sabato 4 giugno 2011

POSTILLA PER NORMA E MEMORIA DEGLI ORGANIZZATORI DI MOSTRE


Alfred Kubin
Macht (Potere)
1900 c.
  














Uno sguardo alle più recenti rassegne d’incisione in Italia e ci si rende conto che le modalità organizzative possono essere raggruppate in tre diverse tipologie:
a)- La mostra a pagamento che ripugna al punto da non sprecare parole neanche
      per biasimarla.
b)- La mostra riservata ai membri di una associazione (su questo aspetto ho già scritto nel post :
http://morsuraaperta.blogspot.com/2011/02/sulle-associazioni.html).
c)- La mostra-concorso (alla quale si accede per selezione).
d)- La mostra a inviti (riservata, ovviamente, agli artisti espressamente invitati).

Mi sembra una curiosa coincidenza che la formula del concorso a premi sia adottata quando tra i promotori non vi siano artisti. Forse la scelta è suggerita dalla consapevole incompetenza, o per il maggiore clamore che si riesce a suscitare con l’aspettativa degli ammessi e degli esclusi, quasi sia più importante escludere che accogliere, potendo vantare che su cinquecento aspiranti ne sono stati selezionati solo venticinque.
Si getta la rete e poi si seleziona il pescato, è a questo punto che occorre qualcuno che se ne intende, almeno come parvenza, perché non avrebbero scrupoli ad assegnare direttamente i premi ai favoriti, ma per darsi un tono di prestigio si nomina una giuria di esperti.
Chi ha partecipato a lavori di questo genere racconta dell’assoluta sicumera con cui si punta subito al “migliore”.
In rete (quella web stavolta) si possono visionare filmati delle giurie al lavoro, è strabiliante la velocità di decisione sotto l’occhio vigile degli organizzatori a scanso dell’esclusione di qualche favorito, come si fa a non assecondare un “velato” suggerimento di chi ti ha pagato il viaggio e ti sta ospitando?
Per gli artisti essere chiamati in giuria per avvalorare l’assegnazione dei premi è un motivo d’orgoglio, in quanto riconoscimento almeno della notorietà raggiunta, e anche l’occasione per far valere un piccolo potere poiché qualcuno si riesce comunque a favorire.
Per quanto si possa puntare al massimo livello nell’allestimento e nella pubblicazione di accompagnamento, le spese per organizzare una mostra di incisioni risultano comunque contenute soprattutto se si impone la non restituzione delle opere presentate anche se non ammesse alla mostra. La clausola sarebbe improponibile con pezzi unici, pertanto dal punto di vista degli artisti si può ben sacrificare un foglio se la controparte è la visibilità e la possibilità di un significativo guadagno soprattutto se si è stati abili nelle pubbliche relazioni.
Per istituire dei premi occorre un surplus di disponibilità economica e il loro ammontare fa la differenza, si può ovviare dedicando al vincitore una mostra personale da allestire in concomitanza della successiva edizione, se inoltre il catalogo è di buona fattura, l’allestimento dignitoso e potendosi permettere di ospitare giurati e relatori il successo è assicurato anche per la passerella degli sponsor e dei politici che ne hanno favorito il finanziamento.

La figura del “curatore”, una sorta di mutazione del vetero “critico militante”, che tanto prestigio e potere ha acquisito nella direzione dei musei d’arte contemporanea e nell’organizzazione di mostre non trova equivalente, almeno in Italia, nell’ambito dell’incisione, semplicemente perché i critici non si occupano d’incisione per principio, non riconoscendola come espressione artistica della “contemporaneità”.
Ecco perché le rassegne di incisione ad invito sono promosse dagli stessi incisori, ma credo anche perché ad un artista ripugna la sommaria valutazione della selezione. In certi casi si maligna che per chi organizza è il solo modo di essere presente in una mostra, non escludo che possa essere vero in qualche collettiva condominiale, ma a contare sono, sempre e comunque, la qualità delle opere presentate e l’organizzazione, non le buone o cattive intenzioni iniziali.
La modalità della partecipazione ad inviti oltre all’assoluta assunzione di responsabilità personale del curatore rispetto al livello qualitativo che offrirà la manifestazione, rappresenta anche un atteggiamento di stima e di particolare riguardo nei confronti degli artisti invitati. Definirne la rosa non è mai facile: l’adesione a queste iniziative si basa per lo più su delicate relazioni interpersonali, dovendo mediare diverse esigenze, non ultima quella di non scontentare amici e conoscenti, l’abilità di un organizzatore contempla anche questi compromessi, e se sono troppe le relazioni amicali una soluzione come quella adottata da Vittorio Sgarbi per il Padiglione Italia della 54ª Biennale di Venezia può togliere da ogni imbarazzo o indecisione.
Intendiamoci anche la proposta “curatoriale” (tipico neologismo Cool and Trendy) non sfugge alla logica dell’inclusione e dell’esclusione e torna utile per qualche ostracismo verso personali antipatie, solo che somiglia molto di più alla lista dei cantanti selezionati per il Festival di Sanremo o alle convocazioni per i mondiali di calcio, ovvio quindi che chiunque avrebbe una sua “formazione” migliore da schierare, ma, in tutti i casi, non ha alcun senso discutere la scelta dei nomi criticando chi manca e chi è di troppo, perché ciascuno è libero di organizzare la manifestazione che desidera invitando e premiando chi più gli piace.

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