venerdì 25 ottobre 2013

REPERTORIO DEGLI INCISORI ITALIANI

Occupandoci di incisione non possiamo non segnalare che la VI edizione (2008 – 2013) del “Repertorio degli Incisori Italiani” a cura del Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne del Comune di Bagnavacallo è stato pubblicato e distribuito dalla Edit Faenza (volume in 4°, brossura, pp. XVI + 153, Euro 60,00).
440 gli artisti “repertoriati” (nella precedente edizione erano 235, ma, in appendice, erano elencati i nominativi di 260 artisti presenti nel quarto volume e non riportati nel quinto).

120 i segnalati da una commissione secondo criteri e modalità di cui si da conto in una relazione del coordinatore Ermes Baroni.

AGOSTINI Ciro, AIME Tino, AULMANN Eva, BAJONI Ermes, BARACCO Emilio, BARTOLOMEOLI Alfredo, BASTIA Liliana, BAUDINO Nino, BELLINI Enzo, BELLOMI Tiziano, BENEDETTI Mario, BENTIVENGA Gianna, BENTIVENGA Maria Pina, BEUCHAT André, BINDELLA Marina, BONALDO Guerrino, BORDIGNON Gabriele, BORSACCHI Cesare, BRACCHITTA Sandro, BURLIZZI Vincenzo, CACCIARINI Gianni, CALAVALLE Adriano, CASORATI Francesco, CECCOTTI Rodolfo, CESCHIN Livio, CHIANESE Mario, CIAMPINI Paolo, COLOMBO Angela, CONSILVIO Giuliana, DA GIOZ Graziella, DAL PRA Giampaolo, DELPIN Dario, DI PIERI Gino, DI SCIULLO Patrizio, DI STEFANO Fernando, DIAMANTI Elisabetta, DIAMANTINI Fiorella, DIANA Pietro, DUGO Franco, ELVIERI Vladimiro, EMILIANI Paola, FAVA Clemente, FAVARO Gianni, FERRARA Diana, FIORESE Cinzia, FORNERIS Erica, FRANCO Francesco, FRONTERO Elena, GALARDINI Renzo, GATTI Vincenzo, GERONAZZO Francesco, GINEPRI Paola, GRITTI Calisto, GUADAGNINO Mario, GUERRA Rossano, ISRAEL Maura, ITALIA Sebastiano, KITO Erico, KRACZYNA Swietlan, LANARI Lanfranco, LENZINI Pietro, LONGARETTI Trento, LUCIANO Stefano, MAGNOLATO Cesco, MAIOLINO Enzo, MANNO Vittorio, MARCON Luigi, MARGHERI Raffaello, MASONI Romano, METALLINO’ Elettra, MISSIERI Bruno, MODOLO Bonizza, MOLENA Elena, MONGATTI Vairo, MOSELE Ivo, NAVARETTI Guido, OCCARI Carolina Marisa, OLIVOTTO Claudio, PALMA Albino, PAPUCCI Silvia, PECORARO Toni, PEDROLI Gigi, PERRELLA Maria Rosaria, PETRO’ Paolo, PIAZZA Vincenzo, PIRAS Enrico, PIZZANELLI Fabrizio, QUADRIO Lanfranco, QUARESIMIN Gianfranco, RAMPINELLI Roberto, RIZZELLI Angelo, ROCCO Alberto, SACCOMANDI Sergio, SAMORI’ Nicola, SANCHINI Athos, SANTORO Tano, SARACCHI Ernesto, SCHIALVINO Gianfranco, SCIACCALUGA Francesco, SCIAVOLINO Enzo, SERAFINI Andrea, STELLUTI Roberto, TARASCO Pietro Paolo, TIMONCINI Luigi, TOGNONI Giancarlo, TOGO, TOMASI Fulvio, TONELLI Roberto, TREGAMBE Girolamo Battista, TROLESE Benito, TURRIA Giovanni, VAIANI Melania, VENDITTI Alberto, VERNA Gianni, VIARENGO MINIOTTI Elisabetta, VIRZI’ Laura, VITALI Giancarlo, ZALIANI Agostino, ZAMBONI Roberta, ZIGGIOTTI Marina.

Preceduto dai ringraziamenti iniziali del Sindaco di Bagnacavallo e dalla prefazione dei curatori un ampio ed articolato testo del Professor Paolo Bellini traccia il “Resoconto di cinque anni di attività in Italia nel mondo delle stampe d’arte”; dopo una breve premessa, che contiene già significativi spunti di riflessione e che si riporta di seguito, si ripercorre “quel che è successo” nel periodo 2009-2013 riguardo a:
Studi sulla stampa d’arte.
Premi e Biennali.
Le Associazioni.
Le donazioni e altre iniziative.
Le mostre.
Le pubblicazioni.
Il mercato
Quelli che ci hanno lasciato.
Seguono le schede per artista e chiudono il volume le dichiarazioni di Parigi (1964) e Milano (1994) sulla stampa e sull’incisione originale.

2009-2013: quel che è successo
Resoconto di cinque anni di attività in Italia nel mondo delle stampe d'arte
Lo scopo di questo scritto introduttorio che precede il repertorio degli incisori è quello di dare un ragguaglio oggettivo e, per quel che è possibile, completo di quanto è accaduto nell'ambito delle stampe d'arte nel quinquennio 2009-2013. In questo periodo è stato sotto gli occhi di tutti l'aggravarsi di una crisi, già in parie preesistente, dovuta a diversi fattori, ma principalmente alla situazione economica che ha accompagnato e pesantemente condizionato anche altri comparti della vita sociale. In tempi così difficili e problematici le stampe d'arte, che già di per sé rappresentano un settore di nicchia, hanno visto i propri confini restringersi ulteriormente.
C'è più di un elemento che induce a rapportare questa situazione a quella verificatasi negli anni Venti-Trenta del secolo scorso. Anche allora, come oggi, la stampa d'arte godeva di una considerazione molto bassa e assai poca attenzione le veniva prestata dalla critica. Eppure, in quegli anni, lavoravano artisti come Morandi e Bartolini, per non dire di Maccari e Viviani o della Scuola del Libro di Urbino. Ma ciascuno lo faceva nel chiuso del proprio studio, stampando poche prove, convinto di quel che faceva, senza avere bisogno del consenso dei collezionisti.
Di pari passo con la rarefazione dell'interesse (soprattutto commerciale) del pubblico è proseguito il lento e inarrestabile rarefarsi delle gallerie specializzate nel settore della stampa d'arte. Hanno chiuso per moria di clienti gallerie che da tempo erano attive sul mercato, mentre altre si sono viste costrette (o hanno preferito) allargare la loro offerta anche a differenti settori: prima, dalle stampe solo in bianco-nero o solo antiche si è passati a quelle a colori, poi in qualche caso ci si è aperti alla fotografia, o all'oggettistica, quando non alla scultura e alla pittura. Quanto giovino alla stampa d'arte questi cambiamenti, dettati da ragioni commerciali, lo diranno gli anni futuri. Per qualche galleria rimasta in attività sì è imposta una drastica cura al risparmio e così alcune hanno cessato di pubblicare i propri cataloghi di vendita in versione cartacea, affidandosi solo a cataloghi via internet; altre invece, di recente nascita, hanno subito imboccato questa strada. Un'ulteriore conseguenza arrecata dalla difficile situazione economica può essere colta nell'entità delle tirature. Un tempo forse gli artisti avevano esagerato, facendo eseguire tirature troppo alte per le proprie opere (poi rimaste, negli anni, invendute). Nel quinquennio trascorso la crisi ha imposto un deciso cambiamento di rotta, tanto che il totale dichiarato si è molto ridimensionato rispetto al passato e non di rado il «veramente stampato» non corrisponde, per difetto, al totale dichiarato.
Sul fronte espositivo la crisi economica ha solo in parte rarefatto le mostre, ma in compenso ha determinato fenomeni curiosi, inusitati e forse al limite della correttezza, che si sono registrati quando molti curatori di esposizioni presso enti pubblici si sono visti costretti a fornire la loro collaborazione gratuitamente, ed è pure successo che qualcuno ha dovuto far fronte personalmente alle spese per la pubblicazione del catalogo. Un fenomeno analogo si è avuto anche con la pubblicazione di alcuni saggi scientifici: non trovandosi sponsor né editori disposti alla pubblicazione, in diversi casi gli autori hanno sostenuto di tasca propria le spese per la stampa, peraltro in genere con risultati non eccellenti dal punto di vista editoriale.
Un certo cambiamento, intervenuto in Italia nel mondo dell'incisione durante il quinquennio 2009-2013, potrebbe essere visto in un'ulteriore lenta diminuzione delle opere non figurative. Tale fenomeno è stato, come sempre, acuito dal contrasto fra la lentezza dei procedimenti incisori e l'improvvisazione che molto spesso accompagna le opere non figurative.
Poche novità invece sembrerebbero essere emerse nel campo delle tecniche, salvo nuove e impensate combinazioni di procedimenti già noti. Un discorso diverso va invece condotto sullo sforzo per far conoscere e diffondere le tecniche non tossiche. A questo riguardo giova menzionare la meritevole opera svolta, fra gli altri, da F. Mercandetti, M. Innocenzi, F. Genna e C. Horat. Il quinquennio 2009-2013 ha inoltre ulteriormente codificato la messa al bando della litografia dalla maggior parte delle Biennali o dei Premi e questo fenomeno è oggi da attribuire più alla presa di consapevolezza della natura «non incisoria» della litografia, che alle diffidenze suscitate nei decenni passati dalle fotolitografie spacciate come stampe originali. Infine le tecniche digitali: pur essendosi registrato un ampliamento dell'interesse e la loro ammissione a qualche concorso, esse rimangono ancora al momento una produzione molto particolare che ha con la stampa d'arte solo pochi punti di contatto.
Paolo Bellini
Edit Faenza: 0546 634263 - www.editfaenza.com - info@editfaenza.com

20 commenti:

  1. Questo repertorio di Bagnacavallo, non è più una minestra riscaldata, è ormai una minestra andata a male.
    Come se non bastassero le scelte sciagurate con bollini da parte dei responsabili, o meglio irresponsabili, si aggiunge qui la triste nota introduttiva del Professore. Una analisi dei fenomeni incisori quantomeno parziale e integralista (ma questa non è una novità).
    La lentezza dei procedimenti incisori ??
    L'improvvisazione che spesso si accompagna alle opere non figurative ??
    Mi sembra che il professore, non avendo argomenti fondati, ma nemmeno la modestia di studiare la storia dell'arte dell'incisione moderna e contemporanea, perseveri nella sua ostinata e sterile visione di un'arte che poco ha a che vedere con la creatività e la libertà espressiva ! Egli ritiene evidentemente che l'incisione sia ancora quella delle origini, dalle ripetute e prolungate e lente morsure, ma non è solo così, c'è spazio anche per l'incisione gestuale di veloce realizzazione. Si informi. Il professore ritiene poi (non si sa da quali fonti) che le opere non figurative siano spesso accompagnate dalla improvvisazione (e magari anche dalla sperimentazione...che orrore).
    Insomma, non ci si poteva aspettare altro da questa combriccola di "esperti" pseudocritici e giornalisti da strapazzo, abituati ai favoritismi e agli intrallazzi.
    Complimenti per il cattivo gusto.
    Spero non ci sia una prossima volta come questa.

    RispondiElimina
  2. Si è capito (dalla censura e dalla abolizione dei commenti dal sito) che gli IR-responsabili di tutta la baracca (festival e repertorio) sono refrattari ad ogni forma di critica.
    Si è capito inoltre che l’inversione di tendenza rispetto al disinteresse verso l’incisione non poteva venire dagli stessi che fino a ieri si compiacevano dell’aspetto elitario dell’incisione e ancora oggi, come rileva Cagliostro, perseverano “… nella ostinata e sterile visione di un’arte che poco ha a che vedere con la creatività e la libertà espressiva”.
    Tutto è espressione di una faziosità tesa a preservare piccoli interessi ormai del tutto svalutati dalla realtà dei fatti.

    RispondiElimina
  3. Rispetto alla critica dialettica di Cagliostro che condivido pienamente, la mia apparirà come una considerazione meschina, ma voglio ugualmente evidenziare che dalla relazione del coordinatore per l’assegnazione delle segnalazioni si capisce che i membri della commissione hanno esaminato solo un elenco di nomi pertanto ciascuno ha scelto secondo le proprie conoscenze (pregresse e pregiudiziali) non per aver esaminato i curricula presentati dagli artisti.
    Se qualcuno pensa che sono risentito per non essere stato segnalato ha proprio ragione, ho la presunzione di ritenere che il mio lavoro e l’attività svolta siano superiori alle riproduzioni da cartoline di paesaggio della maggior parte degli “incisori di bottega” segnalati. Essendo ben note le predilezioni artistiche delle “personalità” facenti parte della commissione, in passato non le ho mai contattate ritenendole del tutto estranee alla mia ricerca espressiva.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In questo stesso blog i commenti critici all’annuncio del fantomatico “bollino” non sono mancati, chi ha scelto di aderire ugualmente al repertorio doveva immaginarsi a cosa andava incontro.

      Elimina
    2. Infatti, io non ho partecipato. CHE BELLO!

      Elimina
    3. L'esimio Professore scrive che la stampa digitale ha con la stampa d'arte solo pochi punti di contatto. Confermando così la sua miopia e il suo limitato panorama riguardo ai fenomeni in corso.
      Ricordo al "Professore" che la stampa digitale, fin dagli anni '90, è stata ammessa nelle grandi rassegne internazionali dedicate all'arte a stampa, e adottata da moltissimi artisti, anche associata ai metodi calcografici o a rilievo (tecnica mista).
      Mi spiace per il Professore e i suoi degni compari, ma il mondo avanza, anche a loro insaputa.

      Elimina
    4. C’è un scollamento! Probabilmente è sempre accaduto così quando il passaggio generazionale ha coinciso non con la trasmissione della continuità di saperi e conoscenze, ma con un forte cambiamento di tecnologie e linguaggi.
      Per limitarci all’Italia dell’incisione sembra che, anche a causa della particolare situazione socioeconomica, i “giovani” non hanno oggi le stesse opportunità di affermazione che hanno avuto i “vecchi” i quali resistono tenacemente aggrappati alle loro certezze che si sgretolano e mi rendo conto se nel campo dell’arte si arriva a contrapporre le età anagrafiche invece che le diverse ricerche artistiche è il più evidente sintomo di una crisi profonda.

      Elimina
    5. È almeno da più di un secolo che i cambi generazionali non sono più segnati dal passaggio di conoscenze ma da contrapposizioni in nome dell’innovazione.

      Elimina
  4. Appaiono evidenti le assenza di alcuni artisti che svolgono una regolare attività artistica anche come incisori. A parte il comprensibile disgusto per una “minestra riscaldata o andata a male” mi domando se vi siano state altre ragioni per le quali si riteneva che era preferibile non aderire alla nuova edizione del repertorio.

    RispondiElimina
  5. Consiglio Cassandra di leggersi i precedenti commenti, ma soprattutto i 27 commenti del blog "Primo Festival Nazionale dell'Incisione Contemporanea".
    Troverà sufficienti ragioni per non aderire al repertorio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L’opinione di quattro lettori di questo blog fazioso e prevenuto è insignificante rispetto agli oltre 400 artisti che hanno aderito al Repertorio dimostrando di apprezzarlo.

      Elimina
    2. Mi sembra che i faziosi siano stati i curatori, considerando le scelte. Caro Anonimo, più di 400 artisti (la maggior parte hobbisti) hanno aderito al repertorio, ma più di 300 ora non lo apprezzano più.

      Elimina
    3. Vi sono artisti di vaglia tra i 400 che hanno aderito e tra i 300 che hanno rinunciato; vi sono hobbysti tra i 300 che hanno rinunciato e tra i 400 che hanno aderito.
      È un fatto che un’iniziativa unica nel suo genere, in vent’anni e sei edizioni, è stata sempre più mortificata; tutte le iniziative e i criteri di ammissione adottati dai responsabili (che, praticamente, sono sempre rimasti gli stessi) hanno indotto alla disaffezione culminata nel ridicolo Festival di quest’anno che con un paio d’incontri (per lo più d’intrattenimento musicale) pretendeva di poter cambiare la situazione dell’incisione in Italia da un giorno all’altro.

      Elimina
  6. Io continuo a credere che fosse importante aderire al repertorio senza con ciò dover condividere le idee dei curatori e mi limito ad una semplice osservazione pratica sul fatto che, a parte una minima variazione nell’impaginazione, non ritrovo nelle schede le novità annunciate. Almeno per i segnalati invece di allungare l’elenco inutile (secondo me) delle mostre, sarebbe stato più caratterizzante inserire lo stralcio critico che era stato richiesto nella scheda di partecipazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo, così sarebbero apparsi i testi critici dei componenti la Commissione giudicatrice.....

      Elimina
  7. Quando il “bollino” è stato annunciato si potevano fare solo congetture sull’applicabilità, adesso che si conoscono i criteri, le modalità, la commissione e gli artisti selezionati, considerando che “la segnalazione non ha carattere di concorso artistico” ma “contrassegnare gli artisti che, per la qualità della loro proposta e per la rilevanza della loro attività artistica e/o espositiva, si possono considerare tra coloro che meglio…ecc. ecc.”, pongo il caso di diciamo trenta (solo per contenere il numero) incisori che, proprio nel periodo di riferimento, hanno partecipato alle stesse mostre, sono presenti nelle stesse pubblicazioni, hanno inciso lo stesso numero di lastre anche con gli stessi temi…
    Se qualcuno è stato segnalato anche gli altri (con identico curriculum) dovevano esserlo, ma così non è stato e per quanto tutte le coincidenze rilevate possano sembrare solo una ipotesi estrema, è invece quel che è accaduto realmente con gli incisori appartenenti ad una stessa associazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per dirla tutta e più chiaramente coloro che si sono dati da fare per organizzare mostre personali sono stati scavalcati da chi ha il solo merito di essere la pupilla del coordinatore.

      Elimina
  8. Qui come altrove si rispecchia il quadro generale del lento inabissamento del nostro (oramai) microcosmo italico nell'elemento che da decenni lo contraddistingue: la mediocrità. Manca la memoria, il sapere, l'umanesimo, in mezzo alla "Valchiria" del dilettantismo. E parlo di dilettantismo morale, civile, culturale di una non-nazione che non riesce a ricordarsi dei propri allori. Nel duecentenario di Giuseppe Verdi, dovremmo provar rimorso a discendere da uno come lui.
    Qui, come altrove, avete mescolato l'oro con il fango, lasciandovi ipnotizzare dai soliti pifferai maldestri e malintenzionati. E vince il fango.
    Da me non avrete più nulla. Firmato, Hjeronimus

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho avuto la fortuna di essere invitato e di partecipare a 2 edizioni della biennale internazionale "L'arte e il torchio"di Cremona. A mio parere si tratta della più prestigiosa rassegna di incisione in Italia (VII edizione nel 2011). Ebbene, nel testo di introduzione del repertorio, non figura fra le biennali d'incisione in Italia (forse perché più importante all'estero). Leggo poi che non sono state inserite le mostre di piccolo formato, ma in questo caso, il piccolo formato, riguardava solo una sezione dell'intera biennale, che presentava contemporaneamente 3 o 4 diverse esposizioni. Tanto per evidenziare, insieme a tutto il resto, l'approssimazione e la scarsa serietà dei soliti malintenzionati, come scrive il precedente Anonimo.

      Elimina
  9. Una critica anche per gli artisti che non ne escono del tutto immacolati. Se si tiene tanto a distinguersi dai dilettanti non mi sembra un buon segno non avere neanche una galleria di riferimento e ancor peggio chi ha indicato come sedicente referenza il proprio studio quale spazio espositivo.
    Basta questo per ritenersi grandi artisti professionisti indipendenti dalle bieche logiche del mercato?

    RispondiElimina