venerdì 1 luglio 2016

XY: UNO STRANO CASO, ANZI BANALE*

* In questo post ogni riferimento a persone realmente esistenti
o a fatti realmente accaduti è del tutto voluto.

XY è uno di quei casi di precoce vocazione artistica scoraggiata dai genitori, ma che ha continuato a covare repressa fin quando, per una consapevole presa di coscienza, invece di passare la vita con il rimpianto e maledicendo chi l'aveva generato, ha deciso di realizzarla.
Gli anni in cui la vocazione era stata accantonata non sono trascorsi senza conseguenze, infatti è mancata a XY quella formazione che si costruisce più solida proprio negli anni dell'adolescenza.
Da quando XY ha compiuto la propria scelta artistica ha sempre lavorato con dedizione e costanza, proponendo i propri lavori allorquando se ne presentava l'occasione, ma senza mai cercare di stabilire conoscenze al solo scopo di trarne vantaggi per la "carriera" artistica.
La ritrosia è anche da attribuire alla sua riservatezza in quanto manifestazione esteriore di una timidezza e di un senso di inadeguatezza esasperati.
Le volte che è venuto in contatto con le persone di una certa rilevanza e che potevano fare la differenza non ha mai chiesto alcun appoggio o interessamento non sopportando l'imbarazzo di poter disturbare, ché già - dice - si reca disturbo venendo al mondo: un atteggiamento che più di discrezione mi sembra di diserzione.
Così chiunque lo abbia conosciuto ha finito per apprezzarne, se non l'arte, l'umiltà, la serietà, e la disponibilità non suggerita da secondi fini, tutte qualità umane che, nel sistema dell'arte, caratterizzano un perdente, infatti, alla lunga, nel suo rifiuto a "darsi da fare" per imporsi è stato superato nella notorietà e nelle quotazioni, da altri che non hanno esitato a sollecitare l'appoggio proprio delle stesse persone.
Nel tempo, invece di consolidare e accrescere la sua rete di relazioni con la critica e il mercato dell'arte, si è sempre più chiuso in sé stesso, addirittura allentando o chiudendo anche contatti già stabiliti e consumandosi nella sua eterna insoddisfazione.
Sono propenso a credere che XY sia consapevole dei propri limiti, probabilmente è attraversato da un anelito che mira a qualcosa di impossibile per le sue capacità artistiche.
La sua tecnica è accurata, ma non è un virtuoso; le sue tematiche non sono del tutto coerenti; la sua creatività manca di originalità e i suoi soggetti ricordano, a volte, quelli di qualcun altro che li realizza anche meglio.
Questo è il mio personale giudizio su XY e le considerazioni fin qui svolte sono, volutamente, viziate dalla concezione, tipica dell'arte contemporanea, che considera il percorso artistico come una sorta di gara ad ostacoli, da qui termini come "arrivare", "affermarsi", "perdere", "superare"… che di uso comune hanno punteggiato anche la mia ricostruzione.
Ritengo che anche XY all'inizio si sia "iscritto" a questa "gara", ma ad un certo punto sembra aver mollato, non so dire se la decisione sia stata scelta o subita o se sia ancora un'altra conseguenza caratteriale.
Con tutti questi presupposti si è capito che il nostro XY, secondo il giudizio comune, è un artista di "Serie B" (tanto per rimanere nella similitudine agonistica): non è certo un innovatore del linguaggio e dei temi, si potrebbe definire un artista di corrente, la sua opera si inserisce dignitosamente in un filone che ha ben altri esponenti di rilievo.
Il severo giudizio critico è confermato dal fatto che XY non ha mai ricevuto alcun premio in una qualche biennale, ma è contraddetto da una serie di inaspettati riscontri che ne configurano l'anomalia annunciata nel titolo.
Lasciamo da parte mostre e pubblicazioni, ché chiunque può farne sfoggio, e si potrebbero elencare dei fatti incontrovertibili, tuttavia poiché lo stesso XY non ne ha mai fatto vanto, eviterò di elencarli puntualmente e dico solo che XY è ben noto, benché non altrettanto stimato, nel campo dell'incisione italiana pur non avendo mai né sbraitato né sollecitato, con petulanza, attenzione.
Le sue opere incontrano un certo successo commerciale anche in quel famoso catalogo di vendita, inoltre a giudizio di colui che probabilmente passerà alla storia come il più grande (per quantità) editore italiano di incisioni di tutti i tempi, che lo ha sempre difeso e promosso efficacemente, è uno dei pochissimi incisori capaci di lavorare su commissione: assegnategli un tema e il lavoro svolto sarà dignitosissimo, anche se non avrà le stimmate del capolavoro; questo gli ha consentito di essere probabilmente tra gli ultimi che hanno guadagnato qualche soldino incidendo acqueforti.
Quelli premiati a tutti i concorsi, molto più quotati (da sé stessi), che però non vendono un foglio, obietteranno che si tratta di soggetti "facili", mentre loro non fanno incisione commerciale.
Diffido di chi dichiara di voler esporre solo all'estero, chiede settecento euro per una piccola incisione che però non si sa dove poterla acquistare non essendo disponibile neanche nella sedicente prestigiosa galleria che ha organizzato la mostra.
Posso confermare che XY vive realmente un'esistenza votata alla sua arte, a differenza di tanti "Piccoli (o Grandi) Imprenditori dell'Arte", adotto la perifrasi ritenendo di non poterli definire artisti sebbene realizzano (o fanno realizzare da altri) le loro opere, partecipano alle mostre ecc… ecc..., ma conducono un esistenza da piccoli speculatori: presenzialisti alle inaugurazioni per incontrare e raccontare dell'ultimo lavoro o della mostra in corso o in programma.
Ritengo che XY viva un qualche disaggio sociale, ma non è né un istintivo né un outsider, nei suoi lavori si avverte il condizionamento della sua istruzione e della sua cultura.
Il mio sospetto è che la scelta artistica possa essere stata per XY più che una naturale inclinazione e una necessità espressiva una forma di terapia per cercare di "anodizzare" con l'arte i propri dolori o disturbi. Se così fosse non sarebbe certamente né il primo né il solo, tuttavia l'impegno artistico è divenuto così preponderante che non è più una libera scelta, né una forma di cura, ma si è trasformato, anche in senso psicopatologico, in una mania.
Sarebbe semplice se tutti i diversi aspetti si potessero porre su due diversi piatti della bilancia e verificarne il peso, in mancanza di questa soluzione il dubbio che si affaccia è se XY (dando come postulato che non è un "grande" artista) può essere considerato comunque un "vero" un artista.
La risposta che io mi sono dato sarà nel prossimo post.

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