domenica 21 agosto 2011

RONDEAU VENEZIANO 11

Luna di giorno alla Salute,
meglio di quella dipinta nel trittico di Guccione che non sono stati capaci di fare le cornici di uguale altezza.

















All’apertura sono il primo ad accedere alla sede di Punta della dogana della François Pinault Foundation.
La ristrutturazione su progetto di Tadao Ando è impeccabile e glaciale ed è forse per mantenere il clima che risulta raggelante anche l’aria condizionata.

Procedo sorvegliato a vista dai custodi e passato in consegna di stanza in stanza, poi inizia ad arrivare qualche altro visitatore ed essendoci più gente da controllare si distraggono cosi….
Punta della Dogana, Fondazione Pinault
Punta della Dogana, Fondazione Pinault
  


Punta della Dogana, Fondazione Pinault
Quanto alla mostra rispecchia la tipica impostazione “curatoriale” delle mostre d’arte contemporanea:
un qualsiasi titolo purché ad effetto, per esempio “Dileggio delle Certezze”, forse risulta un po’ più efficace “Elogio del Dubbio” infatti è così che s’intitola la mostra.
Per cosa esporre tenete presente la ricetta del minestrone della nonna e, se c’è da appendere, solo uno per parete.

David Hammons, Forgotten Dream (2000) 


Jeff Koons

Quanto alle reciproche relazioni meglio se  risultano incomprensibili, così appariranno intellettualmente più profonde.
Insomma il contenitore è più interessante del contenuto.

Charles Ray, Boy with frog

Adesso si può fare il giro della Punta della Dogana e passare alle Fondamenta Zattere dove, nei Magazzini del Sale, si trovano gli spazi espositivi della Fondazione Vedova, ma non prevedo di visitarla.
Magazzini del Sale 2, Padiglione Catalogna e Isole Baleari

Dopo aver postato mi riposerò ancora un po’ e poi mi recherò sull’isola di San Giorgio per visitare il giardino della Fondazione Cini, mi ero informato telefonicamente (041 5200517) e la Fondazione è aperta al pubblico il Sabato e la Domenica con visite guidate ogni ora dalle 10,00 alle 17,00.

“Seduto su una panca di legno consumato da generazioni di natiche e sconforto” più o meno così scriverebbe Eloy Tizón.

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