sabato 8 ottobre 2011

PROVA DI RESISTENZA

Agostino Lauro
Cervi assaliti dai lupi, d’apré Gauermann
acquaforte e bulino
1864

















Cari amici,
Vi comunico ufficialmente che la Galleria Sant'Angelo riapre tra pochi giorni.
Ho avuto bisogno di questa pausa di "riflessione", anche per capire che per me la Galleria è una necessità, un diversivo alla sterilità del mio lavoro professionale.
La decisione di riaprire non è stata accelerata da un colpo di sole estivo, ma da considerazioni che non escludono quanto ha scritto M. Twain:
"Tra vent'anni non sarete delusi dalle cose che avrete fatto, ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l'ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite."


Con queste parole, giuntemi rimbalzando tra le caselle di posta elettronica, Massimo Premoli, titolare della Galleria Sant’Angelo in quel di Biella, ha comunicato la ripresa dell’attività.
Per commentarle si potrebbe adottare la formula “poche, ma sentite parole” ed è certo che denotano una sensibilità non comune a certi bottegai dell’arte, ma parafrasando il Bardo: non sono qui per elogiare Premoli.
Comunque è una notizia che reputo incoraggiante, certo una goccia nel mare dell’indifferenza nei confronti dell’incisione contemporanea e in un territorio decisamente ostile ai linguaggi figurativi tradizionali, ma è la persistenza della goccia che scava anche la dura roccia.
Importano poco le motivazioni personali per le quali una galleria d’arte esiste, la sua presenza in un territorio è di per sé valida, “culturalmente stimolante” per usare un’altra frase fatta, anche prescindendo dal concreto giro di affari che riuscirà a movimentare. Quel che conta è che sia attiva e condotta con sensibilità, qualità e coerenza.
La mostra inaugurale del nuovo corso, dedicata a Mario Avati, sembrerebbe confermare la stessa “linea editoriale” precedentemente adottata. In passato ho avuto modo di visitare la Galleria Sant’Angelo esattamente solo due volte, non posso dire che tutte le proposte mi abbiano convinto, ma riconosco una coerenza nelle scelte.
Ritengo che le gallerie d’arte debbano possedere un profilo ben delineato, caratterizzarsi ciascuna per la proposta di uno specifico linguaggio artistico, non condivido l’idea del supermarket dell’arte che offre di tutto solo al fine di intercettare i gusti più disparati e non sono neanche sicuro che commercialmente funzionino meglio.
Fin qui è con “l’ottimismo della volontà” che colgo l’aspetto positivo dell’iniziativa, ma l’occasione è, come sempre, spunto per una considerazione più generale e, con “il pessimismo della ragione”, evidenzio che un’attività che si realizzi, nel migliore dei casi, in “pareggio di bilancio” conferma la tendenza alla dissoluzione del mercato dell’incisione che ho più volte già rilevato.
Certo esistono hobby più costosi, l’arte è ritenuta anche terapeutica per chi la pratica e non vi sono controindicazioni per tutti gli altri che possono sempre volgere lo sguardo altrove.
Posso apprezzarne la determinazione, posso convenirne che è meglio così che niente, meglio così che la “galleria “ nello studio dentistico (una notizia ricevuta recentemente, non so di cosa si tratti di preciso, magari l’allestimento è impeccabile, pertanto sospendo ogni giudizio, ma non si può dire che qualunque iniziativa sia valida e che tutte si equivalgono). Devo tuttavia rammaricarmi ritenendo l’iniziativa di Massimo Premoli un altro sintomo di quella che, in precedenti post, ho denominato la “Sindrome di Psycho” che, dopo essersi ampiamente diffusa tra critici, studiosi e artisti, viene qui ufficialmente diagnosticata in un gallerista e non si escludono altri casi non ancora conclamati.
Non voglio aggiungere altro per non ripetere quanto già scritto (per esempio SULLA CRISI: http://morsuraaperta.blogspot.com/2011/02/sulla-crisi.html).
Non posseggo la ricetta della formula salvifica, di un vaccino o di una efficace terapia, ma sono convinto che i problemi non si risolvono con la rimozione, più o meno inconscia, ed eludendo il confronto.
Per questo si è fatto dell’ironia sul bando di concorso e sul progetto di convegno, come se le tematiche sulle quali interrogarsi fossero determinate da iperattività (si stampa troppo?) e vitalità del confronto (Quanto contano i giudizi?). La formulazione di una domanda rivela (involontariamente?) eventuali preconcetti, e non spetta a me spiegare la differenza nel modo di strutturarla, per esempio: “si stampa troppo?” rispetto a “quanto si stampa?”. Resta da sperare che gli interventi al convegno riescano a rivelarne i risvolti concreti.
Forse, come nelle anamorfosi, da certi punti di vista si percepisce una immagine distorta, ma basta spostare, a volte di poco, l’angolo visuale e l’immagine reale si rivela: tutto (quasi tutto) si consuma in un circolo auto-referenziale, iniziando dalla solitaria presunzione di questo inutile blog.

Cosa differenzia il mio punto di osservazione dagli altri?
Non ho interessi economici da tutelare o incrementare: non avendo nulla da vendere e non essendo interessato ad acquistare per speculare.
Leggo: anche le presentazioni nei cataloghi generalmente prerogativa esclusiva degli stessi autori a caccia di refusi.
Osservo: diversamente da alcuni artisti che si limitano a controllare la riproduzione della propria opera.
Sono curioso: senza pregiudizi di genere, anche verso la mediocrità.
Frequento: mostre, galleristi, studiosi e anche artisti non perché ho scritto, o potrei scrivere, del loro lavoro, ma per sincera amicizia (quindi non nel senso di Facebook).
Critico: che non vuol dire soltanto parlar male, ma più genericamente esprimere un giudizio che può risultare anche positivo, mai però col secondo fine di compiacere.
….
Nulla mi appassiona di più.

5 commenti:

  1. Sono lieto di sapere che il nostro caro e amico Onorio Del Vero si rianima nell'apprendere che la Galleria d'Arte Sant'Angelo ha riaperto. Mi sorpprende invece che la notizia gli è giunta cosi tanto in ritardo, almeno cosi pare.

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  2. A me incuriosisce la “galleria” nello studio dentistico, di cosa si tratta?

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  3. In pratica uno studio dentistico di Montecchio ha arredato i propri spazi con le opere di Stefano Luciano (per la precisione sei stampe su foglio 60 x 80) e la definizione di “galleria” deriva solo dal fatto che alle pareti sono “appese” opere d’arte, nulla di più, poiché non pare sia previsto un programma di mostre, comunque nel sito ufficiale dell’artista non si trova alcun riferimento.
    A proposito di gallerie (senza virgolette: vere) si ha idea di quante siano quelle che oggi in Italia propongono incisioni contemporanee? Iniziamo con l’escludere quelle che si chiamano ancora “dell’incisione” ma che da oltre dieci anni non organizzano più alcuna mostra di incisioni e resterà pochissimo. Pertanto sulla riapertura della Sant’Angelo se si vuole insinuare che essendo troppo “commerciale” era meglio se restava chiusa, è un’opinione legittima come tante, purché non si sottintenda che le incisioni di qualità sono solo quelle che non si vendono.

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  4. Leggo adesso sul sito della galleria della nuova "cessata attività" del 31 luglio 2013.

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    1. Effettivamente può sembrare come nella favola "Al lupo al lupo", ma stavolta pare sia decisione definitiva.
      Spero solo che al titolare, in alternativa, non venga in mente di fondare un'altra associazione.

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