sabato 2 aprile 2011

FACCIAMO UN GIOCO….

Giovanni Benedetto Castiglione
detto Il Grechetto
Circe e i compagni di Ulisse trasformai in bestie
acquaforte, 1650-51










A pagina 203 del suo libro “Da che Arte stai?” (Ed. Rizzoli, 2010) Luca Beatrice propone “un gioco” che merita di essere riportato perché rende benissimo il processo di costruzione del consenso e della valutazione di un artista.

«Facciamo un gioco. Prendiamo un quadro figurativo di buona (anche se non eccelsa) qualità. Appendiamolo per una settimana alle pareti del ristorante pizzeria Marechiaro. Quindi trasportiamolo in una galleria media, di quelle che i critici con la puzza al naso definiscono sbrigativamente “commerciali”. Infine inseriamolo in una mostra importante, curata da un nome giusto, nelle sale della Fondazione Sandretto o di un museo egualmente conclamato.
Attenzione, sempre lo stesso quadro!
Nel primo caso avremo l'elaborato domenicale di un dilettante, che per hobby ha chiesto al proprietario del ristorante di ospitarlo e, magari, di provare a venderlo a cento-duecento euro. Nel secondo, il dipinto aumenterà di valore ma non troppo (qualche migliaia di euro), perché la galleria non è così buona e si presume che lì un grande artista non ci lavorerà mai. Nel terzo e ultimo caso, il quadro prenderà la strada maestra del successo, lodato dagli addetti ai lavori, inseguito dai collezionisti disposti a spendere cifre folli per portarselo a casa, in quanto il suo valore è stato certificato da Bonami o da Birnbaum, dalla Tate Modern o da White Cube.
Di tutto sentiremo discutere, tranne che di qualità intrinseca dell'opera.»
Insomma è il contesto ad attribuire a qualsiasi cosa il valore di opera d’arte, era così quando nei musei entravano sculture e dipinti, capolavori o croste che fossero; è così oggi che nei santuari dell’arte contemporanea - che col passato non vogliono avere nulla a che fare - entrano scarti da discariche, oggetti in disuso, scritte al neon…
Basta la certificazione, la consacrazione, del contesto: se sono nel museo sono indubitabilmente ARTE!
Va inoltre chiarito che non è possibile pensare alle tre situazioni ipotizzate da Luca Beatrice come a stadi di un percorso evolutivo. Per dirla chiaramente l’artista che ritenesse di poter iniziare anche esponendo alla “Pizzeria Marechiaro” si sta precludendo ogni possibilità di “carriera”. Nessun curatore inviterà mai un artista “compromesso” con una galleria “commerciale”. Ovvio che tutte le gallerie esistono per fare “commercio”, ma solo alcune risultano organiche al sistema dell’arte contemporanea. Paradossalmente, ma neanche tanto, oggi la partecipazione, poniamo, alla Biennale di Venezia si può considerare solo come punto di partenza. O ci si immette direttamente in autostrada o si passerà la vita a percorrere strade secondarie; il rischio di restare fermi al casello è altissimo e occorre, per non dire troppo, anche una buona dose di fortuna, perché l’accettazione di un artista nel sistema dell’arte contemporanea spesso rappresenta un autentico mistero e anche in questi casi… «Di tutto sentiremo discutere, tranne che di qualità intrinseca dell'opera.»
Come considerazione finale è forse ormai superfluo evidenziare che se come mezzo espressivo prevalente si è scelta l’incisione non è neanche pensabile che si possa partecipare al “gioco” e in un prossimo post proverò ad argomentare meglio.

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