martedì 24 maggio 2011

“GRAFICA OGGI” A TORINO

con l'ombra del dubbio


 Le Singe et le Dauphin
G. Doré delineavit., A. Ligny sculpsit.
xilografia, 1868 c.







 
L’ho già dichiarato e lo ribadisco l’intenzione è di attenermi ai fatti, ma provo sempre lo scrupolo che qualcuno possa ritenersi offeso da una critica individualizzata. Unico conforto è il fatto che il blog consente a tutti la possibilità di commento e replica, pertanto nel caso che qualcuno rivendicasse e comunicasse la propria assoluta indisponibilità ad essere oggetto di qualsiasi forma di critica, desistere sarebbe il minimo atto di cortesia dovuta.

Non ho avuto modo di visitare la mostra “Grafica Oggi – viaggio nell’Italia dell’incisione“ allestita presso la “Biblioteca Nazionale Universitaria” di Torino, ma quando ho appreso che era stata organizzata da Giuliana Valenza mi sono ricordato di quanto mi avevano riferito alcuni artisti qualche anno addietro, e che riporto a beneficio di coloro che potrebbero sentirsi in qualche modo dispiaciuti per non essere stati contattati ed invitati a partecipare alla prestigiosa rassegna.
È dal 2009 che Giuliana Valenza si prodiga per la realizzazione di una mostra di incisioni, al telefono si presentava come artista incisore con la referenza di aver già curato una mostra sullo “Sport in Arte”, in occasione delle olimpiadi del 2008, presentata presso la stessa sede che ospita l’attuale mostra (evidentemente può contare su un qualche contatto all’interno). Proponeva di partecipare ad una mostra-evento con i più rappresentativi incisori italiani; poiché gli artisti partecipanti si sarebbero dovuti far carico in proprio di tutte le spese organizzative e di pubblicazione veniva richiesto un contributo di mille euro; nonostante gli artisti si fossero dichiarati non interessati, furono, successivamente, richiamati ed informati che, “dopo non facili trattative”, era riuscita ad ottenere che il catalogo fosse realizzato dalla Mondadori che avrebbe pubblicato e distribuito con il proprio marchio editoriale a condizione che ci si facesse carico delle mere spese di stampa e, per farvela breve, il contributo richiesto era calato a settecento euro. A supporto ed incentivo venivano citati i nominativi di noti artisti che, si sosteneva, avevano già aderito all’iniziativa.
“Come si fa a non accettare l’esclusiva proposta riservata solo a pochi “selezionatissimi” artisti?”
“Cosa sono settecento euro rispetto al ritorno pubblicitario che deriverà dall’essere presente in un catalogo pubblicato da un’importante casa editrice?”
“Ci si lamenta della scarsa visibilità dell’incisione e non si coglie al volo l’occasione di esporre insieme ai più qualificati maestri dell’incisione italiana?”
Questo è quanto veniva detto, con protervia, agli artisti contattati e non c’è ombra di dubbio sulla veridicità di quanto mi è stato riferito.
Tra gli artisti che mi avevano raccontato quanto ho testé riferito, uno aveva accettato di partecipare, purtroppo essendo venuto a mancare all’inizio di quest’anno e non avendo avuto altre occasioni di riprendere l’argomento, non so se avesse già versato quanto richiesto, di certo oggi non è tra gli artisti in mostra e, mi pare, manchi anche qualcuno dei nomi illustri citati ad esempio. Non so se la mostra “Grafica Oggi” sia il naturale traguardo di quella iniziativa e se quindi tutti gli artisti presenti hanno sborsato settecento euro per parteciparvi, oppure se si trattava della tipica caccia al “merlo”, ovvero la richiesta di denaro viene fatta soltanto ad alcuni e i nomi più noti (non so quanto consapevolmente) servono come “richiamo”.
Divagazione: è lo stesso espediente attuato dai sedicenti dizionari di artisti dove Pinco Pallino, che inizia per “P” e che paga per essere inserito, si ritroverà “prestigiosamente” accanto a Picasso Pablo.
A questo punto, con una formula di rito, potrei dire di non sapere cosa pensare, il fatto è che invece mi sono fatta un’idea abbastanza chiara e, per concludere, se quanto ho riferito non dice nulla sull’attuale mostra in sé, ci dice molto su chi l’ha organizzata e vi proietta un ombra di dubbio.
Se questo post può avere un senso risulterebbe utile, a tutti, ricevere notizie per appurare al meglio la vicenda.

Cosa importa, che differenza fa, se una mostra o una pubblicazione sono finanziate con i soldi di chi vi partecipa?
Credetemi fa molta differenza, per chi organizza e per chi vi partecipa.
Sempre a fare della dietrologia, perché non ti fai i cazzi tuoi, limitandoti, come fanno altri siti, al “copia e incolla” dei comunicati stampa, saresti ben voluto e avresti il consenso di tutti.
Non ti rendi conto che così facendo finisci per dare risalto a figure alle quali nessuno avrebbe prestato la benché minima attenzione?
Hai sempre sostenuto che è la qualità a contare, allora lascia perdere chi e come l’ha organizzata e attieniti alla sostanza dei fatti: la mostra di Torino è, come vuole il titolo, rappresentativa dell’incisione italiana d’oggi? Gli artisti presentati sono, come si legge nel comunicato stampa, “gli interpreti maggiori che, dalla seconda metà del Novecento a oggi, eredi della lezione di Dürer o Rembrandt, hanno contribuito ecc. ecc…”?

Le parole precedenti, in corsivo, sono della mia Cattiva Coscienza, cosa e come posso rispondere?
Innanzitutto ricordandole che le sue consapevolezze sono inevitabilmente anche le mie.
Che non mi interessa fare soltanto da “sponda” per rimbalzare le iniziative di chi millanta contatti e appoggi di persone di ben diversa levatura artistica e culturale (così si spiega l’illustrazione d’apertura per “La Scimmia e il Delfino” della favola di La Fontaine).
Che non avendo particolari interessi da salvaguardare mi diverte esercitarmi come “percussionista scrotale” (leggasi rompicoglioni).
Che conoscendo benissimo tutti gli incisori (quasi) so per certo i sessanta artisti si potrebbero facilmente sostituire con altri sessanta “interpreti maggiori” diversi e che qualunque “campione” risulterà sempre “rappresentativo” di qualcosa.
Senz’ombra di dubbio.

lunedì 16 maggio 2011

GRAFICA ED EX LIBRIS A CASALE MONFERRATO

Antonello Moroni
Autoritratto
Xilografia












A sentir parlare della rassegna “Grafica ed Ex Libris” di Casale Monferrato qualcuno arriccia il naso o storce la bocca o scuote la testa… io mi limito ad osservare questa decima edizione senza il pregiudizio diffuso che attribuisce alla qualità generale della manifestazione il giudizio sul personale valore artistico di chi la organizza.
Si conferma una formula ormai consolidata: 83 gli artisti partecipanti, dei quali 26 stranieri, che potevano presentare fino a tre incisioni o nove ex libris, una sezione presenta ex libris di personaggi piemontesi dal Settecento ad oggi (tra i contemporanei pare che il monopolio spetti a Benzi & Consorte) e l’omaggio ad un artista del passato che quest’anno è dedicato ad Antonello Moroni. Anche se qualche scrupolo si affaccia ritengo che quest’ultimo aspetto basti a riscattare la manifestazione poiché coltivare la memoria storica dei maestri del passato, anche recente, rappresenta un modo per opporsi alla disattenzione e all’oblio che stanno annullando la tradizione dell’incisione originale italiana. Gli omaggi sono iniziati nell’edizione del 1993 con Tranquillo Marangoni; che si privilegi la xilografia è coerente con gli interessi del curatore, quanto al fatto che egli si assicuri la presenza a tutte le edizioni è prassi comune: lo fanno tutti per sé, la moglie o la compagna e gli amici. Per quanto conosco gli artisti mi sembra difficile che qualcuno possa farsi carico delle beghe necessarie ad organizzare una mostra per farsi da parte al momento di esporre. Se qualcuno è a conoscenza di un tale disinteressato altruismo prego di segnalarlo sì da tributare il dovuto onore all’interessato.
Mi sembra che quella di Casale sia tra le poche rassegne in Italia che, accanto alle tecniche tradizionali, ammetta anche “nuove sperimentazioni quali l’incisione su plexiglass, la fotografia, l’elaborazione al computer.” (cito dal comunicato stampa di presentazione). Ancora non provo alcuna attrazione empatica per la grafica digitale, ma non mi precludo la curiosità di conoscere. Voler coniugare lo sguardo al passato con l’attenzione alle innovazioni della contemporaneità potrebbe essere un altro punto a favore se non fosse che le aspettative restano alquanto deluse poiché il numero delle opere realizzate con le nuove tecniche è davvero irrisorio: Baeyens ripropone le medesime soluzioni grafiche e compositive di quando utilizzava la serigrafia e gli altri due non mi sembrano di alcun interesse.
Poiché il titolo della rassegna fa riferimento alla “Grafica” si giustifica la presenza in mostra anche di monotipo, tecnica mista, china, carboncino, grafite, acquarellature… ed è proprio qui che la qualità scade, ovviamente la responsabilità non è delle tecniche.
Appare prematuro il credito di esporre all’acerba figlia d’arte, ma il problema non è anagrafico, possibile che non ci si renda conto che affiancare artisti di vaglia e dilettanti non valorizza questi ultimi e deprime i primi? Una sola mediocrità ha sempre la fatale conseguenza di riuscire a squalificare il tutto.
L’allestimento della mostra è quello che è, il catalogo non è cool, con qualche errore nelle didascalie e le riproduzione lasciano a desiderare, ma ogni artista è presentato con una propria pagina e scheda bilingue, quindi molto meglio che in altre rassegne, inoltre va riconosciuto che con uno solo dei premi in palio in altre manifestazioni a Casale finanziano tutto, che piaccia o meno i soldi fanno la differenza oltre all’intelligenza di chi organizza.
In questo alternarsi di luci ed ombre, aspetti positivi e scelte inadeguate, mi lascia perplesso apprendere che, forse giocando sull’ambiguità dell’invito che richiede “la donazione di 1 opera grafica e/o alcuni ex libris”, si tende a “scordarsi” di restituire le opere. A chi fa notare la “dimenticanza” Pio Carlo Barola propone scambi con i propri linoleum e pare che si restituisca solo a chi reclama espressamente. Se non ci si può permettere di sostenere economicamente la restituzione di tutti i lavori occorrerebbe dichiararlo fin dall’invito, possibilmente senza propinare l’alibi dell’ennesimo costituendo museo della grafica, sono certo che gli artisti aderirebbero lo stesso. Basta poco perché qualcuno possa poi arricciare il naso, storcere la bocca, scuotere la testa…

giovedì 5 maggio 2011

LETTERA APERTA…

 Richard Müller

Eine Anfrage (Un quesito)
acquaforte 1918














 

 LETTERA APERTA A UN PROFESORE IN GRAFICHE VARIE E LINGUAGGI ANNESSI è stata scritta e pubblicata da Franco Sciardelli nel 1993 in edizione fuori commercio. La versione a stampa ormai non è più reperibile, pertanto ringrazio pubblicamente il suo autore ed editore per avermi cortesemente autorizzato a riproporla integralmente nell’omonima pagina, includendo anche le illustrazioni che l’accompagnavano, senza che la mia eteronomia e il carattere piratesco del blog siano apparsi di ostacolo. 
Per completezza d’informazione il catalogo della prima biennale di Acqui Terme al quale si fa riferimento nella Lettera, risulta stampato dalla Li.Ze.A per conto del Rotary Club; oltre al testo di Paolo Bellini conteneva anche un testo di Angelo Dragone prevalentemente dedicato alla presentazione degli artisti pubblicati in catalogo.
La Lettera non mi interessa tanto per gli assunti, che non condivido pienamente, quanto perché rende bene la vivacità del dibattito di quegli anni e per il “tono” e lo “spirito”, che mi appaiono coerenti con gli intenti del Blog, come altri testi che meriterebbero di essere recuperati.
Nonostante gli anni trascorsi non risulta per nulla datata, anzi l’odierno ricorso alla stampa digitale pare accentuare le problematiche che si affrontavano. Tuttavia, temo, che non sia da ritenersi un buon segno il fatto che appaia ancora attuale perché potrebbe voler dire che il dibattito, al di là degli scontri, non ha prodotto alcuna soluzione e ancor peggiore appare l’ipotesi che non vi sia stato più interesse a proseguire il confronto perché è l’incisione in sé che non interessa più nessuno, a parte gli artisti che proseguono con Hostinato Rigore e al loro silenzioso e appartato lavoro sono dedicate queste parole.
Ciascuno col suo “stile” sosteneva le proprie ragioni e anche interessi ché ancora ce ne erano da difendere e la stamperia Sciardelli resterà legata alle belle edizioni di libri e cartelle, non certo a qualche tiratura da riproduzioni fotoincise realizzata su commissione negli anni ottanta.
Per rendere il clima concitato nel quale si lavorava in quegli anni vale ricordare l’episodio in cui “il” Cascella (Michele, o chi per lui) aveva dato (certamente per errore) a due diverse stamperie lo stesso soggetto per trarne le lastre in fotoincisione e Franco Sciardelli entrò trafelato in stamperia intimando «Fermi tutti!» avendo appena appreso del disguido, così i “ragazzi” della stamperia (ci si riferiva alla manovalanza con l’affettuoso appellativo di “negri”)si diedero da fare sulle lastre per differenziare almeno un po’ il soggetto.
Per completare il quadretto, e chiudere la divagazione, rievoco il rito della firma (a volte l’unica occasione per il “maestro” di mettere piede in stamperia). I fogli stampati venivano passati all’artista che apponeva solo la firma poiché la numerazione sarebbe stata aggiunta successivamente, quando la pila dei fogli firmati era cresciuta venivano messi da parte, si faceva una pausa per un caffè e un po’ di cazzeggio, così dopo il diversivo… Qualcuno ricorda quanti erano i fogli già firmati?
Diciamo che c’era reciproca “fiducia”.
Cose d’Altri Tempi.

domenica 1 maggio 2011

INTERLUDIO 0.2

Nella rete un qualunque coglione può aprire un sito internet o un blog e «sparare cazzate».
È quello che ho fatto!
Con un clik ci si rivolge, potenzialmente, al mondo intero, non più le segrete pagine di diario e le lettere recapitate solo ai diretti interessati o “aperte” o lasciate nel cassetto.
Poiché in poco tempo i contatti prolificano per «questa gloria da stronzi» ci si dà delle arie ritenendosi un “Chissà Chi”.
È quello che non farò!
Io mi do delle arie solo quando scoreggio.

L’imbarazzo o il pudore di esporsi nel lasciare un commento era stato messo in conto e chi meglio di me potrebbe esserne consapevole? C’è il fondato timore, anzi l’assoluta certezza, di compromettersi, ma qui ricordo che l’eteronimia regna sovrana.
La critica più significativa è apparsa nel sito di Artifex, per inciso, mi è sembrato l’unico (o rarissimo) intervento originale, di carattere, in un sito che appare solo come la riproposizione di edulcorati comunicati stampa; ho appreso di precedenti iniziative, non andate a buon fine, di edizioni a stampa sulle quali, non conoscendole direttamente, sospendo il giudizio.
All’indirizzo e-mail sono giunti dei messaggi di consenso, ma anche a prescindere continuerei, lo stesso, a “sparare” le mie…
Poiché qui tutto è un gioco, come Huizinga insegna, tutto è serissimo e con alcuni tra i più “seri” (vedi AFORISMI ) ho già avuto uno scambio di opinioni, probabilmente non è un caso che siano anche coloro che apprezzo maggiormente.

Con la crisi economica e culturale e il crescente disinteresse, invece di lodare ed incoraggiare le poche iniziative rimaste, si fa dell’ironia, anche del sarcasmo, si critica …: che senso ha?
Ribadisco che c’è già chi si occupa e preoccupa di segnalare tutto l’eclatante, buono, bello e positivo che accade nel campo dell’incisione: premi, omaggi, “Santo Subito”… per lo più, a ben vedere, autoelogiandosi.
Questo Blog vorrebbe essere il prodotto di un “io” diverso da quello che manifestiamo di solito in società, nelle nostre abitudini, nei nostri vizi. Uno spazio non uniformato, incoerente, contraddittorio, discontinuo, scarnificato… per covare scomodi pensieri, un luogo riservato alle riflessioni troppo sincere per essere condivise con chi le ha ispirate.
Almeno secondo le ambiziosissime peggiori intenzioni.