lunedì 21 febbraio 2011

UN’OCCASIONE MANCATA

Richard Müller
Auf Freiersfüßen (Corteggiatore insistente),
Acquaforte, 1914













 
Da qualche tempo circolano mugugni su Alfio Milluzzo che, ritenendo di non avere niente da perdere e tutto da guadagnare, sta importunando artisti, eredi, collezionisti e studiosi con telefonate, per lo più a tarda sera, richiedendo donazioni di opere per la sua fantomatica “collezione”.
Non ci prenderemmo il disturbo di scrivere solo per richiamare la basilare regola di galateo che considera importuno telefonare ad estranei oltre un certo orario serale se non fosse stato pubblicato (quindi reso disponibile alla libera critica) un opuscoletto (una plaquette come recita il colophon) pretenziosamente intitolato «Bibliofilia. L’ex libris tra produzione libraria ad arte grafica nella collezione di Alfio Milluzzo», a cura di Nuccio Gambera autore del testo introduttivo.
Soltanto adesso mi è stato possibile prenderne visione poiché Milluzzo è stato molto restio a distribuirlo, anche tra gli artisti pubblicati, non si capisce se per imbarazzo o solo per tirchieria.
L’opuscolo edito dal Museo Civico Etno-Antropologico di Scordia nel Luglio 2010, comprende sessantaquattro pagine in sedicesimo con mediocre qualità della carta e della stampa, tuttavia, nell’attuale imbarbarimento di eccessi grafici, forse è preferibile questo aspetto dimesso se almeno le riproduzioni fossero di migliore qualità e la copertina rispettasse l’impostazione “aurea”, ma evidentemente il tipografo ne sconosceva le proporzioni e i sedicenti bibliofili non sono in grado di apprezzarle.
Di primo acchito qualcosa stride nella giustapposizione tra il testo introduttivo e gli ex libris della collezione presentati in una sezione a parte, quasi che Milluzzo e Gambera abbiano tirato, in concorrenza, acqua al proprio mulino.
Nuccio Gambera, dopo un’esasperata sintesi storica, presenta alcuni esempi: «Per una sommaria documentazione della storia degli ex libris riproduco di seguito i più significativi della mia collezione di bibliofilo …» (le citazioni virgolettate  sono tratte dalla presentazione). Di fatto gli ex libris illustrati (tra i quali uno a suo nome di scadente fattura) non sono per nulla «significativi», semplicemente sono gli unici presenti in alcuni volumi di sua proprietà di non miglior valore: un paio di edizioni settecentesche ed altrettante degli anni venti - trenta del novecento. Non si entra nel merito di interpretazioni ed attribuzioni artistiche, evidentemente il “Repertorio” di Bragaglia viene citato solo per sentito dire, senza mai averne preso visione: sono quelle bibliografie fatte per darsi un tono, per supportare con la citazione di illustri autori la fragile costituzione delle  proprie argomentazioni.
La conoscenza dell’arte exlibristica, soprattutto contemporanea, appare inadeguata in Gambera che tuttavia dimostra doti intuitive e nella parte finale del suo testo sfiora alcuni spetti cruciali e problematici, purtroppo senza esplicitare la sua posizione e quando afferma «Negli esemplari che la costituiscono è già avvenuta l’emancipazione dell’ex libris dalla originaria funzione… » accomuna nel grossolano giudizio anche coloro che meriterebbero dei distinguo e non tiene conto che proprio alcuni degli artisti presentati avevano contribuito all’iniziativa nota come “L’ex libris del Bibliofilo”, evidentemente anche questa solo una citazione fittizia.
I «25 ex libris dalla collezione Alfio Milluzzo», dovrebbero dimostrare il fattivo impegno del “collezionista” nel valorizzare e promuovere coloro che hanno generosamente donato. Disposti in ordine alfabetico quattro appartengono ad artisti deceduti e ventuno ad artisti, più o meno, in attività. Ho sempre trovato inutile recriminare su “chi manca e chi è di troppo” ritenendo ciascuno libero di fare le pubblicazioni che desidera presentando chi desidera.. Tuttavia, rispetto alla valutazione della coerenza dell’impostazione storica e critica, è indispensabile chiedersi quali siano stati i criteri guida, ovvero quale sia stato il progetto culturale di riferimento della pubblicazione.
Nella selezione operata da Milluzzo è dichiarata la pretesa di presentare gli ex libris «… più significativi degli artisti contemporanei più apprezzati» e volendo attribuire al numero «venticinque» da non oltrepassare un qualche valore, simbolico o di opportunità, appare subito incongrua la scelta di affiancare artisti in attività con artisti deceduti, semplicemente perché se per completare la rosa dei «più apprezzati» (che, per inciso, non sempre coincidono con i “più validi”) ne mancavano pochi tra i viventi, troppi ne mancano tra i defunti per una significativa rappresentanza della prima metà del Novecento, determinando così gravi lacune per imprescindibili nomi che, mi risulta, nemmeno sono stati contattati. È  un problema di coerenza non di quantità e per quanto riguarda la qualità, a parte quelli che si capisce sono stati inclusi più per stabilire, o mantenere, buone relazioni diplomatiche, ritengo gli artisti proposti di primissimo livello, ma i soggetti non tutti all’altezza delle qualità individuali.
All’obiezione che avanza limiti di budget da rispettare, si deve controbattere che adottare un criterio storico e/o critico serve proprio a focalizzare l’interesse tematico. È la differenza tra la pubblicazione di uno studio rigoroso e valido e un opuscoletto fatto solo per atteggiarsi ad esperti-collezionisti-studiosi per qualche foglietto che si è riusciti a “scippare”, infatti, chiedendo in giro, si apprende che Milluzzo si è accostato agli ex libris solo da pochi mesi e che i venticinque artisti italiani della «ricchissima collezione» sono anche gli unici presentabili.
Non mi stancherò di rimproverare gli artisti per la superficiale disponibilità quando si prospetta loro la possibilità di una qualche pubblicazione. Milluzzo ha preteso incondizionata adesione alla sua iniziativa, dimostrando, da «autorevole docente», competenze appena sufficienti a valutare le qualità prettamente tecniche delle opere, ma rivelandosi del tutto inadeguato a gestire gli aspetti più propriamente culturali finanche nella scelta di coloro ai quali affidare la trattazione degli aspetti teorici, critici e storici. L’opuscolo manca di rigore, un adeguato coordinamento, a condizione di rinunciare innanzitutto alla vanità dei personalismi,  avrebbe potuto riscattare questa occasione mancata. 

P.S.
Corre voce che sia in preparazione una seconda raccolta, così se, in questa nota, qualche considerazione appare sensata, spero risulti utile ad artisti e curatori.

3 commenti:

  1. Recentemente sono stato contattato dalla stessa persona che mi ha esposto il suo “progetto” per una seconda edizione della stessa iniziativa, non avendolo mai sentito nominare da una ricerca su internet sono approdato a questo post: Grazie, adesso so come regolarmi.
    Mariano

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  2. buonasera,
    anche io ero stato contattato da alfio milluzzo.
    non voglio discutere sulla sua buona fede..
    sta di fatto che io ho 25 anni, impiego molte ore per portare avanti il mio lavoro di giovane incisore.
    i tempi che corrono sono agli occhi di tutti.
    non mi pare giusto ''tampinare'' la gente di telefonate e chiedere di farsi elargire le opere così come se niente fosse..
    ho 25 anni, non sò che lavoro farò nella vita nè per quanto riuscirò a coltivare il mio lavoro nel campo della stampa. evidentemente non è bello chiedere le opere così come fossero caramelle.
    a me sono costate tempo e fatica.
    arriva uno e mi dice
    ''ciao, mi mandi una decina di tuoi ex libris?''
    e insomma a me non pare giusto nè rispettoso.
    FIUX

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    1. In molti anni di lavoro come artista e incisore, di tali situazioni ne ho incrociate diverse. Le variabili però sono molteplici, in primo luogo la notorietà del richiedente e l'opportunità di risultare visibile in un contesto prestigioso, per esempio. Quante volte questo fattore ha spinto me, miei colleghi e se ci guardiamo indietro anche una di schiera di grandi della storia dell'arte a "regalare" felicemente opere a chi avrebbe saputo veicolare sapientemente la nostra immagine.

      Ebbene qui il problema è solo uno, che il signore in questione, non gode di una fama tale da permettersi di chiedere… se così fosse forse noi tutti non aspetteremmo neppure la richiesta ma lo anticiperemmo con donazioni e omaggi.

      Quante volte ho visto nelle biografie la voce -presente in collezioni pubbliche e private- sì ma, come? l'hai donato tu o te lo hanno pagato? è prassi di qualsiasi professionista una classica operazione di marketing come quella della donazione.

      per finire, vorrei trasferire al giovane incisore un consiglio che ho ricevuto a mio tempo: le tue opere stanno meglio a casa d'altri che nel tuo studio, falle girare.
      il punto è che pochi sanno scegliere con attenzione a chi donare...

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