venerdì 10 aprile 2015

XILOGRAFIA LINGUA MORTA

Michel Wohlgemuth, DER TANZDERSKELETTE
da Hartmann Schedel, LiberCronicarum, 1493
«L'incisione è morta da quasi un secolo, ma c'è qualcuno che si reca quotidianamente a pisciare sulla sua tomba»





Nel corso della storia gli scritti autografi degli artisti non sono mai stati numerosi, a parte trattati e manuali, ci restano le annotazioni sparse di Leonardo da Vinci, il diario di Pontormo "Fatto nel tempo che dipingeva il Coro di San Lorenzo"... tra i testi con intento polemico mi viene in mente "I cornuti della vecchia arte moderna" di Salvador Dalì... anche Giorgio de Chirico in "Memorie della mia vita" si toglie qualche sassolino... La Casa Editrice "SE" nella collana "Saggi e Documenti del Novecento" pubblica gli scritti lasciati in forma di autobiografie, diari, lettere, annotazioni sparse...
Se focalizziamo l'interesse sull'incisione il ricordo va a certe considerazioni nelle lettere di Bartolini e in tempi più vicini alla "Breve ma veridica storia dell'incisione italiana" in prima edizione nel 1989, successivamente in "seconda edizione aggiornata alle ore 22 del 30 gennaio 1995", la "Lettera Aperta a un professore in grafiche varie e linguaggi annessi", riportata tra le nostre pagine, e un'altra "Lettera mai spedita" indirizzata agli exlibristi, ma mi rendo conto di essere andato fuori strada perché nessuno di questi ultimi autori è un artista.
Questi rigurgiti di memoria hanno accompagnato la lettura delle bozze del libello che Francesco Parisi ha dato alle stampe col titolo "Xilografia Lingua Morta" per i tipi della Galleria Aleandri in trentasei esemplari numerati fuori commercio, Ad Personam, stampati tipograficamente e cento copie stampate in digitale.
Di seguito, per gentile concessione dell'autore, ne riportiamo qualche stralcio e per chi fosse interessato il costo è di 15,00 Euro e può essere richiesto alla “Galleria Simone Aleandri Arte Contemporanea” di Roma (www.aleandriartemoderna.com Tel. 3476309520).
Stante la scarsa propensione degli artisti alla scrittura credo che difficilmente troveremmo qualcun'altro che nel fondo di qualche cassetto custodisca considerazioni simili a quelle di Parisi, ma sono certo che se anziché nei cassetti fosse possibile frugare nelle menti le probabilità aumenterebbero e non di poco.
Quando una passione è sentita intensamente al punto da identificarsi con la vita stessa (consentitemi: quando è vero amore) si diventa intransigenti, mal si tollera chi verso quella stessa passione dimostra superficialità di sentimenti, sciatteria...
Nella sua scrittura Francesco Parisi non usa mezzi termini, le sue considerazioni sono chiare e dirette e ritengo che siano soggette allo stesso paradosso di alcuni post di questo blog che sono condivisi solo se riguardano gli altri e non ci chiamano in causa direttamente e non ci sfiora il sospetto che gli "altri" potremmo essere noi.
 ~



Durante gli anni trascorsi in Accademia come studente, notavo le mie colleghe, per la maggior parte provenienti dal sud e dalla Calabria, indossare camici bianchi e guanti per dipingere. Io rimanevo perplesso nei confronti di quell'attitudine a non sporcarsi, probabile eredità bifolca inculcata dalle loro madri attente a non fargli lordare i vestiti per andare ordinate la domenica a messa.

Dopo l'incisione no-toxic, colpo di grazia maramaldico inferto al corpo morente dell'incisione perpetrato perlopiù da donne, sorprende vedere sempre più esponenti del gentil sesso armeggiare caratteri tipografici - con la stessa attitudine con cui preparerebbero carciofi sotto olio - e produrre orribili libri che si ostinano a chiamare «d'artista». Le si vede sulle fotografie che le ritraggono sorridenti al torchio da stampa con grembiuli da tipografo indossati come grembiuli da massaie e barattoli di inchiostro scambiati per conserve di pomodoro.

Ho potuto vedere in questo fine anno una serie di Pour Feliciter con stelle comete, bambinelli, asinelli, angioletti, montagne innevate etc. L'incisione è morta da quasi un secolo, ma c'è qualcuno che si reca quotidianamente a pisciare sulla sua tomba.

Ieri una tipa mi ha scritto chiedendomi un aiuto per l'organizzazione di una nuova associazione di incisori. Gli ho risposto che per me nessuna associazione seria di incisori dovrebbe includere donne e che se la selezione l'avessi fatta io non sarebbero passati più di quattro o cinque incisori su tutto il territorio nazionale. Poi le ho intimato di suicidarsi e lei mi ha risposto: chi ti credi di essere?

L'incisione atossica, perlopiù praticata da donne, mostra sempre parallelismi con la cucina delle mamme e delle nonne. Le artiste che la praticano si danno la zappa sui piedi da sole chiamando il loro laboratorio kitchen print.

Un incisore molisano mi ha scritto: «quando spedirà metta "maestro" prima del mio nome e dell'indirizzo». Il fatto che io debba intrattenere rapporti con simili cialtroni è indice del mio fallimento, come uomo prima e come artista poi.

Un amico mi scrive: «Vorrei essere tanto il tuo Gualtieri di San Lazzaro, ma quando proverò a vendere le tue xilografie, che mi invento? Che gli dico ai collezionisti? Che le interessa una sodomizzazione animale di stampo giudaico nel deserto? Ho giusto quello che fa per lei!» Poi ha aggiunto: «quando chiederemo l'elemosina fra il Caffè Greco e l'Aragno mangeremo anche le chele di granchio gommose avanzate dai giapponesi».

Facevo risuonare la nona di Bruckner in aula mentre uno studente mi mostrava il ritratto di Toro Seduto. Ho spento.

Dopo aver appreso della mostra di Giuseppe Stampone alla calcografia, reduce dall'avventura di Miss Italia dove aveva disegnato le magliette delle concorrenti, ho pensato di ammucchiare tutte le mie matrici di bosso di testa - intagliate e non - in un campo incoltivato e di dargli fuoco. L'idea mi è stata suggerita da un passo de L'adolescente di Dostoevskij: «quando non avessero avuto niente con cui scaldarsi (i poveri, ndr), egli avrebbe comprato un intero deposito di legname, lo avrebbe fatto ammucchiare in un campo e avrebbe riscaldato il campo, senza darne neppure un pezzetto ai poveri»

Ecco qui riunite le «numerose» schiere degli xilografi italiani (siamo in cinque, più una che va per i novanta), anche se mi sembra un controsenso allestire una mostra di incisione su legno per la «Giornata del Contemporaneo», ma tant'è.

Leggendo la biografia dello xilografo Blair Hughes-Stanton (primo premio per la grafica alla biennale di Venezia del 1938, ex aequo con Mario Delitala) vengo a sapere che nel dopoguerra, preda della disperazione per non aver più un mercato, cercò di uccidere la compagna con un pugno sulla tempia e che lei a sua volta tentò di strangolarlo con la sua stessa cravatta.

Una delle cose più tristi del mondo morto dell'incisione contemporanea sono le mostre collettive di incisione contemporanea. Per la maggior parte si tratta di dopolavoristi che non vendono un foglio neanche ai propri parenti, che non hanno gallerie che li rappresentano e che hanno pubblicato i loro lavori soltanto nei cataloghi delle biennali di grafica sparse per tutto il continente o al massimo in qualche catalogo autoprodotto stampato digitalmente (le gallerie di grafica difficilmente pagano cataloghi tipografici). In questi cataloghi collettivi solitamente sono presenti circa cinquanta artisti e l'incisore li conserva nella sua misera libreria cercando di dimenticare che quella pubblicazione l'ha soltanto lui e gli altri quarantanove artisti che hanno partecipato (quasi sempre pagando, oltre alle spese di spedizione, anche il contributo per il catalogo con una grafica da pizzeria di Molfetta). Di queste biennali ce ne sono a dozzine, bandite annualmente cosicché l'incisore può partecipare anche a sette biennali l'anno e collezionare queste pubblicazioni che sfoggerà come bibliografia nella pagina biografica del prossimo catalogo di biennale.
La morte dell'incisione diventa però definitiva quando alla mostra si associa la dimostrazione pratica di un incisore che stampa una sua lastra. C'é sempre l'incisore che si presta a queste dimostrazioni pensando di recuperare un 3% di visibilità in più come non mancherà mai il pubblico di vecchie babbuine annoiate che assisteranno alla "performance" esclamando «che bellooooooo» o «uhhhhhhhhh» come se stessero visionando una dimostrazione di scatole in plastica per frigoriferi. In effetti l'artista che si presta a questo quasi sempre ha la stessa cultura di un agente della Stanhome.

La calcografia nazionale organizzò un convegno sull'incisione. Il mio intervento, contrariamente a quello degli altri artisti relatori invitati, era basato sull’invito a non lamentarsi del disinteresse della critica nei confronti delle arti grafiche, bensì a coltivare questa tendenza. Durante la pausa pranzo un docente siciliano, mentre discorreva con me a tavola, si massaggiava continuamente lo scroto.

Per mesi sono stato chiamato al telefono. Chiamava a tutte le ore,  compresa la domenica mattina o la sera dopo le dieci. Mi diceva che la sua collezione era importantissima, che io dovevo essere onorato di farne parte, che presto si sarebbe fatta una mostra sulla xilografia italiana e che quindi io non potevo mancare. Mi chiedeva tre xilografie di grande formato. Per convincermi mi mandò un elenco fotocopiato degli artisti presenti nella sua collezione e un catalogo di sue opere che mischiava contenuti da dépliant di ceramiche da bagno con un gusto tipografico da ristorante shawarma kebab. 
Provò anche a chiedermi se potevo intercedere presso gli eredi di un noto artista dei primi anni del secolo per ricevere in dono una xilografia. Ad ogni telefonata promettevo imminenti quanto fantomatiche spedizioni di materiale. Dopo diverse settimane, non datosi per vinto, contattò telefonicamente una mia amica storica dell’arte per chiedere, sinceramente stupito, come mai io non avessi accettato di far parte della sua collezione così prestigiosa.
~

Francesco Parisi, XILOGRAFIA LINGUA MORTA,
pp 17, Edizione Galleria Aleandri, Roma 2015. Euro 15,00

Galleria Simone Aleandri Arte Contemporanea.
Tel. 347 630 95 20







Gli intemezzi tra le considerazioni sono tratti da
François-Charles Wentzel, La Dans des Morts,
serie di 40 litografie, Casa Tipografica Wentzel,
Wissenbourg metà XIX sec.

78 commenti:

  1. C'è tanto cinismo e troppa misoginia.

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  2. Ammetto di essere tra coloro che analoghe considerazioni le ha concepite da tempo, ammiro Francesco Parisi per il coraggio di dichiararle pubblicamente.

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  3. Ma che paura ha delle donne, siano esse cuoche o hobbiste assatanate ?
    E' chiaro che questo "disturbo", impedisce all'autore giudizi e analisi serie sul tema della morte della xilografia, alla quale pure si dedica. Siamo d'accordo che molte donne dovrebbero limitarsi ad altre attività, ma questo vale anche per tanti maschietti.
    Generalizzare è sempre un errore e lodarsi anche.
    Trovo lo scritto denso di banalità, come probabilmente è la vita dell'autore.
    Deve essere faticoso fare l'intellettuale.
    Tuttavia, uno scopo l'ha raggiunto, mi sono anche divertita.

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  4. Rilevo una sospetta analogia tra queste considerazioni e i post del blog non sarà che l'identità non si limita alla scittura?

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  5. Abbiamo dato la visibilità che cercava anche al buon Parisi. Meno considerazioni lamentose e darsi da fare (per il bene di tutti)

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  6. Nell'arte dell'incisione italiana ci sono tanti bigotti e perbenisti, ben vengano le considerazioni di Parisi.

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  7. C'è un momento nel quale ci si rende conto che il consenso sperato non arriva e si capisce di non avere più nulla da perdere, mi sembra che Parisi abbia superato quel punto e prova a suscitare scalpore con questa provocazione.

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  8. Parisi è solo un talebano dell'incisione che prova a distruggere quel che non può convertire.

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    1. Mi stupisco che non si colga il senso ironico delle considerazioni, personalmente ne sono divertito e sono curioso di leggere anche le altre, se c'è qualcuno che si prende troppo sul serio di certo non è Francesco Parisi.

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  9. Nel cortiletto dell'incisione italiana una scorreggia rimbomba come un tuono.

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  10. Parisi è un bravissimo xilografo e un grande burlone. Tutti gli scritti sopra riportati sono stati pubblicati sulla sua pagina di Face Book ad uso degli amici.
    Prenderlo sul serio in certe affermazioni so per certo che lo fa morire dal ridere.

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  11. L'approdo di Parisi alla xilografia è il ritorno alla Tradizione, ovvero il luogo mentale ove la Tradizione trionferà alla fine dei tempi, ricollegandosi all’Origine. Se c’è un Tramonto dell’Occidente Parisi ha già intravisto nella xilografia l’alba di una nuova umanità.

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  12. A me pare che questo Parisi scriva di xilografia con lo stesso metodo con cui incide: vi sembra che possano stare in piedi queste sue costruzioni pseudo alchemiche, intrise di un esoterismo nazionalsocialista e sciovinista? Donne che paiono uomini, uomini asessuati che si librano su spazi desolati e infestati da caproni che coprono fanciulle? Una porcheria. La xilografia la ha uccisa lui. Teo

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    1. Mi sembra che di nazionalsocialista abbia veramente poco

      https://www.pinterest.com/pin/139119075966044586/

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  13. Se avere rispetto per la capacità tecnica e la tradizione significa tirarsi dietro le ire di qualche incisore improvvisato, allora ben vengano le considerazioni di Parisi. Io le sottoscrivo in pieno!
    Matteo

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    1. Per me è solo un vecchio trombone, a dispetto dell'anagrafe...

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  14. Solo una scarsa cultura può generare un post del genere. Parisi fa largo uso di topoi biblico/sionisti, come lo si può definire nazista? Nessuno che conosca la xilografia può non considerarlo uno dei massimi esponenti della incisione contemporanea. Il suo simbolismo ha radici profonde e non è nell'alchimia che trova una giustificazione. "Xilografia Lingua Morta" è uno dei più alti gridi di dolore mai levati a favore delle sgorbie e del legno. Una attestazione di passione come mai se ne sono lette.

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  15. Costui è chiaramente uno degli ultimi - mi auguro - esponenti del ciarpame veterotradizionalista che ancora oggi soffoca lo slancio di un'arte così piena di prospettive e di fascino alchemico come l'incisione. Parisi, sei circondato, arrenditi!

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  16. La considerazione sul pisciare è il complemento ideale in questo blog che fa cagare

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  17. Anch'io ritengo che gli incisori validi "su tutto il territorio nazionale" non siano più di "quattro o cinque", purtroppo per Parisi non lo reputo tra questi pochi eletti


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  18. E chi sarebbero questi "quattro o cinque" eletti?

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  19. Con battute più o meno pesanti si tende a screditare chi, come Parisi, ha la forza delle proprie idee e le dichiara pubblicamente, invece sarebbe più serio stigmatizzare il dilettantismo e l'opportunismo dilaganti di sedicenti esperte di incisione atossica o di quel rompicoglioni di "Adognimodo" che solo perché ha raschiato il barile ha smesso di telefonare chiedendo donazioni per la sua collezione.

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    1. A tutti, compreso me stesso che rispondendo in questo blog faccio la mia parte nel gioco.
      Il gioco di chi cerca visibilità alla maniera “sgarbina". L’espressione “capre!” è riferita a quel tipo di atteggiamento che conosciamo tutti e che di certo Sgarbi non ne ha il primato.
      Premetto che per parlar male o giudicare contro voglia qualcuno, è necessario e doveroso metterci la faccia, il nome. C’è poco coraggio nel rifugiarsi dietro l’anonimato o semplicemente dietro le proprie iniziali, perché si da ragione a chi dice che P. ha il coraggio di pubblicare le sue (o non sue) considerazioni sull’incisione e per questo ne fa un eroe.
      Chi ha scritto e risposto sino ad ora sembra di conoscere P. o almeno di conoscere, o aver visto in parte, la sua produzione artistica. Perché non leggiamo le immagini dell’opera di P.?
      Si capisce a tutta prima che per l’artista la xilografia è morta un secolo fa.
      Vi sembra che ci sia una minima volontà di condurre l’immagine incisa a un linguaggio del nostro contempo? E’ intenzione sollevare un dialogo di matrice anti-estetizzante?
      Le sue considerazioni sono coerenti con la sua espressione artistica. La dimensione di P. è quella che vediamo, è proprio lui a suggerircela, e bisogna ammettere che la inventa con un’ottima tecnica. Solo questo dovrebbe soddisfare tutti gli aristocratici e convinti tecnocrati che frequentano l’Incisione. Se qualcuno si offende forse si ritrova nelle pagine di P.
      Vi ringrazio del tempo perso per leggere questo mio pensiero e vi invito a comprare le mie stampe, specialmente le rarissime fotoincisioni che ho costrutto.

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    2. Le fotoincisioni sono fotocopie.

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    3. Le fotoincisioni sono fotocopie... Ma se me le regala ne farò buon uso.

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    4. Credo che il signor Tonti invitando i lettori a comperare le sue fotoincisioni, sottolineo fotoincisioni, abbia detto tutto quello che c’era da dire di se stesso. Annullando con una parola la possibilità di instaurare un dibattito sulla grafica e sulla xilografia italiana contemporanea.
      Ho avuto modo di acquistare dalla Galleria Aleandri il pamphlet e non mi sembra offensivo, ha semplicemente avuto il coraggio di scrivere quello che pensano tutti i critici, curatori e storici dell’arte dei loro colleghi o artisti di altri artisti, ma che non ammettono mai in pubblico, secondo la logica di opportunismi e piccoli guadagni, della diffamazione altrui per acquisire meriti per sé. Mi sembra piuttosto che Parisi mostri una vivacità e un’ironia che coincidono con il valore letterario delle sue xilografie. Credo che in fondo Parisi mostri, se non con originalità - ci sono stati autori ben più caustici e profondi di lui - onestamente il piccolo e meschino mondo degli incisori italiani che lui stesso definisce “pensionati di un’industria olearia” che fanno opere simili a “disegni di bambini di cinque anni colorati da un cinese che fa copie di Degas”.
      Mi ha divertito.

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    5. Signor Carrera, il mio era un epilogo "sgarbino". Non parlerei mai male di me stesso in questo modo, anzi, non mi permetterei mai di prendermi tutta questa confidenza proprio con me medesimo. C'è un clima talmente borioso qui che tutto è scritto con estrema serietà e convinzione. La convinzione è quella di scrivere il vero evangelizzando i modi ironici e dissacranti di Parisi e non. "Toglietevi le vipere dalle tasche" e andate a comprare le fotocopie! La ringrazio Carrera del suo credo nei miei riguardi e le auguro buona serata e buon divertimento.

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  21. Francesco Parisi è un incisore frustrato, un docente di qualche accademia italiana di periferia che sognava di insegnare al Warburg Institute o un lavoro presso il Gabinetto delle Stampe del Louvre e che invece ha dovuto fare i conti col mondo dell’incisione vero, autentico.
    Uno che comprerà le sue tavole xilografiche dal falegname sotto casa, e che produce intagli con cui il suo amato Klinger avrebbe rivestito al massimo il pavimento della cucina o le pareti della sauna.
    Parisi, perché anziché offendere il mondo dell’incisione non vai a lavorare e non ammetti la tua non certo “aurea” mediocrità? Avrai pure esposto alla Royal Academy di Londra o al Mart di Rovereto, gli avranno pure fatto articoli pubblicati su Print Quarterly, ma rimani sempre una nullità nel mondo dell’incisione e non puoi farci credere che sei tale solo perché circondato da quelli che tu chiami “ritardati”, cioè tuoi colleghi, che farebbero rifulgere il tuo astro incompreso.
    A. M.

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    1. Ho sempre cercato di vivere in una torre d’avorio, scriveva Ivan Turgeniev, ma una marea di merda si abbatte contro i muri fino a farla crollare.

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  22. L'unico merito che mi sento di riconoscere a Parisi per queste considerazioni è la faccia tosta di averle divulgate, tuttavia ritengo sbagliato estendere, per questo, la critica alla sua attività artistica.

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  23. Ragazzi, l'insulto va bene, è una cosa che pratico continuamente, quindi non mi infastidisce. Portare la discussione su un livello intellettuale mi par impossibile perché vi sentite artisti quindi prendete posizione su tutto, vi sentite quasi obbligati a farlo. E poi l'unico che ci ha provato è stato Tonti ma ha rovinato tutto concludendo il suo intervento con l'invito a comperare le sue fotoincisioni.
    Francesco Parisi

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  24. Non prenderò le difese di Parisi che se si è esposto con queste sue dichiarazione vuol dire che ha (s)palle abbastanza resistenti per reggere le prevedibili ritorsioni, inoltre non so se siano state dettate da frustrazione o da una spropositata autostima, comunque sia non le considero offensive per il mondo dell'incisione e concordo con Renato nel ritenere che siano più offensivi la mediocrità, il dilettantismo e l'opportunismo che esse stigmatizzano.

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  25. Faccio notare che il Prof. Parisi è un docente di accademia e come i suoi colleghi potrebbe starsene tranquillo a compiacersi dell'incarico statale con emolumenti mensili, evitando di incidere come fa la maggior parte anche per non confrontarsi con i propri allievi, invece si è messo in gioco e non essendo di certo uno sprovveduto doveva essere ben consapevole delle possibili reazioni , ma, rispetto al brio delle considerazioni pubblicate, trovo deludente il suo intervento "pseudo super partes" per dichiararsi deluso dei commenti e conclusiva paternalistica pacca sulla spalla del collega di Foggia.

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  26. Nel mondo ignorante e arido di oggi, quella certa abilità manuale che richiede la xilografia è l'unica cosa che si può valutare facilmente. Per questo Parisi ha scelto quel mezzo, non certo perchè sia un reazionario.
    I primati dagli sguardi bovini e ottusi che oggi popolano il mondo dell'arte, porci che si bagnano compiaciuti nella vasca delle apparenze, non possono capire altro che il lavoro manuale. E per questo tutto il lavoro intellettuale dietro ai legni del Parisi - anche molto più importante del manuale - viene ignorato, non visto, mancato da quasi tutti. Parisi se ne accorge, ma fa finta di niente.

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  27. Vi prego di limitarvi agli insulti onde evitare sospetti su apologie anonime.
    Francesco Parisi

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  28. Volevo inoltre specificare che non sapevo che Tonti fosse mio collega e che, con ogni evidenza, non ho poggiato la mia mano sulla sua spalla. Non sono inoltre deluso dei commenti, ho invitato anzi a perseverare negli insulti (anche anonimi) e ad evitare qualsiasi approfondimento estetico nella profonda convinzione che ben pochi di voi abbiano gli strumenti e la cultura per sostenere un dibattito.
    Francesco Parisi

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  29. Ragazzi questo Onorio è un genio. Posta scritti di altri e succede il finimondo, tutti contro tutti. Ma si potrà mai sapere chi è?...

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    1. Ma quale "finimondo", siamo quattro che invece di incidere passiamo il tempo in internet anche scrivendo commenti non avendo un cazzo da fare. Quanto alla genialità di ODV...Boh? Ha pubblicato quel che qualque altro blog non avrebbe neanche preso in considerazione.

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    2. Quali altri blog? Esiste un altro blog che si interessa di incisione?

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  30. Ancora che ci perdete tempo? Parisi è un nostalgico, lo sanno tutti, e anche spocchioso. Imita quei tre o quattro artisti sfigati di 100 anni fa, compiaciuto del fatto che non li conosca nessuno. E ama circondarsi di amici boriosi e saccenti come lui, quasi a scimmiottare i cenacoli intellettuali primo-novecenteschi.
    E si atteggia pure da raffinato esoterista! Ma fammi il piacere!

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  31. Ho sempre considerato l'esoterismo come filosofia per imbecilli. Non ho un solo Peccato, perché le altre osservazioni erano calzanti.
    Francesco Parisi.

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  32. "non ho un solo" è un refuso.
    F.P.

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  33. Il "vasto & variegato" mondo degli incisori italiani è profondamente turbato dal contrasto tra i due maestri.
    Poiché tutti gli incisori italiani siamo solo capaci di realizzare incisioni con una buona tecnica (nel migliore dei casi), ma del tutto prive di contenuti, nessuno ha potuto comprendere la complessità culturale dei commenti che i due esimi maestri si sono scambiati. Ormai, per la preoccupazione, viviamo giorni di angoscia e notti insonni, pertanto mi sento di esprimere una parola di conforto perché, prima o poi, i due, che si assomigliano più di quanto siano disposti ad ammettete, avranno occasione di incontrarsi e chiarirsi, si diranno che non vi era nulla di personale e chi assisterà all'incontro li vedrà librarli ciascuno argomentando le proprie idee senza minimamente ascoltare quelle dell'altro, ma si lasceranno soddisfatti del chiarimento con nel cuore la convinzione che l'altro sia un coglione.
    Piccolo Incisore Anonimo

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  34. Parisi, solo perché ha due-tre gallerie che gli parano il didietro e qualche mostra a Londra e New York (che poi si sa, come c'è arrivato...), lei si crede di poter insultare tutti dall'alto, e questo è un fare da smargiasso insopportabile. Ed è anche misogino.
    Mi dispiaccio per la sua arroganza, perché come illustratore non è nemmeno male.

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  35. Sono malizioso, lo premetto, per questo trovo strano che nei commenti più cattivi, quelli che, apparentemente, sembrerebbero insulti, si trova quel che a Parisi piacerebbe si pensasse di lui.

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  36. Tanti commenti gonfiano solo il pavone, ma non sono certo utili alla causa dell'incisione.

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    1. Buongiorno anonimo,
      qual'è la "causa dell'incisione" secondo lei?

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    2. Provo a dare due risposte contemporaneamente (anzi tre).
      All'anonimo che mi precede dico che più che graffiare ne solleticano la vanità, ma per il resto hai ragione;
      a Riccardo Tonti Bandini: far sì che torni ad essere riconosciuta come una forma espressiva di valori della contemporaneità e non relegata al rango di obsoleta tecnica artigianale, purtroppo (o per fortuna) non è un proposito che si possa attuare per decreto legge, spetta agli stessi artisti o sarà inevitabilmente destinata a scomparire come è avvenuto storicamente per altre tecniche.
      Quanto alla mediocrità, al dilettantismo, e all'opportunismo segnalati in altri commenti come agenti cancerogeni, rilevo che rappresentano deviazioni presenti in ogni umana attività e in genere restano relegate ai margini, purtroppo per l'incisione trovano nell'indebolimento della centralità espressiva un'occasione di sopravvento.

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  37. Perdonatemi, ritiro la mia domanda.
    Grazie lo stesso.
    RTB

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  38. Per cortesia, quando postate i commenti negativi e anonimi contro di me, come dicevo sopra, scrivete anche che sono zoppo, calvo e qualche altro insulto altrimenti poi Narciso potrebbe covare sospetti.
    Francesco Parisi

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  39. A Narciso se clicco sul tuo nome esce una pizzeria di prossima apertura. Direi che Tonti abbia il diritto di vedere quello che fai prima di instaurare un dibattito con te. Poi Tonti facesse come gli pare, per carità. Io del resto, per quel che mi riguarda, sono contro ogni forma di dialogo.
    Francesco Parisi

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  40. L'ultima domanda che vorrei fare senza virgole, tutta d'un fiato è:
    "Narciso", non è che lei è il proprietario di una di quelle pizzerie con le tovagliette di carta dove si riuniscono i soci Incisori di certe associazioni che mettono poi le foto delle riunioni ufficiali con le posate su facebook?

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  41. Se ho ben capito Narciso ritiene che attraverso l'essenzialità del segno (penna, carboncino, acquaforte...) sia ancora possibile esprimere problematiche (individuali, sociali...) contemporanee e che occorre farlo capire a quei critici e curatori (e anche collezionisti e tutti gli altri della suppur breve filiera dell'arte) che invece ritengono che disegnare ed incidere equivalgano ad esprimersi attraverso una "lingua morta", cioè è come se si parlasse in latino. Il latino si insegna ancora, i latinisti si ritrovano a convegno, alcuni discutono anche di come tradurre in latino vocaboli allora inesistenti, ma con l'evidenza che si tratta di una ristrettissima cerchia di specialisti.
    Così il titolo che Francesco Parisi ha dato al suo libello non può essere inteso come una provocazione o sottindendendo un punto di domanda (Incisione lingua morta?), ma come una costatazione, l'affermazione della consapevolezza che chi oggi sceglie di continuare ad incidere si auto relega in un ambito che può trovare riscontro solo in pochissimi appassionati e ritenere che l'incisione possa tornare ad avere un diffuso ruolo espressivo nella contemporaneità è come auspicare che si torni a comunicare in latino. Chi decide di continuare ad incidere lo fa per sé e per pochi: "Sibi et Paucis".

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  42. Alberto, il suo mi sembra l'unico commento intelligente in tutta questa sequela di deliri. L'ho scritto nell'introduzione dell'ultimo catalogo Prandi: l'incisione deve restare reclusa, qualsiasi diffusione maggiore provoca quello che vediamo oggi: corsi di incisione tenuti da artisti che non fanno altro, pour feliciter con angioletti, no toxic, donnine con gattini e inchiostri in mano, vedute di fabbriche e archeologia industriale come se piovesse.
    Francesco Parisi

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  43. Ma che bravo l'integralista ! Ha anche scritto l'introduzione al catalogo Prandi dei morti viventi come lui ! Una degna conclusione !

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  44. Bravo, però facci vedere quello che sanno fare i vivi come te, dicci il tuo nome!
    Francesco "Zombie" Parisi

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  45. Albrecht Durer, più vivo degli zombi !

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  46. Eddai esci dall'anonimato, posta una tua opera, fai vedere a un morto vivente come me quanto sei vivo, umiliami con un tuo capolavoro.
    F.P.

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    1. Non le sembra di essersi umiliato abbastanza da solo ?

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    2. Caro Dürer, il tanfo di carne marcia emanato dal morto vivente Parisi xilografo sale nell'alto dei cieli, e non ci stancheremo mai e poi mai di umiliare lui, come artista per l'amor di Dio, e le sue opere che sanno di muffa e rancido.
      Perciò vorrei che lei tirasse fuori i suoi lavori e dimostrasse così di non essere anche lei un ritornante (invidioso di un altro ritornante più famoso). E soprattutto di non far sorgere in noi il sospetto di essere l'ennesimo miles gloriosus, che millanta, senza averla, quella preziosa qualità da alcuni chiamata vita.

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    3. Chiedo immagini di opere a confronto (viventi vs zombie)

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    4. Dai Durer facci vedere i tuoi capolavori che ti rifiuti di dare a Prandi (ammesso che lui te li abbia mai chiesti). Non ci far pensare che sei solo uno scemo che si firma col nome del più grande incisore di tutti i tempi, dacci la soddisfazione di farci vedere anche che sei, oltre che scemo, anche incapace.

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    5. La capacità di offendere del qui presente anonimo, è direttamente proporzionale alla sua pochezza mentale.

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    6. Stai dando del deficiente ad un tipo/a firmandoti Durer, ahahaha. Io un pochino ci rifletterei (adesso magari rispondi firmandoti Rembrandt)

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    7. Chi dà dello scemo agli altri, come l'anonimo del 29 aprile, si vede che non ha argomenti né conoscenza, oppure si sente chiamato in causa come zombi.

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    8. Trovo più ironia in Durero che nelle elucubrazioni megalomani di Parisi. Riguardo ad Anonimo 29 aprile, per certi individui è naturale la deriva becera nei commenti.

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    9. Questo si che é un commento Chiara!
      (Lo dico senza ironia, con compiacimento)
      "Trovo più ironia in Durero che nelle elucubrazioni megalomani di Parisi"

      Grazie
      Francesco Parisi

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  47. Beh, almeno Sandoz ha scritto Dürer con la umlaut.
    Francesco Parisi

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