In
questa pagina ci votiamo allo studio del dettaglio, perché in esso si rivelano,
a volte, strane finezze che per essere colte hanno bisogno di essere osservate
con la lente d’ingrandimento dell’immaginazione.
Il
proposito è quello di documentare immagini molto semplici: potremmo definirle
le immagini dello “Spazio Felice”, ma non si tratta di descrivere studi
d’artista, di coglierne gli aspetti originali e pittoreschi o mostrare le
ragioni che li rendono funzionali e confortevoli. Al contrario si vuole superare
l’aspetto meramente descrittivo per coglierne le virtù prime, cioè quelle in
cui si rivela una adesione alla individualità dell’artista che vi opera:
l’artista è nello studio così come lo studio è nell’artista e tale reciprocità
è altamente complessa perché aspetti psicologicamente profondi si celano negli
arredi, negli oggetti, negli attrezzi… nelle loro disposizioni e relazioni.
Mi
ha meravigliato scoprire che è possibile cogliere differenze anche in spazi di
lavoro collettivi che si potrebbe supporre regolati solo da un’asettica
funzionalità.
L’atelier
è l’angolo di mondo dell’artista è il suo primo universo, per alcuni
addirittura è l’unico universo nel quale si trovano a proprio agio.
Le
immagini che seguono conducono concretamente ai valori dello spazio abitato e
l’essere umano che trova un rifugio sensibilizza i limiti del suo stesso
rifugio.
Il
più prezioso effetto benefico dell’abitare consiste nel fornire un riparo
all’immaginazione, l’atelier protegge il sognatore, gli consente di sognare in
pace.
Non
occorrono specifiche competenze psicologiche per sostenere che l’individuazione
di uno spazio, anche minimo, riservato al proprio lavoro sia uno dei più
potenti elementi di integrazione per i pensieri, i ricordi e i sogni
dell’artista, perché l’immaginazione simpatizza con l’essere che abita lo
spazio protetto. Anche un angolo può rivelare una dimensione infinita per chi
lo sappia valorizzare e per chi si colloca nella prospettiva dei valori di
intimità. Se poi l’atelier si complica un po’, se ha altre stanze e altri
spazi, l’immaginazione può avere rifuggi sempre meglio caratterizzati.
Quando
l’inconscio è alloggiato bene, nello spazio della sua felicità, è a proprio
agio, pertanto tutti i ripari, tutte le stanze, tutti gli angoli possiedono
valori consonanti di onirismo. Memoria e immaginazione non si lasciano
dissociare, l’una e l’altra lavorano al loro reciproco approfondimento, l’una e
l’altra compongono, nell’ordine dei valori, la comunanza generatrice dell’opera
d’arte.
I
valori di riparo sono talmente semplici, così profondamente radicati
nell’inconscio, che li si ritrova piuttosto evocandoli che descrivendoli
minuziosamente.
Il
pittoresco eccessivo di un atelier può celare la sua intimità.
Quel
che mi interessa capire quando visito l’atelier di un artista non è tanto
quanto sia grande, come sia arredato, da dove proviene la luce e servirebbe a
poco disporre della pianta perché quel che cerco di capire è come riesce
l’artista, in quello spazio, a conoscere il silenzio.
L’atelier
è anche luogo di incontro, ma di incontro personale e intimo, in passato i
dibattiti e le discussioni avvenivano nei salotti, nei caffè, nei locali di
ritrovo e nelle gallerie d’arte; oggi i luoghi e le modalità sono in buona
parte cambiate, ma l’atelier ha mantenuto intatte le sue caratteristiche e per
quanto si possa tentare di spettacolarizzare la realizzazione di un’opera
d’arte è solo quando si ritrova chiuso nella sua immaginazione solitaria che
l’artista guidato dalla passione prepara le sue rivelazioni.
Tutti
gli atelier posseggono il potere attrattivo delle regioni dell’intimità. Non
esiste intimità vera che respinga: tutti gli spazi di intimità vengono
designati dall’attrazione, per questo visitare lo studio di un artista risulta
spesso più interessante delle sue stesse opere.
L’immagine
fotografica non restituisce solo fatti, ma anche impressioni, tuttavia non si
pretende che una fotografia da sola, magari in bianco e nero e per di più a
bassa risoluzione, possa risultare rivelatrice di tanta complessità che include
la diretta esperienza anche tattile e olfattiva.
Avrei
dovuto effettuare un’analoga ricognizione su artisti che si esprimono con altre
tecniche per portare le prove che negli atelier degli incisori, del presente e
del passato, è possibile riconoscere (anche nelle parole di presentazione)
caratteri comuni che prescindono dalla presenza del torchio, in quanto se quasi
tutti gli artisti qui presenti praticano anche altre tecniche espressive è
indubbio che sono tutti intrinsecamente incisori.
Il
mio commento rischia, a questo punto, di risultare troppo preciso, perché
accoglie facilmente dialettiche parziali sui caratteri dei diversi atelier. Se
proseguissi spezzerei l’unità dell’archetipo, invece è meglio lasciare aperte
le possibili ambivalenze.
Io
ho già detto troppo, l’invito è di visitare gli studi degli artisti andando
oltre l’immediata apparenza, cercando di cogliere il valore umano degli
atelier, il loro valore di spazi di creazione, di spazi difesi contro forze
avverse… ad essi, almeno a quelli più intensamente vissuti, si ricollegano
anche valori immaginati e questi diventano spesso valori dominanti ed è proprio
tale ricchezza che interessa esplorare.
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Accademia di Belle Arti “G.
B. CIGNAROLI” (Verona)
www.accademiacignaroli.it
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ALMA CHARTA (Fontanellato)
Rosario AMATO (Carini, 10/10/1947)
Estrapolare, nel mio caso, due sole foto che documentano un luogo di lavoro, di pensieri, di sogni, di passione, di vita, mi riesce assai difficile.
È una realtà fisica (il mio luogo) nella quale necessariamente sto dentro con tutto il mio senso e non senso artistico, affezione e avversione, bramosia e ribellione. Qualche rara volta, confesso, provo brevi istanti di euforia o di esaltazione. Il mio luogo di lavoro è anche uno spazio intimo, profondamente intimo, per questo ci vivo con tanta inquietudine e gelosia, tanto da sentirmi minacciato se qualcuno, senza preavviso, dovesse introdurvisi. È un magazzino pieno di tante cose che vivono con me e dentro di me, ma tutto ciò non basta. Sento il bisogno di scardinare i confini della mia intimità per non vanificare il tutto, rimanendo vittima, magari, di me stesso. Avverto il pericolo e ne sono consapevole. Ho provato, qualche volta, timidamente a varcare i confini del mio luogo per aggiungere un'altra dimensione necessaria per una funzione di tipo sociale, ma questa è un'altra storia.
"L'architettura é
il disegno di un posto artificiale che si abita, con il proprio corpo e con la
propria anima, sudati o raffreddati, sanguinanti o con la pelle lucida,
impauriti o speranzosi, contenti o tristi" E. Sottsass
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Giovanni BARBISAN (Treviso 1914 – Orbetello 1988)

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Luigi BARTOLINI (Cupramontana 08/02/1892 – Roma 16/05/1963)
![]() |
Il mio studio da povero in Camerino. Carboncino ca. 1925 ,235 x 407 |
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Arnaldo BATTISTONI (Fano 1921 – Pesaro 1990)
Lino BIANCHI BARRIVIERA (Montebelluna 1906 – Acilia 1985)

Mario BENEDETTI (Terni
1938)
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Mario BENEDETTO (Scilla,1947)
…non è un
vero studio, perché quello ufficiale si trova a 20 Km da casa. Questa è una
sistemazione alla buona per l'incisione, ricavata nel piano garage, per
comodità vicina e pronta ad ogni esigenza…
L’idea che il piacere unico nutrito, incidendo quasi il bianco del foglio, col pennino premuto fino a schiattare e che prosciugandosi consegnava quei segni neri decisi, vibrati con rapidi gesti e mossi da un senso o sentimento traboccante,
potesse moltiplicarsi, mi rapiva. Occorreva passare all’elaborazione di una matrice. Poter
incidere, finalmente, il metallo e affrontare tutte quelle diverse operazioni necessarie alla calcografia, per poi, dopo il loro susseguirsi faticoso, trepidare al primo passaggio della lastra nel giro dei cilindri, e poterne valutare il risultato ottenuto su carta, era diventato un mio bisogno primario. Inibire il gesto e il vigore di un segno non è facile. Occorreva, per quel gesto, armarsi d’infinita e paziente dolcezza, delegando all’acido il compito di scavare e ricavare il segno voluto stabilendone i tempi d’immersione, con un’immedesimazione quasi corporale con esso. Mi vengono in mente le lunghe notti passate a eseguire prove e tirature, a ripetere gesti dopo gesti, tra le mie povere cose, lontano dal mondo, lontano da tutto. Alla fine, saturo marcio d’inchiostro, di solventi e di fatica, qualche volta, compensato da un buon risultato, altre, invece, incazzato nero ma pronto, ugualmente, a rincorrere quella grazia illuminante, sfuggita dalle mani furtivamente. Che l’arte, quella vera, sia un’attività umana che non mira al profitto, e che non asseconda le mode, è risaputo. Essa ubbidisce e segue soltanto un suo ordine interno. L’incisione rappresenta la sua parte più intima e riservata.
26 Aprile 2013
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Gaetano BEVILACQUA (Salerno
26/03/1959)
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Marcello BOGLIONE (Pescara 1891 – Torino 1957)


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Duilio CAMBELLOTTI (Roma 1876 – 1960)
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Bruno CARUSO (Palermo, 08/08/1927)
CASA FALCONIERI
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Circolo Culturale Calcografico
3C
Il
Circolo 3C è stato fondato nel 2003 da Alberto Benvenuti e Gianni Favaro con
uno scopo preciso ed essenziale: creare, anche nella terraferma veneziana, una
struttura organizzata per la divulgazione dell’arte grafica.
Per iniziare si sono
insegnati i rudimenti del disegno dal vero, l’acquerello e, nel frattempo, si è
provveduto ad attrezzare il laboratorio per la grafica (incisione calcografica)
fornendo gli insegnamenti fondamentali e necessarie per ottenere un’acquaforte.
Da
quell’anno di fondazione si sono avute le adesione di oltre 100 soci e per
evitare le “normali fughe” si è contenuto il costo associativo alle pure spese
di gestione e per acquisto del materiale necessario.
In
parallelo alle attività di laboratorio vengono organizzate visite guidate a
mostre d’arte, a studi e laboratori, oltre a conferenze e convegni che
privilegiano l’arte dell’incisione.
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Teodoro COTUGNO (Desio14/01/1943)
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Giampaolo DAL PRA (Piove di
Sacco 13/05/1955)
Figlio d'arte, ho appreso i rudimenti del disegno e della pittura dal padre. Ho studiato Arti Grafiche all'iIstituto Statale d'Arte di Venezia. Ho inciso più di 350 matrici con la tecnica dell'acquatinta portandola ai suoi massimi livelli espressivi.
Lo spazio di lavoro coincide con lo spazio in cui vivo ed è la proiezione del mio ordine interiore: libri, dischi, quadri, oggetti.
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Andrea DE SIMEIS ( Lecce 1980)
www.cubiarte.it
Il mio attuale laboratorio è anche il luogo in cui vivo, a Galatina. Si tratta di un grande ambiente, una falegnameria dismessa nella vecchia via degli artigiani, ora quartiere signorile appena fuori le mura cinquecentesche. Il locale è poco illuminato, ha un bagno,un piccolo pozzo luce e il fitto economico. Molte provviste, gialli grappoli di pomodori, caciocavalli, cornetti di peperoncino, mazzetti di mente e origano, sono appese ad una lunga pertica che percorre l’ambiente in tutta la sua lunghezza e fa sembrare il mio locale una di quelle puteche clandestine che vendono generi alimentari all’uscio.
In
questo gran bello spazio lavoro con zelo e furore, semmai sia appropriato
coniugarli, e spesso m’immagino di essere in quella fucina dei mastri fabbri
ferrai. “Qui il lavoro non è fatica” si legge sulla canna della grande bocca di
fuoco dei fratelli Ferrari, mentre il mantice della forgia sbuffa faville.
M’immagino così, sudato e ostinato sul ferro, al ritmo del grande maglio e, tra
un colpo e l’altro, getto un occhio veloce sulle piccole carte dei miei
appunti.
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Fernando DI STEFANO
(Sant'Elia a Pianisi (CB) 02/03/1971)
Il mio Studio: una piccola
stanza che misura poco più di venti metri quadri, dove disegno dipingo incido
mordo stampo, è semplice, angusto e stracolmo di “roba”.
Ma è questo suo essere così
semplice e raccolto che mi permette di “sognare” e sperare che forse, un
giorno, finalmente, avrò un grande e magnifico spazio di lavoro in cui
sbizzarrirmi e liberarmi!
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Paolo DURANDETTO
http://www.paolodurandetto.it
Lo Studio di Polo Durandetto si
trova a San Giorio, paese medievale che si sviluppa intorno al suo castello,
inserito nella splendida cornice della Val di Susa, culla e snodo di fermenti
culturali antichi e odierni. Il borgo conserva dei preziosi cicli di affreschi
inseriti nel Sistema Museale della Valle di Susa.
Prima “casa della Nonna” e negli
ultimi 15 anni atelier, lo Studio si colloca in un alloggio su due livelli, in
una casa costruita dai bisnonni nei primi del Novecento. Laboratorio
polivalente, al posto della vecchia stalla al pian terreno si trova una
falegnameria per la costruzione dei telai e la preparazione delle tele, a cui
si è aggiunto il recente laboratorio calcografico. Al piano rialzato trovano
posto una stanza "a sporcare" per lavori di grandi dimensioni e
un'altra per i lavori di finitura, illuminata da una morbida luce naturale.Lo
Studio è per Paolo il luogo intimo della trasformazione, dove plasma e
stratifica il suo vissuto quotidiano in una pittura recentemente definita come “...
Paesaggi, che hanno ragione di essere definiti in questi termini in quanto –
proprio alla stregua della morfologia di un sito – si sono costruiti per
successive, geologiche e non programmabili stesure.” (Fulvio dell’Agnese in “Cattivi
Maestri” Udine, 2012).
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Vladimiro ELVIERI (Schio, 25/04/1950)
&
Maria Chiara TONI (Bancole di Porto Mantovano,
14/09/1950)
14/09/1950)
www.elvieri-toni.com
L’elaborazione delle nostre incisioni
avviene generalmente in due fasi distinte e in due spazi separati.
Nello “studio”, che fa parte
dell’abitazione, procediamo alla prima elaborazione delle matrici, mentre nella
“stamperia”, ubicata in un altro spazio e indirizzo (ma sempre a
Cremona), verifichiamo il lavoro al torchio calcografico attraverso prove di
stato, prove di colore, tiratura, ecc.
Se lo spazio/studio nell’abitazione diventa il luogo che dà
corpo immediato all’idea, proprio per essere lo spazio
fruibile nella maggior
parte della giornata, in quello della stamperia,
ogni matrice viene successivamente rivisitata sotto forma di stampa, ripresa
per dare corpo ai rilievi restituiti dalla carta nera, decidere il grado di
trasparenza o meno degli inchiostri, di fatto il luogo della sperimentazione e della definitiva verifica dell’immagine.
Finché si riuscirà a pagare l’’affitto,
la stamperia sarà un privilegio..![]() |
La stamperia |
James ENSOR (Ostenda 1860 – 1949)
Maurits Cornelis ESCHER (Leeuwarden 1898 – Baarn 1972)
![]() |
Studio di via Alessandro Poerio a Roma |
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Giovanni FATTORI (Livorno 1825 – Firenze 1908)
Gianfranco FERRONI (Livorno 1927 – Bergamo 2001)

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Carmelo FLORIS (Bono 22/07/1891 – Olzai 22/08/1960)
www.comune.olzai.nu.it/cultura/cultura.asp?id=1&ln=IT
![]() |
foto G. Murgia 2010 - © archivio associazione Kérylos, Olzai |
![]() |
Carmelo Floris al torchio, 1959 foto E. Piras - archivio Museo Carmelo Floris, Olzai |
Daniele GAY (Torre Pellice, 30/01/1960)
GRAFICA DI VIA SETTE DOLORI (Matera)
![]() |
Foto Dadi Wirz, 1957 |
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Foto Dadi Wirz, 1957 |
![]() |
Al torchio Joseph Hecht (1891 - 1950) |
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Lanfranco LANARI (Falconara Marittima 07/07/1953)
www.lanfrancolanari.net
«Ho sempre invidiato e contemporaneamente guardato con un qualche sospetto gli studi/laboratori ordinatissimi…»
«…Noi incisori siamo una specie particolare di
artisti se non altro, per deformazione professionale, siamo abituati a leggere
da destra verso sinistra, cerchiamo con la monocromia i colori, utilizziamo
tecnologia e materiali già affinati nel ‘500, nel nostro laboratorio alberga un
po’ dello spirito dell'alchimista, abbiamo a che fare con acqua, fuoco, terra e
con l’uso di acidi trasformiamo lastre di metallo in generatori
di immagini.»
Giuseppina
LESA (Udine 20/09/1955)
www.giuseppinalesa.net
E’
sondare con la mente e col cuore prima che con la mano, ciò che sono, il mio
modo di stare al mondo, le mie relazioni umane esaltanti e/o deludenti.
Tutto
questo prima di graffiare una lastra o dipingere una tela.
E’
l’esprimere un concetto, è comunicare uno stato d’animo, è essere ciò che si è!
Il
resto è gioia; è conoscere il proprio torchio come si conosce un vecchio amico
di cui ti fidi; è un immergere l’acquaforte nella
morsura, in un acido bizzarro
che sai ormai contenere, è realizzare quella grafica d’arte che come diceva il
grande Bartolini:
“C’è tutto un mondo che se ne
infischia delle mie acqueforti.
…ma comunque, io vivo e vivrò sempre
beatissimo a motivo d’una lastra incisa.”
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Alberto MANFREDI (Reggio Emilia 1930 – 2001)
Raffello MARGHERI
(Firenzuola 1949)
Sì lo studio piccolo, come disse Qualcuno, aiuta la concentrazione, ma lo studio grande penso che aiuti di più perché ci stanno più idee. Comunque, nel mio, ci sta tutto e questo mi permette di lavorare e tenere anche un po' di confusione.
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Giorgio MORANDI (Bologna 1890 – 1964)
![]() |
Lo studio di Bologna in via Fondazza |
![]() |
Lo studio di Grizzana |
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Guido NAVARETTI (Torino 1952)

L'investimento immobiliare
ha liberato:
- il "soggiorno"
della casa di abitazione;
- il torchio recluso
smontato in cantina da 10 anni;
- la famiglia da una presenza che impediva
fisicamente anche solo una comoda cena con parenti e amici;
- il figlio che potrà
abitare i due locali quando sarà in grado di liberare la sua stanza;
- il sottoscritto concedendogli la possibilità di
ricevere ex allievi e amici avvertendo, con qualche rassegnazione, della
circolarità del tempo che alla fine della centralità dell''esistenza ti rimette
nelle condizioni di riavere quello spazio tutto per te consentito con l'inizio
dell'insegnamento e perso con la formazione di una famiglia e la necessità di
un alloggio.
Il mio spazio di lavoro è
condensato sopra e sotto un tecnigrafo dove, per necessità di spazio maturate
fin dall'infanzia, tendo a concentrare accumulando tutto quel che mi serve.
Materiali, strumenti, libri
e fonte di luce e fonte musicale sono tutti a portata di mano quasi a
delimitare un microambiente, una capsula ove ridurre le possibilità di
distrazione e rendere le stesse una libera scelta e non un condizionamento.
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Carolina Marisa OCCARI (Stienta12/10/1926 -Ferrara 11/05/2014)
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OPIFICIO DELLA ROSA
Castello di Montefiore Conca
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I miei bulini.
Dall'alto: un Ezra Bowman
del 1850, tre bulini appartenuti allo xilografo Attilio Giuliani (1930-40 ca.)
e il bulino di Duilio Cambellotti.
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Toni PECORARO (Favara, 27/4/1958)
www.tonipecoraro.it
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Alla
metà degli anni novanta alcuni incisori triestini pensano ad una forma
associativa locale ed iniziano la partecipazione a mostre europee con il nome
di PRINTS. L’Associazione culturale PRINTS - PResenze INcise a TrieSte nasce
ufficialmente solo il 23 ottobre 2008. I soci fondatori, incisori che praticano
la stampa calcografica e xilografica, si raccolgono attorno alla figura di
Furio de Denaro, appassionato incisore e storico dell’arte, xilografo, esperto
di bulino e di ex-libris, insegnante e divulgatore disponibilissimo, studioso e
critico di grande competenza scientifica.
Dal
gennaio 2009 PRINTS attiva, presso l’Istituto d’Arte “Enrico e Umberto Nordio” di
Trieste, un “Laboratorio didattico di
tecniche incisorie. Xilografia e calcografia”. I docenti sono Furio de
Denaro e Flavio Girolomini. Per promuovere l’interesse dei giovani nei
confronti dell’arte incisoria, ogni anno il sodalizio ammette gratuitamente al
“Laboratorio” stesso, una rappresentanza selezionata di
allievi dell’Istituto d’arte che lo
ospita.
Dall’8
al 18 giugno 2009 gli incisori di PRINTS
si presentano al pubblico triestino con una mostra collettiva alla Sala
Comunale d’Arte intitolata “Un segno
inciso. L’attività didattica di Furio de Denaro”. In tale occasione viene
pubblicato dall’Associazione stessa un volumetto divulgativo.
Dall’8
al 17 giugno 2012, la Scuola Libera
d’Acquaforte dell’Università Popolare
e PRINTS organizzano, presso il
locale Museo Comunale della Civiltà
Istriana, Fiumana e Dalmata, una mostra collettiva intitolata “INcisori INsieme IN Trieste”, dove presentano oltre cento opere di quaranta artisti
dei due sodalizi. Nell’ambito della stessa mostra, uno spazio è dedicato
all’opera di Furio de Denaro, scomparso prematuramente il 22 gennaio 2012.
L’attività
di PRINTS prosegue anno dopo anno con
il “Laboratorio didattico…” presso il
Liceo Artistico “E. e U. Nordio”.
_______________________________________________________________________REMBRANDT Harmenszoon van Rijn (Leida 1606 – Amsterdam 1669)
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Gina ROMA (Tezze di Vazzola
16/9/1914 – Oderzo 2005)
________________________________________________________________________
Girolano RUSSO (Palermo,
01/10/ 1952)
________________________________________________________________________
Sergio SARONI (Torino 1934 – 1991)
_________________________________________________________________________________
Aldo Maria SCHMIDT (Trento 1935 – Roma 1978)
![]() |
Lo studio di Trento nel 1962, al torchio Gina Roma. |
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SCUOLA DEL LIBRO (Urbino)
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Scuola Internazionale di
Grafica IL BISONTE (Firenze)
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Michele STRAGLIATI (Luino,
23/06/1953)
www. michelestragliati.it
Lo spazio è molto scarso, quando devo utilizzare dei fogli grandi ho qualche difficoltà ma va bene lo stesso.
Guardando bene si scopriranno due attrezzi appesi, uno di mio padre e uno di mio nonno, li ho messi assieme ed è uscita una “natura morta” fortunatamente ormai in disuso… però è un ricordo…
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Giuseppe VIVIANI (Agnano 1898 – Pisa 1965)