o di esaltazione. Il mio luogo di lavoro è anche uno spazio intimo, profondamente intimo, per questo ci vivo con tanta inquietudine e gelosia, tanto da sentirmi minacciato se qualcuno, senza preavviso, dovesse introdurvisi. È un magazzino pieno di tante cose che vivono con me e dentro di me, ma tutto ciò non basta. Sento il bisogno di scardinare i confini della mia intimità per non vanificare il tutto, rimanendo vittima, magari, di me stesso. Avverto il pericolo e ne sono consapevole. Ho provato, qualche volta, timidamente a varcare i confini del mio luogo per aggiungere un'altra dimensione necessaria per una funzione di tipo sociale, ma questa è un'altra storia.





"L'architettura é il disegno di un posto artificiale che si abita, con il proprio corpo e con la propria anima, sudati o raffreddati, sanguinanti o con la pelle lucida, impauriti o speranzosi, contenti o tristi" E. Sottsass

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Nino BACCO (Bitonto 1951)














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Giovanni BARBISAN (Treviso 1914 – Orbetello 1988)


















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Luigi BARTOLINI (Cupramontana 08/02/1892 – Roma 16/05/1963)

Il mio studio da povero in Camerino. Carboncino ca. 1925 ,235 x 407













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Arnaldo BATTISTONI (Fano 1921 – Pesaro 1990)


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Lino BIANCHI BARRIVIERA (Montebelluna 1906 – Acilia 1985)






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Mario BENEDETTI (Terni 1938)




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Mario BENEDETTO (Scilla,1947)
…non è un vero studio, perché quello ufficiale si trova a 20 Km da casa. Questa è una sistemazione alla buona per l'incisione, ricavata nel piano garage, per comodità vicina e pronta ad ogni esigenza…

 Che cosa rappresenti per me questa forma di linguaggio, o questa pratica, che dir si voglia, non è cosa semplice da trattare. Un legame di vecchia data mi tiene come abbarbicato a questa tecnica. Da piccolo, la mia prima monografia è stata Rembrandt, i libri d’arte, sempre pochi, delle biblioteche, visionati a più riprese, surrogavano le mancanti visite a mostre e musei assenti, anche se la sede del mio Liceo era collocata all’interno dell’edificio del Museo stesso (Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria). Tutte questi e altri motivi costituiscono gli elementi essenziali per il mio viatico nel mondo dell’arte. La predilezione per il senso plastico, per i forti contrasti, per le luci e le ombre ben marcate, per il bianco e nero e, quindi, l’inchiostro di china, ha spianato, poi, la strada per entrare in quella raffinata e iniziatica coorte di facitori d’arte che è l’incisione.
L’idea che il piacere unico nutrito, incidendo quasi il bianco del foglio, col pennino premuto fino a schiattare e che prosciugandosi consegnava quei segni neri decisi, vibrati con rapidi gesti e mossi da un senso o sentimento traboccante,
potesse moltiplicarsi, mi rapiva. Occorreva passare all’elaborazione di una matrice. Poter
incidere, finalmente, il metallo e affrontare tutte quelle diverse operazioni necessarie alla calcografia, per poi, dopo il loro susseguirsi faticoso, trepidare al primo passaggio della lastra nel giro dei cilindri, e poterne valutare il risultato ottenuto su carta, era diventato un mio bisogno primario. Inibire il gesto e il vigore di un segno non è facile. Occorreva, per quel gesto, armarsi d’infinita e paziente dolcezza, delegando all’acido il compito di scavare e ricavare il segno voluto stabilendone i tempi d’immersione, con un’immedesimazione quasi corporale con esso. Mi vengono in mente le lunghe notti passate a eseguire prove e tirature, a ripetere gesti dopo gesti, tra le mie povere cose, lontano dal mondo, lontano da tutto. Alla fine, saturo marcio d’inchiostro, di solventi e di fatica, qualche volta, compensato da un buon risultato, altre, invece, incazzato nero ma pronto, ugualmente, a rincorrere quella grazia illuminante, sfuggita dalle mani furtivamente. Che l’arte, quella vera, sia un’attività umana che non mira al profitto, e che non asseconda le mode, è risaputo. Essa ubbidisce e segue soltanto un suo ordine interno. L’incisione rappresenta la sua parte più intima e riservata.
26 Aprile 2013

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Gaetano BEVILACQUA (Salerno 26/03/1959)




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Marcello BOGLIONE (Pescara 1891 – Torino 1957)









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Duilio CAMBELLOTTI (Roma 1876 – 1960)














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Bruno CARUSO (Palermo, 08/08/1927)










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CASA FALCONIERI












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Circolo Culturale Calcografico 3C


Il Circolo 3C è stato fondato nel 2003 da Alberto Benvenuti e Gianni Favaro con uno scopo preciso ed essenziale: creare, anche nella terraferma veneziana, una struttura organizzata per la divulgazione dell’arte grafica.
Per iniziare si sono insegnati i rudimenti del disegno dal vero, l’acquerello e, nel frattempo, si è provveduto ad attrezzare il laboratorio per la grafica (incisione calcografica) fornendo gli insegnamenti fondamentali e necessarie per ottenere un’acquaforte.
Da quell’anno di fondazione si sono avute le adesione di oltre 100 soci e per evitare le “normali fughe” si è contenuto il costo associativo alle pure spese di gestione e per acquisto del materiale necessario.
In parallelo alle attività di laboratorio vengono organizzate visite guidate a mostre d’arte, a studi e laboratori, oltre a conferenze e convegni che privilegiano l’arte dell’incisione.

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Teodoro COTUGNO (Desio14/01/1943)















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Italo CREMONA (Cozzo Lomellina 1905 – Torino 20/12/1979)










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Giampaolo DAL PRA (Piove di Sacco 13/05/1955)


 Figlio d'arte, ho appreso i rudimenti del disegno e della pittura dal padre. Ho studiato Arti Grafiche all'iIstituto Statale d'Arte di Venezia. Ho inciso più di 350 matrici con la tecnica dell'acquatinta portandola ai suoi massimi livelli espressivi.
Lo spazio di lavoro coincide con lo spazio in cui vivo ed è la proiezione del mio ordine interiore: libri, dischi, quadri, oggetti.



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Andrea DE SIMEIS ( Lecce 1980)
www.cubiarte.it
Il mio attuale laboratorio è anche il luogo in cui vivo, a Galatina. Si tratta di un grande ambiente, una falegnameria dismessa nella vecchia via degli artigiani, ora quartiere signorile appena fuori le mura cinquecentesche. Il locale è poco illuminato, ha un bagno,un piccolo pozzo luce e il fitto economico. Molte provviste, gialli grappoli di pomodori, caciocavalli, cornetti di peperoncino, mazzetti di mente e origano, sono appese ad una lunga pertica che percorre l’ambiente in tutta la sua lunghezza e fa sembrare il mio locale una di quelle puteche clandestine che vendono generi alimentari all’uscio.
In questo gran bello spazio lavoro con zelo e furore, semmai sia appropriato coniugarli, e spesso m’immagino di essere in quella fucina dei mastri fabbri ferrai. “Qui il lavoro non è fatica” si legge sulla canna della grande bocca di fuoco dei fratelli Ferrari, mentre il mantice della forgia sbuffa faville. M’immagino così, sudato e ostinato sul ferro, al ritmo del grande maglio e, tra un colpo e l’altro, getto un occhio veloce sulle piccole carte dei miei appunti.
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Fernando DI STEFANO (Sant'Elia a Pianisi (CB) 02/03/1971)



Il mio Studio: una piccola stanza che misura poco più di venti metri quadri, dove disegno dipingo incido mordo stampo, è semplice, angusto e stracolmo di “roba”.
Ma è questo suo essere così semplice e raccolto che mi permette di “sognare” e sperare che forse, un giorno, finalmente, avrò un grande e magnifico spazio di lavoro in cui sbizzarrirmi e liberarmi!




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Armando DONNA (Vercelli 1913 – 1994)













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Paolo DURANDETTO
http://www.paolodurandetto.it

Lo Studio di Polo Durandetto si trova a San Giorio, paese medievale che si sviluppa intorno al suo castello, inserito nella splendida cornice della Val di Susa, culla e snodo di fermenti culturali antichi e odierni. Il borgo conserva dei preziosi cicli di affreschi inseriti nel Sistema Museale della Valle di Susa.

Prima “casa della Nonna” e negli ultimi 15 anni atelier, lo Studio si colloca in un alloggio su due livelli, in una casa costruita dai bisnonni nei primi del Novecento. Laboratorio polivalente, al posto della vecchia stalla al pian terreno si trova una falegnameria per la costruzione dei telai e la preparazione delle tele, a cui si è aggiunto il recente laboratorio calcografico. Al piano rialzato trovano posto una stanza "a sporcare" per lavori di grandi dimensioni e un'altra per i lavori di finitura, illuminata da una morbida luce naturale.Lo Studio è per Paolo il luogo intimo della trasformazione, dove plasma e stratifica il suo vissuto quotidiano in una pittura recentemente definita come “... Paesaggi, che hanno ragione di essere definiti in questi termini in quanto – proprio alla stregua della morfologia di un sito – si sono costruiti per successive, geologiche e non programmabili stesure.” (Fulvio dell’Agnese in “Cattivi Maestri” Udine, 2012).



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Vladimiro ELVIERI (Schio, 25/04/1950)
&
Maria Chiara TONI (Bancole di Porto Mantovano, 
                                                     14/09/1950)
www.elvieri-toni.com






Lo Studio
L’elaborazione delle nostre incisioni avviene generalmente in due fasi distinte e in due spazi separati.
Nello “studio”, che fa parte dell’abitazione, procediamo alla prima elaborazione delle matrici, mentre nella “stamperia”, ubicata in un altro spazio e indirizzo (ma sempre a Cremona), verifichiamo il lavoro al torchio calcografico attraverso prove di stato, prove di colore, tiratura, ecc.
Se lo spazio/studio nell’abitazione diventa il luogo che dà corpo immediato all’idea, proprio per essere lo spazio
La stamperia
fruibile nella maggior parte della giornata, in quello della stamperia, ogni matrice viene successivamente rivisitata sotto forma di stampa, ripresa per dare corpo ai rilievi restituiti dalla carta nera, decidere il grado di trasparenza o meno degli inchiostri, di fatto il luogo della sperimentazione e della definitiva verifica dell’immagine.
Finché si riuscirà a pagare l’’affitto, la stamperia sarà un privilegio..


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James ENSOR (Ostenda 1860 – 1949)













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Maurits Cornelis ESCHER (Leeuwarden 1898 – Baarn 1972)

Studio di via Alessandro Poerio a Roma















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Giovanni FATTORI (Livorno 1825 – Firenze 1908)










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Gianfranco FERRONI (Livorno 1927 – Bergamo 2001)
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Carmelo FLORIS (Bono 22/07/1891 – Olzai 22/08/1960)
www.comune.olzai.nu.it/cultura/cultura.asp?id=1&ln=IT
foto G. Murgia 2010 - © archivio associazione Kérylos, Olzai












Carmelo Floris al torchio, 1959
foto E. Piras - archivio Museo Carmelo Floris, Olzai
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Daniele GAY (Torre Pellice, 30/01/1960)















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GRAFICA DI VIA SETTE DOLORI (Matera)







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Stanley William HAYTER (Hackney 1901 – Parigi 1988) - ATELIER 17

Foto Dadi Wirz, 1957
Foto Dadi Wirz, 1957


Al torchio Joseph Hecht (1891 - 1950)






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Lanfranco LANARI (Falconara Marittima 07/07/1953)
www.lanfrancolanari.net

«Ho sempre invidiato e contemporaneamente guardato con un qualche sospetto gli studi/laboratori ordinatissimi…»
«…Noi incisori siamo una specie particolare di artisti se non altro, per deformazione professionale, siamo abituati a leggere da destra verso sinistra, cerchiamo con la monocromia i colori, utilizziamo tecnologia e materiali già affinati nel ‘500, nel nostro laboratorio alberga un po’ dello spirito dell'alchimista, abbiamo a che fare con acqua, fuoco, terra e con l’uso di acidi trasformiamo lastre di metallo in generatori 
di immagini.»


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Giuseppina LESA (Udine 20/09/1955)
www.giuseppinalesa.net

Varcare la soglia del mio laboratorio è varcare la soglia del mio essere più profondo.
E’ sondare con la mente e col cuore prima che con la mano, ciò che sono, il mio modo di stare al mondo, le mie relazioni umane esaltanti e/o deludenti.
Tutto questo prima di graffiare una lastra o dipingere una tela.
E’ l’esprimere un concetto, è comunicare uno stato d’animo, è essere ciò che si è!
Il resto è gioia; è conoscere il proprio torchio come si conosce un vecchio amico di cui ti fidi; è un immergere l’acquaforte nella
morsura, in un acido bizzarro che sai ormai contenere, è realizzare quella grafica d’arte che come diceva il grande Bartolini:
“C’è tutto un mondo che se ne infischia delle mie acqueforti.
…ma comunque, io vivo e vivrò sempre beatissimo a motivo d’una lastra incisa.”
1 Aprile 2013
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Alberto MANFREDI
(Reggio Emilia 1930 – 2001)











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Raffello MARGHERI (Firenzuola 1949)






Sì lo studio piccolo, come disse Qualcuno, aiuta la concentrazione, ma lo studio grande penso che aiuti di più perché ci stanno più idee. Comunque, nel mio, ci sta tutto e questo mi permette di lavorare e tenere anche un po' di confusione.

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Giorgio MORANDI (Bologna 1890 – 1964)
Lo studio di Bologna in via Fondazza

Lo studio di Grizzana


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Guido NAVARETTI (Torino 1952)

I sessant'anni suonati hanno comportato il fortunato pensionamento prima della riforma Fornero e soprattutto consentito la conquista di 35 mq. al primo piano di una casa di ringhiera dove trasferire libri, attrezzature, materiali, cornici, stampe e matrici accumulate negli ultimi quarant'anni.
L'investimento immobiliare ha liberato:
- il "soggiorno" della casa di abitazione;
- il torchio recluso smontato in cantina da 10 anni;
- la famiglia da una presenza che impediva fisicamente anche solo una comoda cena con parenti e amici;
- il figlio che potrà abitare i due locali quando sarà in grado di liberare la sua stanza;
- il sottoscritto concedendogli la possibilità di ricevere ex allievi e amici avvertendo, con qualche rassegnazione, della circolarità del tempo che alla fine della centralità dell''esistenza ti rimette nelle condizioni di riavere quello spazio tutto per te consentito con l'inizio dell'insegnamento e perso con la formazione di una famiglia e la necessità di un alloggio.
Il mio spazio di lavoro è condensato sopra e sotto un tecnigrafo dove, per necessità di spazio maturate fin dall'infanzia, tendo a concentrare accumulando tutto quel che mi serve.
Materiali, strumenti, libri e fonte di luce e fonte musicale sono tutti a portata di mano quasi a delimitare un microambiente, una capsula ove ridurre le possibilità di distrazione e rendere le stesse una libera scelta e non un condizionamento.
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Carolina Marisa OCCARI (Stienta12/10/1926 -Ferrara 11/05/2014)

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OPIFICIO DELLA ROSA
Castello di Montefiore Conca











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Francesco PARISI (Roma 20/05/1972)




I miei bulini. 
Dall'alto: un Ezra Bowman del 1850, tre bulini appartenuti allo xilografo Attilio Giuliani (1930-40 ca.) e il bulino di Duilio Cambellotti.




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Toni PECORARO (Favara, 27/4/1958)
www.tonipecoraro.it

T. Pecoraro (a sinistra) con L. Ceschin (a destra)


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Alla metà degli anni novanta alcuni incisori triestini pensano ad una forma associativa locale ed iniziano la partecipazione a mostre europee con il nome di PRINTS. L’Associazione culturale PRINTS - PResenze INcise a TrieSte nasce ufficialmente solo il 23 ottobre 2008. I soci fondatori, incisori che praticano la stampa calcografica e xilografica, si raccolgono attorno alla figura di Furio de Denaro, appassionato incisore e storico dell’arte, xilografo, esperto di bulino e di ex-libris, insegnante e divulgatore disponibilissimo, studioso e critico di grande competenza scientifica.
PRINTS non ha finalità di lucro ed è iscritta al Registro Regionale delle Associazioni di Promozione Sociale, al n.° 249 nella Sezione Provinciale di Trieste.
Dal gennaio 2009 PRINTS attiva, presso l’Istituto d’Arte “Enrico e Umberto Nordio” di Trieste, un “Laboratorio didattico di tecniche incisorie. Xilografia e calcografia”. I docenti sono Furio de Denaro e Flavio Girolomini. Per promuovere l’interesse dei giovani nei confronti dell’arte incisoria, ogni anno il sodalizio ammette gratuitamente al “Laboratorio” stesso, una rappresentanza selezionata di allievi dell’Istituto d’arte che lo ospita.
Dall’8 al 18 giugno 2009 gli incisori di PRINTS si presentano al pubblico triestino con una mostra collettiva alla Sala Comunale d’Arte intitolata “Un segno inciso. L’attività didattica di Furio de Denaro”. In tale occasione viene pubblicato dall’Associazione stessa un volumetto divulgativo.
Dall’8 al 17 giugno 2012, la Scuola Libera d’Acquaforte dell’Università Popolare e PRINTS organizzano, presso il locale Museo Comunale della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata, una mostra collettiva intitolata “INcisori INsieme IN Trieste”, dove presentano oltre cento opere di quaranta artisti dei due sodalizi. Nell’ambito della stessa mostra, uno spazio è dedicato all’opera di Furio de Denaro, scomparso prematuramente il 22 gennaio 2012.
L’attività di PRINTS prosegue anno dopo anno con il “Laboratorio didattico…” presso il Liceo Artistico “E. e U. Nordio”. 
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REMBRANDT Harmenszoon van Rijn (Leida 1606 – Amsterdam 1669)


Ricostruzione dello studio
nella casa di Amsterdam









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Gina ROMA (Tezze di Vazzola 16/9/1914 – Oderzo 2005)

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Girolano RUSSO (Palermo, 01/10/ 1952)

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Sergio SARONI
(Torino 1934 – 1991)
















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Aldo Maria SCHMIDT (Trento 1935 – Roma 1978)


Lo studio di Trento nel 1962, al torchio Gina Roma.



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SCUOLA DEL LIBRO (Urbino)
Laboratorio di litografia


















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Scuola Internazionale di Grafica IL BISONTE (Firenze)












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STAMPERIA DEL TEVERE (Roma, via San Francesco a Ripa 69)
www.stamperiadeltevere.it













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Michele STRAGLIATI (Luino, 23/06/1953)
www. michelestragliati.it

Tutto, o quasi, è rigorosamente fatto in modo artigianale da me con materiali di recupero, i due torchi, la cappa per le morsure, la cassa per l’acquatinta ecc (il torchio grande ha quasi 40 anni).
Lo spazio è molto scarso, quando devo utilizzare dei fogli grandi ho qualche difficoltà ma va bene lo stesso.
Guardando bene si scopriranno due attrezzi appesi, uno di mio padre e uno di mio nonno, li ho messi assieme ed è uscita una “natura morta” fortunatamente ormai in disuso… però è un ricordo…






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Giuseppe VIVIANI (Agnano 1898 – Pisa 1965)