xilografia di Gianfranco Schialvino |
Dopo le sedi della
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze nel 2010, la Sala Mostre della Regione
Piemonte di Torino e la Biblioteca Braidense di Milano ambedue nel 2013, la
Biblioteca Classense di Ravenna nel 2014, la mostra degli undici numeri
pubblicati della rivista SMENS, curati e realizzati da Gianfranco
Schialvino e Gianni Verna, s’inaugura oggi presso la Biblioteca Marciana di
Venezia e si potrà visitare fino al sette di Settembre.
In attesa del nuovo numero
che segnerà la ripresa della pubblicazione di SMENS, riproponiamo,
intervallati dalle riproduzioni delle copertine, i testi di presentazione che
accompagnano il catalogo della mostra veneziana e il contributo di Nicola
Miceli nel catalogo della mostra alla Classense.
SMENS? Non è un acronimo,
ma una parola che corteggia la “S”. La corteggia per amore della linea curva,
sensuale nel significato di dar senso alla vita, e perché ricorda il lavoro di
sgorbia sopra le tavolette di bosso e di pero. Forse è anche un verbo con il
solo tempo presente, che accetta tutte le persone (io smens, tu smens… noi,
voi, loro smens). Chi Smens, quindi? Due piemontesi, Gianfranco Schialvino e
Gianni Verna, radicali e siderei, capaci di fare una rivista semestrale di
pagine e figure, dove il ruolo di illustrazione possa essere mutualmente
scambiato tra testo e xilografia.
Bruno Quaranta su TuttoLibri de La Stampa
xilografia di Gianni Verna |
xilografia di Gianfranco Schialvino |
La
Biblioteca Nazionale Marciana è tradizionalmente attenta alle edizioni d’arte,
e al libro d’artista ha dedicato alcune mostre importanti. SMENS si pone in
questo solco, ma con la peculiarità e, direi, l’eccezionalità di essere un
libro d’arte “seriale’’, anche nell’accezione che diamo al termine noi
biblioteconomi, con una storia che si è dipanata per 11 numeri e 7 anni, fra il
1997 e il 2004.
Grazie
all’impegno e alla passione dei suoi curatori, due artisti, Gianni Verna e
Gianfranco Schialvino, oggi possiamo tenere fra le mani e sfogliare dei
documenti preziosi dal punto vista artistico per la qualità e la bellezza delle
incisioni, realizzate con una tecnologia artigianale e raffinatissima, la
xilografia. Tali incisioni illustrano testi di grandi autori contemporanei, che
il lettore scoprirà con meraviglia, e sono stati stampati con il torchio a
braccia, utilizzando caratteri in piombo composti a mano. Il risultato sono
volumi di grandissimo pregio anche dal punto di vista della loro consistenza
materiale, un aspetto trascurato dalla moderna editoria, chiamata, forse non
solo per necessità, ad uniformarsi ai dettami del mercato.
xilografia di Gianni Verna |
Nel
vestibolo della Libreria Sansoviniana, il luogo in cui la mostra verrà
inaugurata, sono conservati alcuni testimoni straordinari di quest’arte, i
legni originali del Mappamondo turco-veneziano in forma di cuore cosiddetto di
Caggi Acmet, o Hajji Ahmed, datati al 1559, e utilizzati ancora nel 1795 dal
Pinelli, tipografo veneziano, che ne tirò ventiquattro preziosi esemplari.
Per
noi bibliotecari di biblioteche storiche, che hanno al centro della propria
missione istituzionale non solo la conservazione fisica degli oggetti in cui si
è sedimentata la nostra eredità culturale, ma anche la valorizzazione dei
saperi e delle abilità che li hanno creati, e la produzione, a partire da
quelli, di nuova conoscenza, l’esperienza artistica e culturale di SMENS è di
grande conforto, ed è con grande piacere che ci apprestiamo a presentarla al
pubblico, ampio ed eterogeneo, che visita le nostre sale museali.
Maurizio Messina
Direttore della Biblioteca Nazionale Marciana
xilografia di Gianfranco Schialvino |
È
facile raccontare adesso l’avventura di una rivista unica nel suo genere per
due motivi: la scelta di riproporre in tutte le sue peculiarità l’arte della
stampa a rilievo e la volontà di ribellarsi all’abbandono progressivo e ormai
totale dell’uso di questa tecnica in tutto il mondo, determinato dalla rapidità
della diffusione del computer e dalla velocità della divulgazione delle sue
informazioni e dei documenti con esso realizzati.
Smens è stata un’idea a suo
tempo bizzarra; vincente però proprio per questa sua caratteristica di essere
apparentemente assurda. All’inizio i protagonisti sono stati gli autori dei
testi, tanto sorpresi per essere invitati a partecipare a questo viaggio verso
l’ignoto quanto pronti a inviarci i loro elaborati sui temi proposti. Ogni
numero si basa infatti sulla contrapposizione fra due tesi: bene e male, bianco
e nero, sacro e profano, verità e menzogna e così via, che sono anche due
valori, e questo poter esprimere liberamente un proprio concetto, un pilastro
di saggezza, ha riunito insieme i pensieri e le culture più disparate in una
raccolta che ha assunto il valore di una suite, dove le pagine scorrono da una
visione laica a una cattolica, o ebraica, o di partito, addirittura di setta,
magari agnostica.
xilografia di Gianni Verna |
Le incisioni, tutte
rigorosamente xilografiche, le abbiamo fatte dapprima Gianni Verna e io che
scrivo - insieme da vent’anni nel nostro “cenacolo a due”, così definiva la
nostra associazione Nuova Xilografia il critico Angelo Dragone -, e successivamente
i più prestigiosi e abili xilografi, di tutto il mondo, a partire dal decano
Remo Wolf fino a Jean Marcel Bertrand dalla Francia, Evgenij Bortnikov dagli
Urali, con il fiammingo Gerard Gaudaen, lo scomparso Leonard Baskin e il suo
successore come più famoso incisore americano Barry Moser, Suzanne Reid dal
Canada, Penelope Jencks, Osvaldo Jalil dall’Argentina, per tornare in Italia a
Salvo, Francesco Franco, Togo, Nespolo, Costantini, Giulia Napoleone, Marina
Bindella, Marcello Guasti, Tabusso, Soffiantino, Luzzati e tanti altri.
Tutti riuniti ad esprimersi
con bulini e ciappole su un pezzo di legno per realizzare una xilografia a
commento dei testi ora di Federico Zeri e ora di Elémire Zolla, o Ceronetti,
Sgarbi, Ravasi, Orengo, Luzi, Roberto Sanesi, Lorenzo Mondo, e ancora Norman
Mailer, Alan Dugan, Philippe Jaccottet, Adriana Zarri, Elena Loewenthal ecc.
E ognuno con pezzi
originali, gli scritti come le tavole incise.
xilografia di Gianfranco Schialvino |
Tutto qui, con molto lavoro
e molta fortuna, per un insperato e prezioso risultato: l’aver riunito intorno
alle pagine di Smens un grande numero di artisti, quasi un centinaio, e di
averli fatti cimentare con il linguaggio della xilografia, arte meravigliosa e
antica, semplice e attuale, classica e rivoluzionaria. E facile: bastano un
coltello, un pezzo di legno, un po’ di inchiostro e carta. Insieme alla volontà
di essere artisti, di parlare liberamente di poesia, mirare al bello, cercare
un ideale da realizzare, e vivere con la consapevolezza di poterlo raggiungere:
e in fondo è meglio se agli altri, quelli “normali”, tutto questo sembrò
impossibile, perché adesso appare davvero speciale.
Nel primo numero, datato
Torino 1997 e battezzato al Musée d’Art moderne et d’Art contemporain di Liegi,
volava fuori da una doppia pagina l’uccello araldico di questa impresa: la
gazza ladra. Monogama, ciarliera, seriamente curiosa, bianca e nera con
un’insondabile pennellata di blu, elettrico come un fondo marino, una parete di
ghiaccio. Si racconta - è vero - che il suo richiamo annuncia sempre una
visita, un giro di carte e di destino.
Gianfranco Schialvino
xilografia di Gianni Verna |
XILOGRAFIA, CHE PASSIONE!
È davvero finita l’epoca
della xilografia? Non c’è possibilità di recuperare alla produzione attuale di
immagini per la comunicazione visiva questa modalità di rappresentazione
strettamente legata alla civiltà tipografica e all’illustrazione libraria?
Tanta storia della grafica occidentale, non solo funzionale al visibile parlare
e alla decorazione, si deve alla più antica tecnica di moltiplicazione delle
immagini. L’incisione su legno di filo o di testa, e per estensione su matrici
di altro materiale idoneo a lasciarsi sgorbiare o bulinare o altrimenti scavare
e segnare, dal linoleum all’attuale plexiglass, ha saputo adattarsi, nei
secoli, alle esigenze più varie e servire il più ampio ventaglio dei registri
linguistici ed espressivi. In egual misura conveniente, la xilografia, alle
semplificazioni figurali dell’immaginario popolare e alle più sofisticate
finezze del gusto artistico. Dürer e le stampe di Épinal, Doré e Die Brücke, la
variegata generazione simbolista e liberty de L’Eroica e Maccari e Il
Selvaggio: un mondo molteplice e di lunga durata ha saputo affidare a una
tavoletta di legno, da far gemere sotto il torchio, personaggi situazioni
eventi figure visioni fantasticherie umori devozioni. Le storie e la Storia,
insomma, l’arte e l’illustrazione.
Nel nostro tempo digitale,
quando gli incorporei programmi di graphic design consentono le più spericolate
e mirabolanti contaminazioni e manipolazioni visive, certo sono improponibili
la materialità, la concretezza, la “presa diretta” della mano sulla matrice xilografia
e di questa sulla carta. Ma ciò non significa che la xilografia, ormai
irrimediabilmente desueta come genere illustrativo, sia incapace di continuare
a rinnovarsi sotto le mani e al servizio dell’immaginario degli artisti, e che
gli artisti non abbiano continuato a praticarla con grande ricchezza di
soluzioni tecniche e formali.
Ne sono sempre stati
convinti gli incisori piemontesi Gianfranco Schialvino e Gianni Verna, i quali
fondavano anni fa il programmatico laboratorio di ricerca e documentazione
Nuova Xilografia e tra l’agosto 1997 e l’agosto 2004 ideavano e stampavano in
tipografia a tiratura limitatissima – caratteri a piombo, impaginato manuale,
matrici xilografiche rigorosamente originali e inedite – undici fascicoli di Smens,
ognuno impostato su un tema oppositivo (Bianco e nero, Verità e
menzogna, per dire i primi due) con brevi testi che vorrei dire stravaganti
di eminenti autori e immagini esclusivamente xilografiche, sceltissime e di
grande fluenza e bellezza grafica.
Si pensa d’acchito a
Cozzani e a L’Eroica, e Smens appare una sorta di omaggio a quella
rivista d’arte e cultura di ascendenza mitteleuropea, che in effetti qualificò
un’intera stagione fortunata per la xilografia italiana. Se fosse nata
nell’ottica della riproposizione attuale di quel mito editoriale, Smens
sarebbe stata impresa indubbiamente velleitaria e anacronistica. Ma in effetti
Schialvino e Verna, incisori xilografi fecondi e innovativi, con Smens
non hanno inteso realizzare una rivista d’arte e cultura in grado di determinare
un qualche effetto-scia, illudendosi di rilanciare a tutto tondo le sorti della
xilografia italiana. Essi hanno bensì creato un modello di sapiente arte
tipografica e illustrativa, ma sotto specie di undici veri e propri libri
d’artista. Nel senso che hanno montato i blocchi mai ripetivi dei testi in bei
caratteri a piombo e le immagini xilografiche – le proprie e quelle di una vera
e propria galleria di autori rilevanti dal Secondo Novecento all’avvio del
nuovo secolo – componendo pagine e doppie pagine ognuna delle quali è un’opera
grafica in sé formalmente autonoma, ma che si completa e si sviluppa in un vero
e proprio testo verbo-visivo, via via che lo sguardo scorre nella successiva.
xilografia di Gianni Verna |
Schialvino
e Verna hanno lavorato con passione, sensibilità e rigore, sempre mirando
all’eleganza delle soluzioni e invenzioni grafiche, nelle quali i bianchi della
carta, come dire la forma dei vuoti come nella scultura moderna o dello spazio
esterno che avvolge e penetra gli edifici nell’architettura, hanno funzione
paritetica ai segni, ai colori e agli elementi figurati della partitura.
Un’impresa d’eccellenza, dunque, che ha dimostrato come la xilografia degli
artisti è ancora oggi una pratica non marginale né stereotipa, anzi capace di
attingere valori creativi di alta qualità formale ed espressiva.
Peccato
che le solite difficoltà pratiche abbiano costretto Schialvino e Verna a
chiudere Smens nel 2004. Le undici stazioni del loro itinerario di
passione, sensibilità e rigore nel mondo appartato quanto vivido della
xilografia hanno continuato a suscitare interesse e attenzioni. Non a caso lo
scorso anno sono state oggetto di ben due mostre e correlati incontri di
dibattito e divulgazione: La xilografia in rivista alla Biblioteca
Nazionale Braidense di Milano e Nigro signanda lapillo. La rivista
tipografica SMENS e le xilografie di Gianfranco Schialvino e Gianni Verna alla
Biblioteca Civica G. Tartarotti di Rovereto.
Ecco oggi
l’approdo a Ravenna, alla biblioteca Classense. Una nuova occasione, in un
ambiente di assoluta valenza storica e culturale, all’ombra degli esempi
preziosi che testimoniano la nascita e lo sviluppo della xilografia in Italia,
per riaprire il discorso interrotto. E dove il duo xilografico piemontese
annuncerà la ripresa di Smens con un numero su un tema ad hoc: Typographia
Nicola Miceli
La ripresa delle pubblicazioni di SMENS è davvero una cosa bellissima per gli amanti della stampa d'arte. Sono molto contento.
RispondiEliminaMarco Fiori
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