giovedì 20 dicembre 2012

BUON COMPLEANNO

C'è una frase di Arnoldo Ciarrocchi che ho già citato: «Castellani ci ha insegnato che per fare una buona stampa bastano poche cose: una lastrina di zinco, una bottiglietta di vernice Léfranc, un chiodo ed un boccione d’acido. E leggere, leggere…»
Ma dopo aver imparato ad incidere cosa fare?
Certo non si smette mai di imparare e quindi continuare ad incidere ed a leggere, leggere, leggere…
Allora lo dico più chiaramente come riuscire a farsi conoscere e soprattutto, senza altri giri di parole, come fare a vendere le proprie incisioni?
Il campo dell’incisione in Italia è ristrettissimo, infatti è meglio dire il “giro”, basta proporre i propri lavori alle quattro parrocchie (Blog inclusi) e subito si diverrà noti, se non altro come rompicoglioni.
Per vendere… ho provato a stilare tutte le diverse possibilità che oggi si offrono, è risultato uno striminzito elenco, c’è poco, davvero poco e il fatto che qualche opportunità ancora sopravviva non vuol poi dire che l’accesso sia aperto a chiunque si presenti.
Sembrerebbe che non vi sia alternativa al farsi venditore ambulante dei propri fogli. E-bay funziona solo per i nomi affermati se non si superano i 49,90 Euro come ben sanno certi collezionisti e certi eredi in fase di sgombero.
In queste condizioni non mi meraviglio che anche questo blog possa risultare un riferimento per una possibilità di confronto.
Non sto elucubrando in astratto è la situazione concreta nella quale mi sono trovato quando un giovane (anagraficamente) artista (sulla definizione di “giovane promessa” incombe la classificazione di Arbasino del post “Tassonomie”)  mi ha contattato anche per farmi conoscere le incisioni realizzate come tesi conclusiva del corso di studi all’Accademia di Belle Arti.
Ho provato a presentare la realtà attuale per quel che è, resistendo agli opposti impulsi di incoraggiare (ipocritamente) o scoraggiare (cinicamente).

Il giovane artista si chiama Simone Geraci e proprio oggi ricorre il suo ventisettesimo genetliaco pertanto sia questo il pretesto per questo post.
Più seriamente Simone ha il merito di essere riuscito a completare gli studi accademici conservando la passione per il disegno e migliorando le proprie capacità grafiche, senza lasciarsi condizionare dalle facili lusinghe di più sbrigative forme espressive modaiole.
Le tendenze delle cosiddetta “Arte Contemporanea” porterebbero a ritenere che dal punto di vista della “efficacia mediatica” sia stata fatta la scelta sbagliata e tutti i post etichettati “Contemporaneamente” riflettono anche su questi aspetti, volutamente approfittando di pregiudizi che non tengono conto delle eccezioni esistenti.

Il fatto è che non tutte le scelte si fanno per opportunismo e calcolo delle convenienze, così se capita di incapricciarsi dell’incisione diventa una questione di cuore. Forse parte del merito (o della colpa?) sta nel fatto che Simone ha iniziato il suo percorso artistico già da studente ed è probabile che più degli insegnamenti accademici abbiano influito le conoscenze, le relazioni e i consigli esterni all’ambiente istituzionale.
Il passaggio dalla pratica del disegno all’interesse per l’incisione non è diretto nonostante i diversi linguaggi dell’incisione abbiano nel disegno, nella …grafia, le proprie radici anche etimologiche.
Simone è arrivato al blog per via della pagina con gli autoritratti, infatti la sua tesi conclusiva del corso di studi aveva come tema per l’appunto l’autoritratto. I propri autoritratti innanzitutto e alcune re-interpretazioni di autoritratti storici di artisti del passato, ma qui ed ora non importa entrare nel merito dell’impostazione e delle motivazioni “scolastiche” della tesi e anche le tecniche adottate credo che rispondessero ad esigenze didattiche che lascio ai relatori.

Mi ha intrigato la serialità che deriva dall’insistenza ossessiva sullo stesso soggetto che si autoritrae con una coerente unitarietà espressiva che, bene inteso, si propone qui non per enfatizzarla come esempio di chissà quali straordinarie virtù artistiche (che pure non mancano), ma per il piacere di mettersi in gioco, per la gioia di essere e di fare che comunicano.
Le incisioni tentano una introspezione psicologica anche se non si spingono nelle profondità oscure dell’inconscio, sono quindi anche autoritratti dell’anima, ma all’anima degli autoritratti esprimono soprattutto un divertito e autoironico narcisismo congeniale innanzitutto alla mia vanità.
  
Simone per rappresentarsi non indossa i copricapi di Rembrandt o i costumi alla maniera di De Chirico, si pone davanti allo specchio, si guarda in tralice o dritto negli occhi, prova le pose e le espressioni, sornione o meditativo… poi incide fingendo che la raffigurazione sia di resa immediata e invece quanti tentativi per riuscire a far interagire acquaforte e acquatinta senza che quest’ultima risulti solo uno sbrigativo riempitivo per evitare, come spesso si vede, il tempo e la fatica che richiede campire lo sfondo con i segni.
  
Adotta un classico incrocio di segni, ma condotto con spigliatezza. Sono indeciso se riesce più efficace quando insiste negli incroci con segni più fitti e sottili o quando adotta i segni più spessi e diradati, poiché la grafia resta comunque riconoscibile.
Il risultato è a volte lieve a volte più intenso fino al memento conclusivo.
Non sono un critico, né questo è un saggio, semmai l'ennesima provocazione, ma è stato solo un pretesto per augurarci, attraverso il lavoro di un giovane, che l’Incisione si mantenga giovane.
Buon Compleanno Simone.

1 commento:

  1. Scopro con sincera sorpresa, complice la telefonata di un mio caro amico, la presenza di questo post dedicato ad un giorno tanto "funesto" (dovreste parlare con gli amici costretti a sopportarmi per comprendere l'uso di questo termine...).
    Rimango onestamente colpito da un pensiero tanto sincero frutto con molta probabilità di una stima reciproca e di un legame ancora più importante e speciale che è l'incisione, mondo questo che per nostra fortuna (continuo a credere che questo innamoramento sia uno delle cose più splendide e costruttive della mia vita) offre continui spunti di crescita, di analisi, di confronto ma principalmente di scontri, del resto nella mia lunghissima, ahimè, esperienza scolastica ho sempre avuto modo di ringraziare i ceffoni e le sgridate piuttosto che ipocrite carezze ed apprezzamenti vari.

    In merito al mio lavoro, probabilmente sopravvalutato dallo stesso Onorio Del Vero, sento di dire un'unica cosa credo la più importante, all'inizio di ogni singola matrice, disegno o quel che sia cerco unicamente di essere sincero ed onesto verso me stesso, affidando al caso, alla sorpresa ed a pretesti vari il lavoro, cercando una contaminazioni non imbrigliata da schemi o logiche sterili e spesso fuorvianti, alterno la ricerca di una libertà espressiva e di contenuto ad un appagamento accademico che nonostante certe rigidità sa offrire ancora oggi spunti di riflessioni non indifferenti. Questa eterogeneità frutto non certo d'inconsistenza o superficialità è legata ad una sana convinzione che la cultura, l'arte e la conoscenza non debba creare compartimenti stagni ma favorire l'apertura, offrendo allo sguardo orizzonti nuovi e sempre più ampi, garantendo cosi una continua messa in discussione di ciò che siamo ma principalmente di ciò che produciamo.
    grazie ancora del bel regalo.
    simone

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