* In questo post ogni riferimento a
persone realmente esistenti
o a fatti realmente accaduti è del tutto voluto.
XY è uno di
quei casi di precoce vocazione artistica scoraggiata dai genitori, ma che ha
continuato a covare repressa fin quando, per una consapevole presa di
coscienza, invece di passare la vita con il rimpianto e maledicendo chi l'aveva
generato, ha deciso di realizzarla.
Gli anni in cui
la vocazione era stata accantonata non sono trascorsi senza conseguenze,
infatti è mancata a XY quella formazione che si costruisce più solida proprio
negli anni dell'adolescenza.
Da quando XY ha
compiuto la propria scelta artistica ha sempre lavorato con dedizione e
costanza, proponendo i propri lavori allorquando se ne presentava l'occasione,
ma senza mai cercare di stabilire conoscenze al solo scopo di trarne vantaggi
per la "carriera" artistica.
La ritrosia è
anche da attribuire alla sua riservatezza in quanto manifestazione esteriore di
una timidezza e di un senso di inadeguatezza esasperati.
Le volte che è
venuto in contatto con le persone di una certa rilevanza e che potevano fare la
differenza non ha mai chiesto alcun appoggio o interessamento non sopportando
l'imbarazzo di poter disturbare, ché già - dice - si reca disturbo venendo al mondo:
un atteggiamento che più di discrezione mi sembra di diserzione.
Così chiunque
lo abbia conosciuto ha finito per apprezzarne, se non l'arte, l'umiltà, la
serietà, e la disponibilità non suggerita da secondi fini, tutte qualità umane
che, nel sistema dell'arte, caratterizzano un perdente, infatti, alla lunga,
nel suo rifiuto a "darsi da fare" per imporsi è stato superato nella
notorietà e nelle quotazioni, da altri che non hanno esitato a sollecitare
l'appoggio proprio delle stesse persone.
Nel tempo,
invece di consolidare e accrescere la sua rete di relazioni con la critica e il
mercato dell'arte, si è sempre più chiuso in sé stesso, addirittura allentando
o chiudendo anche contatti già stabiliti e consumandosi nella sua eterna
insoddisfazione.
Sono propenso a
credere che XY sia consapevole dei propri limiti, probabilmente è attraversato
da un anelito che mira a qualcosa di impossibile per le sue capacità
artistiche.
La sua tecnica
è accurata, ma non è un virtuoso; le sue tematiche non sono del tutto coerenti;
la sua creatività manca di originalità e i suoi soggetti ricordano, a volte,
quelli di qualcun altro che li realizza anche meglio.
Questo è il mio
personale giudizio su XY e le considerazioni fin qui svolte sono, volutamente,
viziate dalla concezione, tipica dell'arte contemporanea, che considera il
percorso artistico come una sorta di gara ad ostacoli, da qui termini come
"arrivare", "affermarsi", "perdere",
"superare"… che di uso comune hanno punteggiato anche la mia
ricostruzione.
Ritengo che anche
XY all'inizio si sia "iscritto" a questa "gara", ma ad un
certo punto sembra aver mollato, non so dire se la decisione sia stata scelta o
subita o se sia ancora un'altra conseguenza caratteriale.
Con tutti
questi presupposti si è capito che il nostro XY, secondo il giudizio comune, è
un artista di "Serie B" (tanto per rimanere nella similitudine
agonistica): non è certo un innovatore del linguaggio e dei temi, si potrebbe
definire un artista di corrente, la sua opera si inserisce dignitosamente in un
filone che ha ben altri esponenti di rilievo.
Il severo
giudizio critico è confermato dal fatto che XY non ha mai ricevuto alcun premio
in una qualche biennale, ma è contraddetto da una serie di inaspettati
riscontri che ne configurano l'anomalia annunciata nel titolo.
Lasciamo da
parte mostre e pubblicazioni, ché chiunque può farne sfoggio, e si potrebbero
elencare dei fatti incontrovertibili, tuttavia poiché lo stesso XY non ne ha
mai fatto vanto, eviterò di elencarli puntualmente e dico solo che XY è ben noto, benché non altrettanto stimato, nel
campo dell'incisione italiana pur non avendo mai né sbraitato né sollecitato,
con petulanza, attenzione.
Le sue opere
incontrano un certo successo commerciale anche in quel famoso catalogo di
vendita, inoltre a giudizio di colui che probabilmente passerà alla storia come
il più grande (per quantità) editore italiano di incisioni di tutti i tempi,
che lo ha sempre difeso e promosso efficacemente, è uno dei pochissimi incisori
capaci di lavorare su commissione: assegnategli un tema e il lavoro svolto sarà
dignitosissimo, anche se non avrà le stimmate del capolavoro; questo gli ha
consentito di essere probabilmente tra gli ultimi che hanno guadagnato qualche
soldino incidendo acqueforti.
Quelli premiati
a tutti i concorsi, molto più quotati (da sé stessi), che però non vendono un
foglio, obietteranno che si tratta di soggetti "facili", mentre loro
non fanno incisione commerciale.
Diffido di chi
dichiara di voler esporre solo all'estero, chiede settecento euro per una piccola
incisione che però non si sa dove poterla acquistare non essendo disponibile
neanche nella sedicente prestigiosa galleria che ha organizzato la mostra.
Posso
confermare che XY vive realmente un'esistenza votata alla sua arte, a
differenza di tanti "Piccoli (o Grandi) Imprenditori dell'Arte",
adotto la perifrasi ritenendo di non poterli definire artisti sebbene
realizzano (o fanno realizzare da altri) le loro opere, partecipano alle mostre
ecc… ecc..., ma conducono un esistenza da piccoli speculatori: presenzialisti
alle inaugurazioni per incontrare e raccontare dell'ultimo lavoro o della
mostra in corso o in programma.
Ritengo che XY
viva un qualche disaggio sociale, ma non è né un istintivo né un outsider, nei
suoi lavori si avverte il condizionamento della sua istruzione e della sua
cultura.
Il mio sospetto
è che la scelta artistica possa essere stata per XY più che una naturale
inclinazione e una necessità espressiva una forma di terapia per cercare di
"anodizzare" con l'arte i propri dolori o disturbi. Se così fosse non
sarebbe certamente né il primo né il solo, tuttavia l'impegno artistico è
divenuto così preponderante che non è più una libera scelta, né una forma di
cura, ma si è trasformato, anche in senso psicopatologico, in una mania.
Sarebbe semplice
se tutti i diversi aspetti si potessero porre su due diversi piatti della
bilancia e verificarne il peso, in mancanza di questa soluzione il dubbio che
si affaccia è se XY (dando come postulato che non è un "grande"
artista) può essere considerato comunque un "vero" un artista.
La risposta che
io mi sono dato sarà nel prossimo post.
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