IL LIBRO, 1995
acquaforte, acquatinta e vernice molle, 300 x 400
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Non possiedo le competenze
adeguate per elaborare un commento originale sul lavoro di Toni Pecoraro,
pertanto rimando al suo sito personale www.tonipecoraro.it che riporta una
esauriente antologia di testi critici e si caratterizza per condividere
generosamente alcune utili informazioni: la traduzione dei termini tecnici;
l'elenco, con i relativi recapiti, delle rassegne e concorsi di incisione
organizzate nel mondo...; inoltre, a renderlo probabilmente unico, c'è
l'inserimento discreto dei sussidi all'attività didattica svolta come docente
di incisione presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna. Ho scritto
"attività", ma sarebbe più adeguato "vocazione", perché nel
rendere disponibile il "Ricettario Tecnico" e nel presentare una
selezione di lavori degli allievi ordinati per anno accademico, c'è tutto il
senso della didattica come naturale disponibilità alla trasmissione generosa
del proprio bagaglio di conoscenze ed esperienze, senza gelosie, reconditi
interessi e meschini segreti.
Questo
riferimento al sito era, innanzitutto, per riconoscerne i meriti e per
ammettere che, sinceramente, un post, anche se su questo “autorevolissimo”
blog, non so quanto può aggiungere al prestigio e alla notorietà di un artista
già affermato. Pertanto come si è sempre tentato di fare in precedenti occasioni,
grazie alla cortese disponibilità e alla collaborazione dell'artista, anche con
Toni Pecoraro si è cercato di strutturare il post da un punto di vista, per
così dire, di scorcio.
Per
i testi si ripropongono due considerazioni autografe: la prima è tratta dal
numero 9 di "InPressioni" uscito questa primavera (la
rivistina - il diminutivo è suggerito dal formato in 8° - si pubblica a Genova
a cura dell'Associazione C.F.P. "Eugenio Fassicomo" e per chi fosse
interessato il sito di riferimento è www.graficainsieme.ning.com);
l'altro
testo era stato scritto per l'annuario del 2011 dell'associazione ALI
intitolato "Autorappresentazioni" (www.alincisori.it)
LABIRINTO 23, 2001
acquaforte, acquatinta e vernice molle, 530 x 370
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modello di studio |
Le immagini esemplificano la descrizione che Pecoraro da del suo metodo di lavoro; personalmente ero portato a credere che la realizzazione richiedesse la continua verifica di numerose prove di stato, ma come dichiara l'artista nella corrispondenza intercorsa per la preparazione del post: "Non ho prove di stato perché ne faccio raramente, leggo direttamente sulla lastra il grado approssimativo di definizione: utilizzo la pasta abrasiva strofinandola sulla lastra durante le varie fasi, questa entrando nei segni, li rende vivi permettendomi di verificare."
Il modo di utilizzare la tecnica da parte di Toni Pecoraro è quello che più conserva il senso originario della parola greca techné che comprendeva sia l'aspetto strumentale e funzionale della tecnica sia l'aspetto creativo.
LABIRINTO 25, 2001
acquaforte, acquatinta e vernice molle, mm 215 x 161
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Modello di studio |
Questa unitarietà di tecnica strumentale, linguaggio espressivo e creatività inventiva configurano quello che, con una parola passata in disuso, si chiamava "Stile".
Lo stile di Toni Pecoraro è fascino di classe, affatto originale e personale, che aggiunge alle sue incisioni il senso di una assoluta "necessita" espressiva: le soluzioni adottate non si possono ottenere con altri mezzi, strumenti e materiali che non siano quelli dell'incisione calcografica che trovano nella loro stessa natura una diversa materializzazione sì tecnica, ma nel contempo formale ed espressiva.
LABIRINTO 22, 2001. Acquaforte, acquatinta e vernice molle, 410 x 605
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INVENIT ET INCIDIT___________________________
L’ISOLA DELLE MERAVIGLIE, 1997
acquaforte, acquatinta e vernice molle, 397 x 294
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C'è un bisogno di esprimere
comunicandolo agli altri, quel sé in formazione all'origine di tutto; senza
direttamente usare le parole, tanto più comprese quanto meno consone a me come
forma di espressione. Un bisogno di identificare quel brodo primordiale di
sensazioni, pulsioni, essenze e concetti allo stato germinale, che ti porta ben
presto a intraprendere una strada da peregrino errante. « Sogno o son desto »
ti vien voglia di chiederti quando a fluttuare sono le tue emozioni, che pian
piano diventano solide entità; reali connotazioni in forma di luoghi, oggetti,
persone. Un bagaglio privato che chiede di essere mostrato con un certo pudore,
ma anche attraverso un crescente autocompiacimento. La scoperta del fare
procura altrettanta emozione, pari alla scoperta geografica di un lembo di
terra sconosciuto, tutto da esplorare e mappare nel tempo o un ritrovamento
geologico; uno strato nel quale fissare le tue consistenze. E come nelle
migliori tradizioni passate, oggi in disuso, l'apprendistato è stato
importante. Il gusto dell'esperienza che matura nel tempo attraverso
l'insegnamento, gli incontri, il vissuto degli altri, l'osservazione e lo
scambio hanno orientato il lavoro.
PAEAGGIO SICILIANO, 1982
acquaforte vernice molle, mm. 300 x 500
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Ho
percorso due strade parallele in comunione di beni: l'apporto esterno
assimilato e filtrato e l'esperienza della tecnica, indispensabile veicolo di
propagazione.
Il saper gestire strumenti e mezzi matura una consapevolezza
metodologica, che include l'errore come importante segnale di riflessione.
L'obiettivo e la meta di queste strade è stata una costruzione professionale
che io non ho mai inteso come briglia All'aspetto creativo. Non c'è opacità
creativa nell'ortodossia professionale, ma piuttosto un incentivante motivo per
una maggiore adesione di questo stato a noi stessi. La strada che ho percorso è
lastricata da un paziente lavoro di studio delle tecniche, dall'acquisizione di
conoscenze dei materiali e delle procedure di stampa: perché la forma di
espressione privilegiata prima e consacrata poi è stata l'incisione
calcografica.
IL BASILICO, 1985. Acquaforte, acquatinta e vernice molle, mm. 395 x 520 |
Dalle prime esperienze
formali individuate come linguaggio giovanile, acerbo e ingenuo se vogliamo, ma
ricco di sinestesie sensoriali e rimandi ai luoghi d'origine, indispensabile
piattaforma emotiva, sono passato a un nuovo segmento del mio lavoro.
YLARDU 3, 1994
acquaforte, acquatinta e vernice molle
mm. 280 x 190
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Ad un certo punto del
percorso, per una naturale evoluzione, si sente il bisogno di cambiamento e nel
guardare a ritroso quanto fatto, può capitare che non si senta più quel lavoro
come parte integrante del momento in corso, ma lo si intenda piuttosto come una
chiosa di appunti in attesa di riscontro.
Se
devo individuare, dal punto di vista cronologico un cambiamento espressivo e di
rimando anche tecnico nel mio lavoro di incisore, risalgo agli anni '90. Anni in
cui, dal dato osservato e riprodotto, sono passato alla codifica grafica di
idee e pensieri.
L’ALBERO, 1996. Acquaforte, acquatinta e vernice molle, mm. 330 x 510 |
METODO DELLA CATRAMINA O BITUME A BASE D’ACQUA
Si sgrassa la lastra col bianco di Spagna, si risciacqua e si procede il lavoro anche senza asciugarla completamente. In un piccolo contenitore pulito si versa della catramina all'acqua, in un altro contenitore a parte, dell'acqua e volendo anche qualche goccia di fiele di bue. Si dipinge in seguito con pennelli di varia misura, simulando l’uso dell’acquerello; oppure si può procedere tamponando con delle spugne, utilizzando della plastica, della stoffa e materiali vari a rilievo o a texture. Questo per ottenere diversi effetti; in alternativa, si può disegnare con delle punte appena il lavoro é leggermente asciutto. Per questa tecnica non c'è bisogno di effettuare l'acquatinta; appena la catramina a base d'acqua è completamente asciutta si può fare la morsura o le morsure, qualora i passaggi siano graduati. Altre varianti: mischiando alla catramina una piccolissima parte di acquaragia si ottengono degli effetti simili alle ramificazioni degli alberi.
dal “Ricettario tecnico dell’incisione calcografica”
Una progettazione visiva di concetti e idee nati in
modo estemporaneo e alimentati da luoghi, forme, frammenti verbali. Un iter
piuttosto lungo accompagna la crescita di una lastra verso il suo ultimo fine:
la stampa. É sicuramente più un bisogno caratteriale, che un obbligo artistico,
quello che rende sedimentato e trasversale il mio lavoro: dalle foto raccolte
per documentare, agli appunti scritti come note a margine, per arrivare ad un
arricchimento bibliografico sul tema intrapreso. Un'azione promotrice; un promo
anticipatore di quel che sarà la grafica a completa maturazione.
Toni Pecoraro lavora alla realizzazione del modello per AKRAGAS |
Esiste poi un aspetto tridimensionale come fase
intermedia del percorso creativo. L'esecuzione di modellini in creta è
fondamentale per la progettazione: parziali costruzioni che diventano di volta
in volta protagoniste o comprimarie della scena incisa; allestimento
scenografico o soggetto esse stesse.
MODELLO DI STUDIO |
TEMPIO MALATESTIANO, 2002
acquaforte, acquatinta e vernice molle, mm. 380 x 290
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L'ultima parte del percorso, che in realtà
rappresenta l'essenza principale dal punto di vista visivo, è costituita
dall'aspetto disegnativo e calcografico insieme. La traduzione grafica del
modello fotografato e la messa in opera nelle due dimensioni della lastra
rappresentano il momento di verifica. Il cinquanta per cento dell'impronta
grafica è dato dal disegno in ceramolle. Questo è integrato poi da griglie di
segni in acquaforte liberati dalle convenzioni storiche e pragmatiche, che
costituiscono il contrappunto intenso all'effetto grafite della ceramolle.
RIFLESSO 1, 1999. Acquaforte, acquatinta e vernice molle, mm. 302 x 494 |
METODO DELL’INCHIOSTRO
LITOGRAFICO
Si versa sulla lastra una
piccola quantità di trielina o qualsiasi prodotto simile. Si strofina
velocemente una pagina di una rivista stampata in offset, in modo tale che,
manipolando e orientando il gesto si sciolga l’inchiostro. L’effetto ottenuto
sarà il risultato di varie combinazioni. Quando la lastra è asciutta la si
cosparge con la colofonia in polvere; infine si scalda la lastra per fondere la
colofonia. In alternativa per ricavare lo stesso effetto si può utilizzare
dell'inchiostro calcografico o litografico diluito con qualsiasi solvente, per
farlo asciugare in poco tempo si aggiunge dell'essiccante, altrimenti si
aspetta qualche giorno. dal “Ricettario tecnico dell’incisione calcografica”
Ciò che mi lega alla
tradizione calcografica, pur nella totale reverenza, è l'idea di poter
irrompere in essa con sperimentazioni di mezzi e materiali. L'alchimia di
inchiostri, solventi e acquetinte mi permette di amalgamare il tutto in
infinite (cento almeno) morsure. Mi sento, nell'aspetto tecnico, “liberamente
tratto da...” , ma non riesco, per quanto mi riguarda a scindere l'atto
creativo dall'aspetto materico, pratico, tecnico, artigianale.
SAN PETRONIO, 2003
acquaforte, acquatinta e vernice molle,mm. 530 x 370
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L'esperienza porta con sé
un codice per ogni elemento; un alfabeto segnico da leggere in fase di stampa.
In quel nero, in quei grigi di tono c'è tutto il colore di uno spettro vissuto.
Il trasporto con cui si vive il proprio lavoro crea una sintonia inclusiva, un
sordo richiamo che guida il cammino. Sicuro ti conduce per mano sino alla fine
e solo alla fine si fa spazio la crisi, si insinua l'idea del mancato
riscontro, l'emozione del dubbio. È un work shop personale. Un viaggio privato
condiviso all'arrivo e consegnato nelle mani di una attenta lettura.
Toni Pecoraro
InPressioni N° 9/2014
MOLE ANTONELLIANA 1, 2002
acquaforte, acquatinta e vernice molle,
mm. 422 x 290
AUTORAPPRESENTAZIONE____________________________
SAINTE-CHAPPELLE, 2003
acquaforte, acquatinta e vernice molle, mm 530 x 380
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.... Gli incisori debbono essere
considerati come traduttori che fanno passare la. bellezza di una lingua ricca
e magnifica in un'altra che in realtà lo è meno, ma che ha maggior violenza.
Quella violenza impone subito silenzi a chi vi si è confrontato
(L'incisore di Bruges).
Passando attraverso i
secoli, il ruolo dell'incisione, dichiarato nel 1600 e qui espresso attraverso
il romanzo di Quignard, si mostra come tramite. Un ponte che permette
l'attraversamento dell'immagine, da luoghi pittoricamente più rassicuranti, a
dimensioni retrostanti, "tonalmente" scevre, ma di grande forza
comunicativa. Oggi quest'arte, è si mobile, ma traduce se stessa e si pone come
indipendente da esiti altrui. Essa conserva sempre la stessa energia attrattiva
e ti accoglie come sopra indicato in silenzi vissuti. Difficile quindi
dichiararsi a parole: anticipare quel momento di innesto tra ciò che si dà e
ciò che si prende, modifica la necessità del confronto. La fruizione è garanzia
del messaggio. Ogni immagine che incide la lastra ritrae un tratto di noi;
inversamente proporzionale, l'incavo del segno inciso, esce aggettante come una
fisiognomica identità a rilievo. Ogni giorno uno sguardo allo
"specchio" ti legge il percorso: ieri, le radici che ti hanno
svezzato; oggi, il lavoro che si aggiorna con elementi nuovi; domani, le
aspettative e le auspicabili evoluzioni.
SAINTE CHAPELLE II
acquaforte, acquatinta e vernice molle, 2011.
mm 560 x 415
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MANIERA COL SALE
….Si copre con la vernice all'alcool tutto ciò che non interessa, che bisogna proteggere, e che non costituisce zona di lavoro. Nelle zone interessate si stende con un pennello la vernice liquida per l’acquaforte o il bitume liquido, anche sopra la vernice all’alcool, e prima che si asciughi si versa del sale. Prima di immergere la lastra nell'acido, a vernice asciutta, questa deve essere sciacquata per togliere il sale in eccedenza…
MANIERA ALLA POMICE
… si prepara in un piccolo barattolo una miscela composta da 2 parti di pomice in polvere, 3 parti di acquaragia e 1 parte di bitume liquido. Si mescola la soluzione ottenuta e si versa sulla lastra. Immediatamente si tampona o si strofina con della plastica, delle
pennellesse o con tutto ciò che si ritiene idoneo per lasciare tracce e impronte materiche.
Particolare interessante è il modo di ottenere le colature semplicemente inclinando la lastra. Al termine è necessario aspettare qualche ora in modo che la pomice si asciughi…
dal “Ricettario tecnico dell’incisione calcografica”
AUTORITRATTO
particolare da SAINTE CHAPPELLE II
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Il ritratto è inteso come uno sguardo analogico, una relazione tra
eventi. Ci si identifica in un tema che si sente, che si vuole indagare, così come
nella materia che si scopre formare il proprio pensiero. L'osservazione di
quanto si sta svolgendo, nei tempi e nei modi che ci sono propri, rende
empatico il rapporto con il proprio lavoro. Il trasferimento delle proprie
visioni, dei sentimenti e delle logiche considerazioni nei tessuti delle trame
incise, svuota, lasciandoti per un lasso di tempo inerte. Non più qui, ora, ma
lì allora.
In seguito, un nuovo metabolismo per nuove procedure ci attende;
perché inevitabilmente si crea una simbiosi tra i simboli del vivere quotidiano
e del lavorare giorno per giorno.
Di nuovo ... È la materia che immagina il ciclo. Poi il cielo
immagina la vita. Poi la vita immagina la natura. Poi la natura germoglia e si
mostra con differenti forme che non studia ma inventa rovistando nello spazio.
I nostri corpi sono una di quelle immagini che la natura ha tentato vicino alla
luce. L'incisore ... di Bruges ... e dintorni.
Toni Pecoraro
"Autorappresentazioni",
annuario ALI 2011