lunedì 7 marzo 2011

BINARIO MORTO


Max Klinger
 Auf den Schienen  (Sui binari) particolare
Acquaforte















Che il vagone dell’incisione sia sganciato dal treno dell’arte contemporanea è un fatto assodato, resta da comprendere se continua, in qualche modo, a procede anche solo per forza d’inerzia, oppure sia finito in un binario morto o si sia già arrestato senza che i viaggiatori se ne siano ancora accorti.
La valutazione di un’incisione il suo riconoscimento all’interno di un particolare processo creativo, la stessa capacità di avvertire il senso di una iniziativa culturale, sono sottoposti alla pratica machiavellica del potere, all’ostracismo cultural-politico, all’ottusa e grezza ignoranza di amministratori pubblici e privati. Spesso si dà il via a iniziative nelle quali sostanzialmente non si crede e le prime difficoltà offrono ragioni a una fede negativa. Così si bruciano esperienze, si preferisce cambiare registro.
Gli incisori più determinati continuano a fare il proprio dovere: incidono. La domanda è immediata: il proprio dovere, certo, ma, alla sostanza, per chi?
Incidere è un rapporto, un legame, dell’io nel mondo, della persona in quel complesso di eventi che chiamiamo realtà. Questo rapporto vive senza bisogno d’imperativi, è esso stesso una realtà. Tuttavia la consapevolezza che il proprio lavoro rischi di risultare solo un gioco autistico erode il significato del dovere poiché ciò che dà nervi a esso non è riconosciuto in niente su quell’altra parte di treno che invece corre e non per forza d’inerzia.
Molta intelligenza si deprime, tra gli incisori italiani qualcuno, pur di esserci, ripropone i lavori incisi decenni addietro. Lavorare alla luce di una tradizione che ci appartiene - chiamiamola tradizione della nostra modernità - senza inciampare in quello sperimentalismo che rischia di rendere ogni tentativo afasico. Tuttavia questa coerente coscienza d’arte non è riconosciuta che da pochi, da pochissimi. È vero, non bisogna dimenticare che siamo nello stretto ambito dell’incisione, un’arte, per sua vocazione e natura, riservata a un circolo sempre più ristretto di quello attento ad altre forme d’arte, perché l’impatto emozionale provocato da una piccola incisione in bianco e nero non è alla portata di tutti.
Sul vagone dell’incisione viaggiano anche artisti incisori di assoluta qualità, una complessità, una diffusa consapevolezza e una varietà di stili e di immaginazione che forse non hanno confronto in Europa e nel mondo, ma su quei vagoni viaggia anche più di una colpa: Il boom dell’incisione degli anni settanta-ottanta (del secolo scorso) è stato, in verità, il successo della truffaldina grafica colorata, l’incisione originale in bianco e nero, che si è sempre venduta poco, da quel ciclone ne ha tratto un effimero vantaggio ma rimanendone travolta.
Presso gli storici, omertosi, è diffuso un atteggiamento di salomonico distacco; la grande maggioranza dei critici, conniventi, continua a osannare artisti, dispensando lodi ecumeniche un tanto al rigo; il “pubblico” diffida perché restano irrisolte troppe ambiguità tecniche (l’incerta originalità) e di mercato (quotazioni gonfiate solo per consentire sconti da svendita fallimentare). Non si è fatto intendere, con la forza necessaria, il rigore necessario, l’urgenza di un superiore disinteresse, quello che sempre deve governare ogni verità espressiva. Non voglio dire che il profitto non debba essere rispettato (anzi lo ritengo un significativo indice d’interesse e in un prossimo post ne argomenterò le motivazioni) ; dico che bisognerebbe commisurare la bontà dei progetti condivisi alle possibilità di tradurli in reale affermazione. La manifestazione di un tale disinteresse impegnerebbe i collezionisti, i cosiddetti amatori e i semplici curiosi a una diversa considerazione della realtà delle cose, a un rispetto dei significati e dei valori unici che una pagina incisa manifesta.
Così la risposta alla domanda fatta all’inizio - il dovere verso chi? - non può non tenere conto che il dovere verso se stessi ha la complicanza d’essere anche un dovere che in altri trova la propria verifica.

1 commento:

  1. Indiscutibilmente vero, quanto bello!
    In un mondo impreparato alla globalizzazione, sento un diffuso bisogno di particolarità, tutta legata a fattori identitari.
    Noi incisori dovremmo smettere musi lunghi e nostalgici e fidarci di questo gran momento: c'è un gran bisogno di autenticità, contrariamente a quanto sostengano certi circuiti.
    Siamo finalmente 'urgenti'e necessari finché 'originali'!

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