mercoledì 17 agosto 2011

RONDEAU VENEZIANO 0.2

La relazione tra la Biennale di Venezia e l’incisione è stata breve e senza passione. Alla prima edizione della Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea, apertasi nell’Aprile 1955 nella sede della Fondazione Bevilacqua La Masa furono invitati 94 incisori ai quali si aggiunsero altri 42 ammessi per concorso.
Già allora c’erano i premi per ciascuna delle tre sezioni individuate (calcografia, xilografia, litografia).
Tra una polemica e l’altra (nulla è cambiato) si ebbero in tutto sette edizioni e l’ultima si tenne nel 1968 precedendo di pochi giorni la vernice passata alla storia per la turbolenta contestazione: «Biennale dei padroni, bruceremo i tuoi padiglioni».
Le mostre presso la Fondazione Bevilacqua La Masa rappresentavano una specifica sezione, come ancora oggi il cinema, l’architettura, la musica…, ma non erano mai mancati artisti che invitati a partecipare alla Biennale d’Arte esponessero incisioni: Umberto Boccioni alla sua personale del 1910 presentò anche puntasecche e acqueforti e credo che il primo ad essere premiato sia stato Luigi Bartolini nel 1942.
Dopo il ’68 pare non si siano più viste incisioni alla Biennale che, in compenso, nel 1993 ha patrocinato l’iniziativa promossa da Enzo Di Martino per una nuova dichiarazione sul concetto di originalità (non è che dopo se ne siano viste, di incisioni intendo, comunque s’intenda l’originalità).
Ho contattato telefonicamente la Fondazione Bevilacqua La Masa ed ho inviato una e-mail alla segreteria chiedendo se è disponibile e consultabile il catalogo della prima biennale d’incisione del 1955. Poiché la Fondazione, nella sede di Campo San Barnaba, non possiede una reale sala di consultazione (questo mi ha riferito l’addetta con la quale ho parlato) occorre concordare preventivamente la consultazione e, tenuto conto che mi troverò a Venezia nella settimana di Ferragosto, probabilmente non sarà possibile accedervi.

Nella figura retorica che si chiama ossimoro si applica a una parola un epiteto che sembra contraddirla, così il Festina Lente dei latini o il Sole Nero degli alchimisti. Per un appassionato di incisioni andare a visitare la Biennale di Venezia è una specie di ossimoro.
Allora che ci vai a fare? E poi a Venezia in Agosto come il più rozzo dei turisti?
Quando appare il corsivo è l’ortonimo che s’intromette, evidentemente ha anche altre perplessità.
Ci vado perché era già stato deciso prima ancora che io avessi deciso e poi avrò solo il tempo di visitare mostre che differenza fa il periodo? Per rabbonirlo provo a far leva sui suoi interesse prevalentemente letterari, dicendo che la meta prioritaria è il nuovo giardino della Fondazioni Cini dedicato a Borges.
È l’ennesimo modo per esibire l’eccentricità di gusti pseudoraffinati?
Si può essere certi che se qualcuno dice che una cosa la fa “per sfida” sta predisponendo l’alibi per qualche nefandezza.
Non so se mi pentirò di aver iniziato (non ho mai detto di farlo “per sfida”) e invece di polemizzare con l’ortonimo meglio lasciare spazio ai fatti.
A domani.

1 commento:

  1. Da non dimenticare il ruolo dell’Associazione Incisori Veneti e il fondamentale merito di Giorgio Trentin: già che vai a Venezia non mancare di salutarlo.

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