giovedì 27 dicembre 2012

AUGURI RICAMBIATI

ANDREW AARON






ANTONIO VITTORIO ALFIERI

 












AJP STUDIO










ROSARIO AMATO 










ARTIST PROOF ART GALLERY













ASSOCIAZIONE LIBERI INCISORI










ANDREA BARRETTA




GAETANO BEVILACQUA












MAURIZIO BOIANI













LUIGI CASALINO












COLLEZIONE PERUZZI












GRAZIELLA DA GIOZ













SONIA DE FRANCESCHI

VLADIMIRO ELVIERI e CHIARA TONI
Special Thanks per i tanti autoritratti segnalati.













MARIO FADDA













GALLERIA ARIANNA SARTORI










GOLDMARK ART









PAOLO GUBINELLI












DORA HERRMANN










IBISKOS EDITRICE RISOLO













IL GIRASOLE EDIZIONI













LA FORZA DEL SEGNO











KATHRIN LAHL










ADAM LUNARIS









RAFFAELLO MARGHERI











MARCELLO MARRAS













ELENA MASI










GIORGIO NEGRI













PRINTED EDITIONS








GIANFRANCO SCHIALVINO

 
CARLA SCRIMIN











ST JUDE’S PRINTS









GIANNI VERNA

giovedì 20 dicembre 2012

BUON COMPLEANNO

C'è una frase di Arnoldo Ciarrocchi che ho già citato: «Castellani ci ha insegnato che per fare una buona stampa bastano poche cose: una lastrina di zinco, una bottiglietta di vernice Léfranc, un chiodo ed un boccione d’acido. E leggere, leggere…»
Ma dopo aver imparato ad incidere cosa fare?
Certo non si smette mai di imparare e quindi continuare ad incidere ed a leggere, leggere, leggere…
Allora lo dico più chiaramente come riuscire a farsi conoscere e soprattutto, senza altri giri di parole, come fare a vendere le proprie incisioni?
Il campo dell’incisione in Italia è ristrettissimo, infatti è meglio dire il “giro”, basta proporre i propri lavori alle quattro parrocchie (Blog inclusi) e subito si diverrà noti, se non altro come rompicoglioni.
Per vendere… ho provato a stilare tutte le diverse possibilità che oggi si offrono, è risultato uno striminzito elenco, c’è poco, davvero poco e il fatto che qualche opportunità ancora sopravviva non vuol poi dire che l’accesso sia aperto a chiunque si presenti.
Sembrerebbe che non vi sia alternativa al farsi venditore ambulante dei propri fogli. E-bay funziona solo per i nomi affermati se non si superano i 49,90 Euro come ben sanno certi collezionisti e certi eredi in fase di sgombero.
In queste condizioni non mi meraviglio che anche questo blog possa risultare un riferimento per una possibilità di confronto.
Non sto elucubrando in astratto è la situazione concreta nella quale mi sono trovato quando un giovane (anagraficamente) artista (sulla definizione di “giovane promessa” incombe la classificazione di Arbasino del post “Tassonomie”)  mi ha contattato anche per farmi conoscere le incisioni realizzate come tesi conclusiva del corso di studi all’Accademia di Belle Arti.
Ho provato a presentare la realtà attuale per quel che è, resistendo agli opposti impulsi di incoraggiare (ipocritamente) o scoraggiare (cinicamente).

Il giovane artista si chiama Simone Geraci e proprio oggi ricorre il suo ventisettesimo genetliaco pertanto sia questo il pretesto per questo post.
Più seriamente Simone ha il merito di essere riuscito a completare gli studi accademici conservando la passione per il disegno e migliorando le proprie capacità grafiche, senza lasciarsi condizionare dalle facili lusinghe di più sbrigative forme espressive modaiole.
Le tendenze delle cosiddetta “Arte Contemporanea” porterebbero a ritenere che dal punto di vista della “efficacia mediatica” sia stata fatta la scelta sbagliata e tutti i post etichettati “Contemporaneamente” riflettono anche su questi aspetti, volutamente approfittando di pregiudizi che non tengono conto delle eccezioni esistenti.

Il fatto è che non tutte le scelte si fanno per opportunismo e calcolo delle convenienze, così se capita di incapricciarsi dell’incisione diventa una questione di cuore. Forse parte del merito (o della colpa?) sta nel fatto che Simone ha iniziato il suo percorso artistico già da studente ed è probabile che più degli insegnamenti accademici abbiano influito le conoscenze, le relazioni e i consigli esterni all’ambiente istituzionale.
Il passaggio dalla pratica del disegno all’interesse per l’incisione non è diretto nonostante i diversi linguaggi dell’incisione abbiano nel disegno, nella …grafia, le proprie radici anche etimologiche.
Simone è arrivato al blog per via della pagina con gli autoritratti, infatti la sua tesi conclusiva del corso di studi aveva come tema per l’appunto l’autoritratto. I propri autoritratti innanzitutto e alcune re-interpretazioni di autoritratti storici di artisti del passato, ma qui ed ora non importa entrare nel merito dell’impostazione e delle motivazioni “scolastiche” della tesi e anche le tecniche adottate credo che rispondessero ad esigenze didattiche che lascio ai relatori.

Mi ha intrigato la serialità che deriva dall’insistenza ossessiva sullo stesso soggetto che si autoritrae con una coerente unitarietà espressiva che, bene inteso, si propone qui non per enfatizzarla come esempio di chissà quali straordinarie virtù artistiche (che pure non mancano), ma per il piacere di mettersi in gioco, per la gioia di essere e di fare che comunicano.
Le incisioni tentano una introspezione psicologica anche se non si spingono nelle profondità oscure dell’inconscio, sono quindi anche autoritratti dell’anima, ma all’anima degli autoritratti esprimono soprattutto un divertito e autoironico narcisismo congeniale innanzitutto alla mia vanità.
  
Simone per rappresentarsi non indossa i copricapi di Rembrandt o i costumi alla maniera di De Chirico, si pone davanti allo specchio, si guarda in tralice o dritto negli occhi, prova le pose e le espressioni, sornione o meditativo… poi incide fingendo che la raffigurazione sia di resa immediata e invece quanti tentativi per riuscire a far interagire acquaforte e acquatinta senza che quest’ultima risulti solo uno sbrigativo riempitivo per evitare, come spesso si vede, il tempo e la fatica che richiede campire lo sfondo con i segni.
  
Adotta un classico incrocio di segni, ma condotto con spigliatezza. Sono indeciso se riesce più efficace quando insiste negli incroci con segni più fitti e sottili o quando adotta i segni più spessi e diradati, poiché la grafia resta comunque riconoscibile.
Il risultato è a volte lieve a volte più intenso fino al memento conclusivo.
Non sono un critico, né questo è un saggio, semmai l'ennesima provocazione, ma è stato solo un pretesto per augurarci, attraverso il lavoro di un giovane, che l’Incisione si mantenga giovane.
Buon Compleanno Simone.

domenica 16 dicembre 2012

LISTINO PREZZI


Heinrich Aldegrever
I demoni portano all'inferno il ricco Epulone
bulino XVI sec.









In relazione alla discussione sui costi della cultura e nel momento in cui avevo appreso della soppressione dei finanziamenti a “L’Arte e il Torchio”, avevo pensato ad un post su come fanno gli altri a “campare”.
 Avevo rinunciato anche per la noia di ribadire considerazioni ritrite.
Nel frattempo i politici hanno già trovato la parola magica: AUTOSOSTENIBILITÀ.
In teoria vuol dire che le iniziative culturali devono trovare in sé stesse i fondi per finanziarsi (come possa fare, per esempio, una biblioteca ad autofinanziarsi proprio non ci arrivo).
In pratica vuol dire che terranno per i loro comodi anche i pochi spiccioli che erano destinati alle attività culturali.
Alla luce di tale innovativa concezione quelle che ritenevo delle iniziative da stigmatizzare appaiono fulgidi esempi da seguire. Ecco pertanto un elenco, del tutto incompleto e casuale, di alcune iniziative “autosostenibili” o “autosostenute” (non ho ancora acquisito dimestichezza), appena un assaggio senza alcun commento e limitandomi ai dati oggettivi rilevati.
Invece di “Tassa di iscrizione” o di “Quota di partecipazione” si potrà definire CONTRIBUTO DI AUTOSOSTENIBILITÀ, (vi pare poco?) s’intende generalmente riferito alle “spese di segreteria” quindi è da intendere che non si tratta di iniziative speculative in quanto tutto il ricavato dovrebbe servire a coprire i costi di organizzazione, ma…
quasi mi pento di aver premesso che non avrei commentato.
Ma… se avanzasse “qualcosa” sarebbe la dimostrazione che anche la “cultura”, se ben “amministrata” può risultare “redditizia” e quindi perché non vi date da fare invece di elemosinare soldi pubblici?
Generalmente l’organizzazione standard comprende: pubblicità dell’iniziativa, spese di corrispondenza (poiché, nella totalità dei casi, le opere non vengono restituite non si capisce a cosa sia riferita questa voce, essendo gli inviti diramati via e-mail e l’invio delle opere a spese dei partecipanti), stampa di inviti, locandine e catalogo della mostra, allestimento (che può variare dalla tradizionale cornice ai pannelli espositivi e si vedono anche fogli stesi come panni ad asciugare), rinfresco.
Non sono previsti premi in denaro.
L’andazzo come si può notare è globalizzato ed ecco il listino di quest’anno:

GRAFICA ED EX LIBRIS XI Edizione
Casale Monferrato.
Un solo esemplare di tre lavori di Grafica e/o alcuni Ex Libris (da 3 a 9).
Prevista stampa del catalogo.
Nessuna indicazione sulla restituzione delle opere.
“Contributo richiesto” 80,00 Euro.

 “First International Miniprint and Ex Libris Competition- Edition 2012”
IMAGINARIO Art Gallery, Buenos Aires (Argentina).
Massimo tre opere per ciascuna categoria, in due copie firmate e numerate, che non saranno restituite.
Prevista stampa del catalogo.
Quota di partecipazione 50 Dollari più 10 dollari per ogni opera aggiuntiva.

"Continuità"- II Biennale di Grafica Contemporanea Premio Diego Donati

Perugia.
Un’opera in un solo esemplare che non sarà restituita.
Nessuna indicazione sulla stampa del catalogo.
Quota di partecipazione 70.00 Euro.

11TH L E S S E D R A WORLD ART PRINT ANNUAL MINI PRINT 2012

LESSEDRA Gallery & Contemporary Art Projects, Sofia (Bulgaria).
Massimo tre opere, dimensioni massime della carta cm 29 x 23.
Opere non restituite.
Prevista pubblicazione del catalogo.
Tassa di partecipazione 50,00 Euro per l’Europa, 80 Dollari per le altre nazioni.
Nel caso in cui le opere venissero rifiutate la tassa di partecipazione verrà restituita detratte le spese postali per le spedizione delle opere.

ASSOCIAZIONE INCISORI SICILIANI - CREAZIONE DI UN SEGNALIBRO
Dimensioni richieste cm 20 x 5 con dimensioni della matrice libere; “realizzato solo ed esclusivamente per (sic) tecniche calcografiche”, tiratura 30 esemplari.
All’artista incisore che aderisce al progetto verranno inviati N° 30 SEGNALIBRI diversi degli autori partecipanti. Una mostra itinerante verrà realizzata nel 2013 con la stampa di un pieghevole che illustra l’evento.
Si richiede un contributo spese di € 15,00.

GLOBAL PRINT 2013
Alijó (Portogallo)
Richiesta una sola opera realizzata con tecniche tradizionali, incluso stampa digitale e installazioni, senza limitazione di dimensioni.
Prevista restituzione dell’opera qualora non venisse venduta nè donata.
Prevista stampa del catalogo
Contributo spese rischiesto € 50,00.

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sabato 1 dicembre 2012

CENERENTOLA DELL’ARTE

Emilio Vedova
Dal ciclo “Oltre”, 1986
Acquaforte e acquatinta















«La scelta del “capriccio”, libero sfogo fantastico in bilico tra arcano e grottesco, tra realtà illusorie e presenze inquietanti, lega fra loro alcuni liberi spiriti delle arti europee tra Sette e Novecento.»
È questo il tema di un articolo, a firma Beatrice Ferrario, pubblicato nel numero 293 di Artedossier dello scorso mese di Novembre che, con le citazioni iniziali da “Il rosa Tiepolo” di Roberto Calasso, risulta letterariamente delizioso.
Ho preferenze, ma non ho pregiudizi di genere artistico, i valori di contenuto e di significato possono essere espressi nelle forme più disparate ed è certo che è possibile stabilite e riconoscere affinità espressive anche in opere distanti nel tempo e nel linguaggio, infatti, nell’articolo in questione il problema non è se e quanto il parallelismo di Tiepolo, Piranesi e Goya con Emilio Vedova sia appropriato e coerente.
Quel che mi preme evidenziare è che mentre per Tiepolo, Piranesi e Goya il comune interesse tematico è diretto e concreto, nel senso che tutti hanno effettivamente realizzato almeno una serie di incisioni che sviluppano il tema del “Capriccio” e le immagini portate ad esempio sono appunto incisioni, nel caso di Vedova l’analogia è, per così dire, indiretta o virtuale nel senso che il riferimento non è un ciclo o un’opera ma un’interpretazione critica, nello specifico il saggio di Aurora Garcia intitolato “Sogno e Veglia” contenuto nel volume di Germano Celant “Emilio Vedova... in continuum” (Milano 2011).
Aurora Garcia legge nell’opera di vedova “le polarità indistinguibili” “del Tiepolo” e “del Piranesi” e nell’articolo della rivista si riporta la seguente citazione: «impregnamento e compenetrazione della pittura nelle tele direttamente attraverso le mani dell’artista, mediante un procedimento vicino alla tecnica grafica; ma qui è l’uomo che, fisicamente, sostituisce il torchio.»
La metafora del corpo-torchio e suggestiva, ma considerato l’argomento dell’articolo, sopratutto in riferimento alla particolare tecnica espressiva, ci si poteva anche ricordare che la grafica costituisce un ambito non secondario del corpus artistico di Emilio Vedova con numerose incisioni e litografie, invece nulla, non un cenno non un’immagine (l’unica foto riprodotta ritrae Vedova in tenuta da lavoro davanti a un dipinto).
Insomma l’articolo è un esempio dell’atteggiamento, più volte stigmatizzato, di non attribuire valore all’opera incisoria anche dei più noti e affermati artisti: un esempio delle “miopi dimenticanze” alle quali si fa riferimento nel post Pro Memoria.
Vedova iniziò a praticare l’incisione fin dai primissimi anni sessanta instaurando un parallelo poetico con i grandi clicli pittorici (Immagini del tempo; Cicli della protestq; Scontri di situazione...) ma “giocato sui differenti formati e sulla diversa sintassi linguistica dei mezzi espressivi adottati” (la citazione è tratta da un testo di Roberto Budassi, sul rapporto tra Vedova e l’incisione, nel numero 3 del 2005 di “Prova d’Artista”, il periodico pubblicato da Corrado Albicocco che è stato anche stampatore ed editore di Vedova) ed è stato tra i pochi affemati maestri a considerare la grafica non un surrogato della pittura da demandare alle capacità imitative e riproduttive di abili “negri”.
La predilezione di Vedova per il bianco e nero lo porta a ritenere naturalmente congeniale la stampa calcografica e litografica a un solo colore. Le lastre o le pietre sono personalmente e direttamente realizzate da Emilio Vedova e forse non poteve essere diversamente data la gestualità del segno che mantiene il senso di immediatezza anche in tecniche per loro natura indirette, probabimente anche grazie agli stampatori che lo hanno affiancato il cui lavoro non verrà mai abbastanza riconosciuto.
È tutta questa complessità operatività e di relazione che renderebbe legittimo accostare vedova ai sommi maestri dell’incisione, invece si ignora o volutamente si finge di ignorare la produzione contemporanea in campo incisorio.
Basta così poco ad alimentare il “Complesso di Cenerentola” relegando l’incisione al ruolo di arte “minore”, priva di considerazione.
Poi nello stesso numero della rivista, poche pagine più avanti, la rubrica “in tendenza”, che analizza gli andamenti di mercato, si occupa proprio di Vedova (solo dei dipinti ovviamente).
È solo una fortuita coincidenza o c’entra qualcosa?
Mah!
Commenterebbe un anonimo lettore di questo blog.