martedì 1 marzo 2016

REGALAMI UN SORRISO

G. Vitali
PAESANO
acquaforte e acquatinta 1984














Cosa c'è di più piacevole dell'interessarsi di incisioni?
Forse, dico forse, realizzare incisioni, ma non essendo un artista non posso darlo per scontato perché a guardare certe stampe non si capisce proprio quale piacere perverso possa aver provato chi le ha realizzate.
Debussy, a chi gli chiedeva qual era il fine della sua musica, rispondeva: «Faire plaisir».
E Faire plaisir vorrei che fosse sempre il primo impegno degli artisti.
Non c'è alcuna concessione alla frivolezza in questa idea che non pregiudica la riflessione, l'impegno sociale e politico…, ma insieme o tra o sotto o sopra… sempre il piacere. Quello dell'artista che crea innanzitutto che, di conseguenza, non mancherà di riverberarsi nel cosiddetto "fruitore".
Per quanto l'esistenza di un artista possa essere tormentata e "sgradevoli" i soggetti trattati, se quando è solo con l'opera che sta creando non gli viene naturale almeno un sorriso quell'opera non sarà mai un'opera d'arte, perché Il sorriso dell'artista mentre lavora è l'equivalente del soffio vitale della creazione divina.
Per puro spirito di contraddizione con l'opinione comune che richiede all'artista il massimo dell'impegno nella realizzazione di un'opera, la mia proposta è che agli artisti si richieda sempre il minimo, ma con durezza. E quale è questo minimo irrinunciabile? Che l'artista provi piacere a lavorare alle opere che realizza.
Il principio vale per tutta l'arte, ma poiché a me interessano solo le incisioni, mi rivolgo agli incisori.
Se l'interesse per l'incisione non è frequentemente scossa da qualche risata, deve esserci qualcosa che non quadra. Quindi, se la nostra vita di appassionati incompetenti non ci offre abbastanza occasioni per ridere, questo significa soltanto che non è abbastanza seria. Io sono un tipo molto serio, per me incisioni, artisti, critici, curatori… sono tutti collegati da un'aurea catena di storie e, quando ci si trova in mezzo a una sequenza di storie, è un buon segno ridere o sorridere piuttosto spesso, se non altro per fare da contrappunto alle storie stesse, che possono tendere ad essere piuttosto cupe.
È proprio vero che una risata ci seppellirà!

P.S.
Proprio al principio enunciato ho cercato di conformare anche lo spirito di questo blog.
Coltivando il "dubbio metodico" ho l'aggravante dell'assoluta consapevolezza delle scelte compiute; inoltre, contradittoriamente, essendo presuntuosissimo so bene quanta umiltà occorre per accettare le critiche e non ho l'ingenuità di credere che possa "Fare Piacere" sentirsi rinfacciare di aver fatto una stronzata, ma se fu vera stronzata, allora stronzata resta che la si respinga ingrugnati o che la si accetti con un sorriso, che la critica sia argomentata dialetticamente o esposta con sarcasmo, che provenga da Onorio o da Ambrogio o da Gennaro...

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