martedì 8 luglio 2014

MA DOV'È QUESTA CRISI...

L'edizione digitale di Exibart, nel numero di Venerdì 4 Luglio, ha dedicato un'intervista al gallerista Lorcan O'Neill in occasione dell'apertura di un suo nuovo spazio espositivo nel centro storico di Roma. Riportiamo solo l'ultima domanda e la relativa risposta, questo è il LINK per l'intervista completa.

Proprio ieri (Giovedì 3 Luglio 2014, n.d.r.) su Repubblica è uscito un articolo piuttosto critico sul mondo dell’arte contemporanea, anche alla luce della vendita a 2 milioni e mezzo di sterline di The bed di Tracey Amin, una vostra artista. L’articolo riporta anche una frase di Matthew Carey Williams, direttore della galleria White Cube, che paragona il mercato dell’arte a quello della droga e della prostituzione, fiorente e incontrollato. Cosa ne pensa di questa affermazione?

«Beh, intanto l’arte non fa male. Però, se devo trovare un minimo comun denominatore, è innegabile che anche in essa ci sia una sorta di dipendenza. Che sia fiorente è vero, le cose sono cambiate drasticamente. Quando ero giovane l’arte era il cugino povero rispetto ad altri settori tra cui il cinema, la moda, addirittura la letteratura. Ora i miei amici scrittori si stupiscono dello sfarzo di un vernissage in confronto alle presentazioni dei loro libri, dove un po’ di vino scadente in un bicchiere di plastica sembra già un lusso. Questo credo sia accaduto grazie a internet, al fatto che lentamente ogni città ha visto sorgere un museo d’arte contemporanea e sicuramente alla crescita economica e intellettuale della middle class. C’è una maggiore consapevolezza. Per quanto riguarda i prezzi delle opere c’è un altro fattore da considerare. Oggi i ricchi, sono strepitosamente ricchi e se vogliono una certa opera non fanno caso alla spesa. Non so chi abbia comprato The Bed, ma la polemica scaturisce solo perché dei 2 milioni e mezzo di sterline spesi per un’opera d’arte i media ne parlano. La stessa persona però probabilmente ne ha spesi 35 per uno yacht che userà tre volte, e se se ne parlasse lo si troverebbe altrettanto ridicolo. È gente che non ha bisogno di capire quanto sta spendendo. Uno dei miei collezionisti è un ragazzo californiano, che ha sviluppato un’app di successo, non riesce neanche a quantificare quanti soldi ha, per lui sono come quelli del monopoli. Con lo sviluppo di alcuni Paesi come la Cina o la Russia si stanno delineando i profili di collezionisti ancora diversi, ma spesso è la loro ricchezza a fare i prezzi delle opere».
Meditate cari incisori, meditate...

18 commenti:

  1. Non mi occorre l'invito a meditare, perchè l'avevo già capito da solo e da tempo che con i miei foglietti a 250 euro sono fuori da ogni interesse di mercato, ma per questo dovrei smettere di fare incisioni?

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  2.  

    Diffido molto: l'annuncio sa tanto di trovata per creare scalpore e alimentare l'interesse.

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  3. Non vedo niente di nuovo, da sempre l'arte è un privilegio per pochi: prima papi e imperatori, poi mercanti, banchieri o usurai (ché non c'è molta differenza), oggi... Per tutti gli altri vi sono le mostre e i musei e qualche poster per ricordo: accontentiamoci.

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  4. Si dice che con l'accordo di un gallerista, un critico e un noto collezionista si può far assurgere al vertice del mercato dell'arte contemporanea un qualunque sedicente artista. Pare che l'esperimento sia stato tentato ed è riuscito, non so sia durato, ma può essere che duri ancora?

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  5. L'idea romantica del capolavoro scambiato per un piatto di minestra dall'artista che poi è stato riconosciuto come un genio è un mito o una favola.
    L'idea dell'arte alle masse è un'utopia.
    L'idea che più costa e più deve valere è una stronzata.
    C'è sempre quancuno che crede alle idee.

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  6. Il fatto che le incisioni costano poco e se le può permettere chiunque non implica che chiunque sia disposto ad acquistarle, perché il senso estetico necessario per apprezzarle non è comune a chiunque.

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    1. Dici che costano poco? Certo poco rispetto gli oltre due milioni di cui si parla nel post, ma col mio stipendio di insegnate 600 euro (è la richiesta di un incisore italiano) non posso spenderle.

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    2. Conti della serva: se l'artista in questione riesce a trovare 40 persone disposte a spendere 600 euro ne avrà guadagnati 24.000, ma è più facile trovare chi può spendere 24.000 euro per una sola opera.

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  7. Nel canale televisivo Leonardo trasmettono un programma nel quale visitano la casa di un personaggio noto, si tratta di attori, artisti, scrittori, giornalisti, stilisti... Sono case ben arredate, a volte anche con mobili di pregio, ma nella maggior parte dei casi nessuno possiede opere d'arte, nelle rare eccezioni si tratta di cose ereditate o ricevute in regalo dall'amico sedicente artista. Se costoro, che potremmo annoverare nella categoria dei cosidetti intellettuali e con anche una certa disponibilità economica, non acquistano opere neanche di medio valore da chi dovrebbe essere sostenuto il mercato dell'arte?
    Inoltre anche i libri sembrano quelli appena necessari per "arredare" gli scaffali delle librerie.
    La povertà non è solo quella economica.

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  8. Occupandomi di arte contemporanea sono capitato in questo strano blog svolgendo una ricerca su Tracey. So che esistono gruppi di discussione per gli ambiti più stravaganti e credevo che l'incisione fosse ormai solo un insegnamento accademico come il latino e il greco, una lingua morta che ritenere possa ancora svolgere un ruolo nella contemporaneità non so se è più una pretesa o un'illusione, comunque ambedue aspettative senza fondamento. (F.B.)

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  9. Il sig. Anonimo dice di occuparsi di arte contemporanea, intendendo forse ciò che passa per il mercato, installazioni comprese, per questo non ha idea di quello che si produce in ambito incisorio, anche ad opera di tanti giovani (nonostante le difficoltà economiche); perfino le associazioni di incisori sono attive ed esistono tante biennali e triennali internazionali d'arte grafica seriale in tutto il mondo, nelle quali si possono vedere opere innovative, spesso anticipatrici (più della stessa pittura) delle tendenze e delle ricerche in atto nell'arte contemporanea.

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    1. Ebbene sì, mi interesso di installazioni e di arte ambientale e performativa, cioè di arte "contemporanea". Ammetto che ignoravo certi aspetti e dopo essermi documentato meglio posso ribadire che le attività più stravaganti, dai costruttori di navi in bottiglia ai pittori di icone bizantine, hanno adepti (anche giovani) in tutte le parti del mondo e connesse associazioni, convegni e rassegne internazionali, il "movimento" che sembra animare l'incisione è a questa stregua, del tutto autoreferenziale: anche le mostre sui dinosauri hanno spesso successo. Non intendo dire che non vi sia nulla di interessante, ma non di innovativo, non più almeno. Se le incisioni di oggi avessero veramente la carica innovativa di cui parla Cagliostro i curatori non le farebbero mancare nelle loro mostre (provocatoriamente sono più interessanti le navi in bottiglia). Le opere "puntiniste" di Damien Hirst ben si presterebbero ad essere serigrafate, ma si guarda bene dallo sputtanarsi (chi, in un precedente commento, ha fatto i "conti della serva" ha colto bene il problema). É prorio la "grafica seriale" ad essere l'espressione più bieca del mercato ("più della stessa pittura", do ragione a Cagliostro) e se non si vende non è a causa della crisi economica, ma ci si illude che la mancata commercializzazione sia sinonimo di anticipazione o esclusività. (F.B.)

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  10. Infatti, i curatori d'arte grafica internazionale non fanno mancare le opere più innovative nelle grandi rassegne come ad esempio Cracovia o Pechino o Guanlan o tante altre. Se F.B. non le conosce è solo colpa sua, forse egli intende la biechitudine del mercato che conosce, che è un altro paio di maniche rispetto alla ricerca incisoria in atto. Personalmente prediligo l'incisione sperimentale rispetto alle stampe serigrafiche e industriali realizzate con il consenso e la firma di sedicenti pittori o installatori realizzate appositamente per il mercato. Si parla di Arte, non di coloro che si sentono contemporanei solo se fanno arte performativa o si adeguano al mercato e alle mode.

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    1. Coloro che "fanno" gli artisti nel mercato del contemporaneo, installatori del nulla, per sputtanarsi, non hanno bisogno di farsi stampare le serigrafie come le intende il sig. F.B., sono già sputtanati, anche se ricchi e famosi. La manualità è messa al bando come la peste, ed hanno bisogno di "spiegare" le loro sterili realizzazioni. Del resto questi lavori durano il tempo delle mode e oggi sono già una minestra riscaldata. Non comprendo la spocchia e la stizza verso un mondo che non conosce da parte del sig. F.B.

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  11. Coloro che "fanno" gli artisti nel mercato contemporaneo, installatori del nulla, per sputtanarsi, non hanno bisogno che gli stampino delle serigrafie come intende il nostro anonimo F.B, sono già sputtanati, anche se ricchi e famosi.
    La manualità è messa al bando e devono spiegare quello che realizzano. Si vede che il sig. F.B. ha una visione parziale dell'arte, e non comprendo la sua spocchia e la stizza nei confronti dell'incisione.

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  12. Sono uno studente di Accademia, ho scelto l'indirizzo multimediale proprio per non dovermi imbrattare e non diventare un "intossicato dalla trementina" come già li definiva Duchamp. Credo che F.B. potrebbe essere un mio docente perchè anche a me continuano a ripetere che la manualità ormai serve solo per costruire navi in bottiglia. Quanto a spiegare quello che si fa non capisco perché dovrebbe essere di per se un problema.

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    1. Bruno Munari diceva che "il più grande ostacolo per capire l'arte è volerla capire". Sicuramente FB. è un insegnante all'Accademia di Brera, ormai ridotta a non concepire più di sporcarsi le mani per fare arte. Certi insegnanti sprovveduti, prima di affrontare certi argomenti e sentenziare, dovrebbero studiare, studiare e ancora studiare non superficialmente la materia, prima di poterla insegnare.

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    2. L'arte si spinge un po' più in là di un semplice "spiegare" didattico ! Si spiegano forse le sensazioni e le emozioni ? Caro studente, lo spiegare la prassi e le tecniche, dovrebbe essere il compito dei docente, quando ne è in grado.

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