martedì 7 gennaio 2014

BUONE ABITUDINI…

Riceviamo e pubblichiamo la e-mail di un lettore intrisa di amarezza che riteniamo non necessiti di una diretta risposta, ma si presta ad essere variamente commentata.

   Il post “Auguri ricambiati” mi ha fatto ricordare che il mio primo bigliettino augurale lo avevo stampato in quaranta esemplari e che li avevo spediti tutti. Telefonini ed Internet non erano neanche nell’immaginazione della più spinta fantascienza.
Il mio primo bigliettino non aveva la sigla P.F. era un mio soggetto realizzato in piccolo con scritto a mano un pensiero o un saluto per i quaranta destinatari che ritenevo lo potessero apprezzare: i galleristi che mi seguivano, critici d’arte, poeti e letterati, collezionisti, altri artisti… per curiosa e significativa coincidenza tra costoro non c’era neanche un mio parente e mai ci sarebbe stato, ma questo aprirebbe un discorso che porterebbe a divagare.
Negli anni successivi il numero dei miei corrispondenti è variato, avendo da sempre l’abitudine di annotare tutti gli esemplari delle tirature mi è facile ricostruire questa “contabilità”, un anno ho realizzato una tiratura del P.F. di ottanta esemplari (rigorosamente numerati e firmati, neanche a dirlo, ma comunque una quantità del tutto risibile se paragonata al numero di “followers” di un qualunque adolescente di oggi), invece non ricordo se sia stato qualcuno a mettermi la pulce nell’orecchio e se si fosse insinuata da sola, fatto sta che ho avuto la pessima idea di verificare chi erano quelli che effettivamente rispondevano ai miei auguri e probabilmente non sospettavo la delusione che mi attendeva.
Le “categorie” dei miei destinatari, elencate all’inizio, tornano utili perché nell’ordine quelli che non rispondevano erano innanzitutto i sedicenti collezionisti seguiti da critici e galleristi. Negli anni successivi ho iniziato a spedire gli auguri soltanto a coloro che mi avevano risposto, finché ho deciso di realizzare il mio P.F. annuale, ma di non spedirlo, e avrei risposto solo a coloro che mi avessero inviato per primi i loro auguri.
La quantità di “contatti”, per dirla come s’usa oggi, si è drasticamente ridotta e riconosco che anche il piacere della corrispondenza si era ormai guastato, i “messagini” erano ormai entrati a far parte della nostra quotidianità e presto si sono aggiunte le e-mail.
Non intendo cavarmela attribuendo tutte le responsabilità alle nuove tecnologie o all’orgogliosa ripicca tra opposte vanità.
Al gesto disinteressato, al piacere di donare fine a se stesso senza dover attendere nulla in cambio si contrappone la possibilità che qualcuno nel ricevere quel bigliettino possa addirittura ritenerlo un fastidio, così pare dalla lettera di un lettore, pubblicata in uno dei primi numeri dello scorso anno dalla rivista “Grafica d’arte”, che criticava i soggetti dei biglietti d’auguri, perché ritenuti banali o fuori luogo. Nessuna delle risposte degli artisti che hanno voluto replicare alla critica mi è parsa convincente, né io avrei saputo come rispondere meglio, a parte aggiungere che anche i soggetti scelti da galleristi, critici e collezionisti fanno sorgere grossi dubbi sul loro senso estetico.
Questa mia sorta di seduta di psicoanalisi si conclude qui e potrei anche assumermi la responsabilità che con la mia piccola rinuncia ad incidere P.F. sto contribuendo al più generale disinteresse verso l’incisione. Provo solo infinita costrizione e il calo di entusiasmo è tale che mi risulta irritante, poiché lo ritengo ipocrita, quello ostentato dal neo presidente “ ghe pensi mi” dell’ennesima associazione fondata.

(e-mail firmata)

11 commenti:

  1. Comprendo benissimo la progressiva disaffezione dello scrivente verso questo genere di incisioni augurali, soprattutto a causa delle mancate risposte o ringraziamenti; probabilmente costoro non erano amici o non interessati a ricevere tali auguri. Io stesso ho sempre inviato piccole incisioni d'auguri agli amici, spesso artisti (non a sedicenti critici o galleristi), diversificandole addirittura nei soggetti a seconda del destinatario. Ora, mi trovo a spedirne solo qualcuna, delegando alle e-mail il "grosso" degli invii augurali, anche perché la spesa postale è aumentata. Non trovo che tale pratica dei PF, anche se simpatica, costituisca un elemento fondamentale per la valorizzazione e la sopravvivenza dell'incisione, per questo, ben altro ci sarebbe da fare (dalla scuola alle amministrazioni pubbliche), e non solo in ambito associazionistico.

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  2. Altro che amarezza, trovo questa e-mail straripante prosopopea e l’arroganza e la presunzione di questo blog si dimostra priva di consistenza a giudicare dai mediocri artisti e operatori che, dagli auguri, si rivelano seguaci.
    Quanto alle risposte degli artisti su Grafica d’Arte ho avuto modo di leggerle trovandole semplicemente pietose

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    1. Non trovo che questo blog sia arrogante o presuntuoso, pone semplicemente delle questioni relative all'incisione. Se all'Anonimo non va bene niente, perché lo segue ?

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    2. Rancori e risentimenti esplodono, sono anni cattivi, sono anni pesanti, non c’è più la leggerezza necessaria finché i biglietti d’auguri possano volare e scambiarsi.

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  3. Lavoriamo ragazzi
    senza tante mene

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  4. Per me questo Blog è come un dito indice puntato sui problemi dell'incisione italiana e come spesso accade gli stupidi si fermano a guardare il dito.

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  5. Mi avete fatto venire dei seri dubbi: se penso a quanti PF ho mandato in giro per il mondo… mi chiedo che fine avranno fatto, quanti sopravvivono?

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  6. Non o ben capito quando sarebbe stata l’epoca felice degli scambi, a me piacerebbe scambiare PF con altri artisti, ma sempre in pochissimi mi hanno risposto, forse le mie incisioni fanno schifo o forse sono gli altri ad avere una concezione troppo alta delle loro?

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    1. Prima di tutto impara a scrivere in italiano

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    2. Cosa mi spetta l’amputazione della mano?
      Tutti saccenti, infallibili talebani dell’incisione.

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    3. Scommetto che non sai nemmeno dov'è l'errore !

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