lunedì 2 dicembre 2013

(S)CONSIGLI A UN GIOVANE ARTISTA



Giovanni Battista Piranesi
LA RUOTA GIGANTE
Tav. 9 dalle “Carceri d’invenzione”, seconda edizione 1761 circa
acquaforte, mm 550 x 405














Ancora una volta uno studente dell’ultimo anno di Accademia ci ha inviato il link al suo sito invitandoci a visionare le sue incisioni per esprimere un parere e dargli qualche consiglio per farsi conoscere.
Nel post COME FARSI CONSIDERARE AFFERMATI INCISORIDI SUCCESSO sono contenuti i suggerimenti per chi è già, in qualche modo, nel “giro”, ma per chi deve ancora iniziare si ripropone una situazione identica al post BUON COMPLEANNO.
In passato sono stato sempre ben attento nel dare risposte a simili richieste perché è veramente difficile dare consigli costruttivi. Ho sempre cercato di non risultare del tutto scoraggiate, né di incoraggiare troppo alimentando facili aspettative perché il giovane artista tende ad interpretare tutto come un vaticinio.
Rispetto ad un anno addietro (oltre alla chiusura di altre gallerie) non ci sarebbe nulla di diverso da dire, tuttavia, negli ultimi tempi, ho accumulato un eccesso di cinismo che provo a smaltire riversandone buona parte (un po’ è sempre meglio mantenerlo di scorta) in questa risposta.

Caro Giovane Artista,
Innanzitutto se sei approdato a questo blog è perché ti sei incapricciato dell’incisione, ma se aspiri alla vetta del “sistema” dell’arte contemporanea è meglio che non si sappia: continua pure a incidere se ti diverte ma non impantanarti in questo campo dove resteresti invischiato a divincolarti invano per il resto della vita.
In ogni caso è da ingenui pensare che per farsi conoscere basta andare in giro con il book o con in cartella i lavori da mostrare e, ancor peggio, inviare e-mail a tutti i siti reperibili in rete, sperando di incontrare chi apprezzando il tuo lavoro si interessi per promuoverlo.
Purtroppo non funziona così, non più, non oggi.
Se chiedi a qualcuno di poter mostrare il tuo lavoro, stai già dimostrando di essere uno che ha bisogno di farsi conoscere, uno sfigato che si auto-promuove, inoltre autorizzi l’ultimo cazzone di gallerista a sentirsi un Gagosian.
Per affermarsi artisticamente occorre stabilire relazioni amicali (nel senso di Facebook, non in senso proprio) dando per scontato che tu sia già un artista di qualità avviato al successo.
Non presentarti mai direttamente, occorre sempre un “Mi manda Picone”: da conoscente a conoscente si arriva a coloro che possono fare la differenza.
Non si creda che sia un ambiente solo per raccomandati, tutt’altro: occorrono capacità di relazionarsi non comuni, ma non è vero che se il tuo lavoro è di assoluta qualità sarà riconosciuto comunque, perché in questo campo nessuno rischia su qualcuno che non gli sia stato segnalato da qualcun altro.
Non avere fretta, ma neanche crogiolarsi nell'attesa che qualcuno ti scopra e neanche cedere alla tentazione del primo che ti propone di partecipare ad una mostra; credimi: meglio niente se non è il migliore gallerista o curatore del momento perché la verginità è ancora un frutto prelibato.
Puntare direttamente alle Biennali internazionali, ma nel campo dell’arte contemporanea vi sono interessanti concorsi/borse di studio che consentono un accesso privilegiato, però prima occorre darsi da fare per conoscere i curatori e dopo potrai partecipare con qualche chance.
La promozione di sé passa attraverso l’intreccio di relazioni interpersonali che sono indipendenti, per non dire indifferenti, dalla qualità del lavoro svolto, in pratica, si possono anche fare delle Gran Minchiate perché tutto dipende dal “contesto” secondo una logica che è ben esemplificata nel post FACCIAMO UN GIOCO.
Scegliti un qualsiasi linguaggio alla moda evitando le forme espressive tradizionali perché ormai un quadro se è dipinto male lo capisce anche un critico e, forse, anche un curatore; se poi t’inventi una trovata del tipo “esposizione di pietre delle quali ho sentito la voce che mi invitava a raccoglierle” sei a posto per il resto della vita… qualunque cosa sia fa sempre effetto se è realizzata da un tuo assistente.
Occorre ambizione, intraprendenza e “faccia tosta”.
Le critiche cattive possono venire solo dai tuoi stessi colleghi, dagli altri artisti che puntano a scavalcarti, ma nessun critico scriverà male perché le stroncature non si usano più e si preferisce fare l’elogio del proprio orticello invece di perdere tempo a criticare l’erba del vicino.
La possibilità di essere smascherati è minima e se mai qualche critico, risentito perché gli hai trombato la moglie, dovesse svelare che è tutto un bluff sarà troppo tardi perché, nel frattempo, gli interessi che si sono sviluppati intorno ai tuoi lavori, sono tali da costituirne una solida impalcatura di sostegno.
Invece quel che potrebbe stroncarti la carriera, Oh Fulgida Stella, è, se si coprisse, per esempio, che sei un pittore veramente capace di dipingere, che sai disegnare e che incidi personalmente le tue lastre. Allora saresti sputtanato e deriso, precipiteresti nella disillusione e la caduta sarebbe irrecuperabile; sarebbe la vendetta degli altri artisti, anche loro in cerca di successo, che hanno visto il collega risplendere e godono nel vederlo disfatto.
Da questo punto di vista l’arte può sembrare una brutta faccenda fatta di prevaricazioni, qualcosa di losco, una via spiccia per il successo e la vedetta sul genere umano, la speranza di guadagnarsi una fama con poco sforzo, tentando la fortuna come partecipando al casting  di selezione per il Grande Fratello, con in più il sospetto che al fondo ci sia un imbroglio.
La strada, pur con qualche esasperata semplificazione, è questa indicata, quanto alla meta è facile illudersi di averla raggiunta al primo invito ad una qualche biennale, ma queste rassegne sono più dei tritacarne infatti del 99% dei giovani invitati non si hanno più notizie (lo sforzo non è tanto quello creativo di inventarsi una nuova stronzata, ma quello di mantenersi a galla); tuttavia se proprio ti ripugna imboccarla e qualora tu non sia un pedissequo e sottomesso ripetitore di stereotipi (paesaggio, paesaggio con cascina, paesaggio con cascina sotto la neve…) puoi continuare a fare le incisioni che ti appassionano (in verità nessuno può impedirti di incidere anche se sei il più arruffone dei dilettanti), comunque, in ogni caso, scordati l’idea che stai facendo dell’arte, perché è un’idea che da un canto può inibire, essendo come stare costantemente sotto esame, dall’altro è un’idea con la quale è facile gonfiarsi l’io a dismisura con conseguenze rovinose sul piano psicopatologico, inoltre, come abbiamo visto, può esaltare la speranza connessa con il colpo di fortuna che con l’incisione non verrà mai.
L’incisione può darti da vivere, ma oggi non si può vivere “facendo” soltanto incisioni (capirai presto la distinzione, neanche tanto sottile).
Dovrai mettere in conto che in questo campo è difficile imparare il mestiere, si sarà sempre alla prime armi, e se uno ritiene di averlo imparato è meglio che smetta.
Forse è proprio per questo che chi riesce a conquistare lo stipendiuccio statale nella scuola smette di incidere, essendo il “docente”, per definizione, uno che possiede il mestiere. Io non credo che sia questa la reale motivazione (troppo nobile) ma ti ho servito un buon alibi anche per una diversa scelta futura.
Buon Lavoro.

37 commenti:

  1. Se le cose stanno come si sostiene nel post allora tutti gli incisori siamo solo degli zombi, nessuno escluso neanche quelli con la puzza sotto il naso per paesaggi e nature morte?

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    1. Non dico che per essere "docenti" bisogna non essere artisti, però aiuta.

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    2. Sì può aiutare, ma “insegnare” arte e “fare” arte restano due “mestieri” diversi. Purtroppo molti si credono artisti solo perché insegnano educazione artista nelle scuole medie o, peggio, nelle accademie.

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    3. In effetti, molti di questi "docenti", scambiati per artisti, vengono invitati in rassegne e biennali d'incisione.

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    4. Si dica chiaramente che la maggior parte dei sedicenti docenti d’accademia non hanno alcuna preparazione didattica e artisticamente sono insignificanti, così il solo modo che hanno per giustificare lo stipendio mensile statale è alimentare negli studenti velleità che provvederà la realtà a stroncare.

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    5. Come mai lo studente non ha chiesto consigli ai suoi docenti?
      Probabilmente è consapevole con chi ha a che fare, perché anche senza l’estremismo radicale del commento precedente c’è da dire che molte cose non vanno nella didattica dell’arte a tutti i livelli scolastici.

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  2. Il testo fa emergere alcune contraddizioni del sistema dell’arte contemporanea, soprattutto che il riconoscimento di un artista dipenda da “notorietà – successo – soldi” che sono i tre parametri con i quali oggi si misurano i risultati in ogni campo.
    Che si possa essere artisti anche al di fuori del sistema dell’arte contemporanea non è un principio così ovvio e accettato.
    Va dato atto a questo blog di lavorare proprio in questa direzione.

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  3. Sconsigliare ad un giovane di dedicarsi all’incisione non contraddice l’interesse per l’incisione dichiarato dal blog?

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    1. Questo blog pone il "giovane" di fronte alla realtà quotidiana. Ma nessun blog può scoraggiare ad affrontare l'incisione, se questa è una passione primaria, una vera necessità espressiva.

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    2. Il titolo da adito all’equivoco che il giovane studente sia già un giovane artista. Non so se esistono statiche, ma solo una percentuale infinitesima di quanti escono da DAMS Accademie e quant’altro saranno veri artisti, alcuni lavoreranno nei diversi campi nell’arte (restauro, classificazione, insegnamento…), altri vivranno nel rimpianto di non essere stati compresi.

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    3. Per chiunque non sia riuscito ad inserirsi nel sistema dell’arte è più facile e comodo illudersi di essere un genio incompreso che accettare il proprio fallimento come artista.

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  4. Le considerazione sono fin troppo acute, pertanto dietro la maschera dell’ironia e del cinismo non può esserci un semplice appassionato come si vuol far credere, ma qualcuno bene addentro al mestiere e al sistema dell’arte.

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  5. Le indicazioni mi sembrano fuorvianti, così sembra che la sola arte ammissibile è quella che si vede nelle biennali veneziane e simili, e tutti gli altri non sono artisti?

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  6. In sostanza si consiglia di fare il leccaculo dei curatori?

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    1. penso che Cagliostro ti darà una bella risposta.

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    2. Raccolgo l'invito di Anonimo. Oltre ai giovani presuntuosi (sono quelli che più si adoperano per "leccare"), anche gli stessi curatori possono gonfiare l'io a dismisura, con il potere concessogli di promuovere o bocciare gli aspiranti "artisti", così come esistono gli incisori che si credono artisti consacrati, solo perché hanno avuto la fortuna, o la furbizia, di entrare in qualche giro mercantile (mercato dell'arte non è necessariamente sinonimo di arte), dove vendono i loro "prodotti" replicati all'infinito.

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    3. Ti ringrazio. Ero certo che avresti dato la risposta giusta nei modi che tu sai fare bene. Se la smettessimo di pensare all'arte come una prescrizione medica. se sgomberassimo la nostra presunzione dall'autodefinirci "ARTISTI", se rientrassimo nelle nostre sincere occupazioni del "fare" quotidiano con tutti i dubbi possibili, senza fumi per la testa, forse, ci guadagneremmo in dignità.

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    4. Anche a voler prendere tutto alla lettera non c’è tra i (s)consigli nessuna istigazione all’arruffianamento che, cinicamente, è pure un’arte.
      Quanto alla lingua qui si privilegia l’espressione, ma riguarda la propria etica personale se usarla per altri scopi che, praticamente, pure le si addicono.

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    5. Non sono per nulla accordo con l’idea di “dignità” prospettata nel commento dell’ anonimo precedente: l’artista trincerato nella propria torre d’avorio che non scende a compromessi solo perché può contare sulla sicurezza mensile di un qualche stipenduccio statale o sulla pensioncina (magari “Baby” per chi ce l’ha fatta).
      La vera dignità artistica si conquista nel confronto, anche nello scontro con le beghe di promozione e di mercato, nel mettersi costantemente in gioco senza certezze e comodità.
      Si può anche scegliere di non stare al gioco assumendo quell’atteggiamento che in questo stesso blog è stato definito alla Bartleby, ma almeno occorrerebbe l’onestà intellettuale di riconoscere il proprio dilettantismo di comodo.

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    6. Carissima Cassandra. Sono consapevole di non riuscire a esprimere a parole quello che si È dentro. Si! Io sono andato avanti con lo stipendio Statale e non nego che ciò mi ha permesso di garantire il pane alla mia famiglia, a me, NO. Non conosco torre d'avorio e soprattutto non so cosa sono i compromessi. Vivo in mezzo alla gente anche con quella particolarmente "intenditrice" perchè giusto è guardarsi attorno. Sarà un paradosso, ma quello che ha meno certezze sono io. Sarò, e forse non lo sarò, ma so di cosa mi nutro. Si dice: "c'è chi vive per mangiare e c'è chi mangia per vivere". Lascio a te la gentilezza di immaginare perchè vivo. Purtroppo non ho le caratteristiche comuni per allinearmi come piacerebbe a tanti altri, sarà un grosso HANDICAP. Gradisci almeno gli Auguri per un felice Natale e nuovo anno. Ciao.

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    7. L’ennesimo artista incompreso, tutto tormento interiore che non conosce compromessi perché è sicuro che verrà rivalutato da postumo, nel frattempo magari si fa le mostre a pagamento.
      Consiglio al giovane artista che se ti ricapitasse di incontrare tipi simili di starne alla larga ti trascinerebbero nel loro stesso fallimento esistenziale ancor prima che artistico.

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    8. È l'ennesima volta che rispondo a una certa Francesca Mereu che, come al solito, prende cantonate. Dalle mie parti si dice: "testa che non parla si chiama cocozza" e se in qualche modo si vive nello "sfascio" lei è un esempio grave. Altro non le dico perchè non fa parte dei miei interessi.

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  7. A differenza di quanto accade nel sistema dell’arte contemporanea dove esiste la figura del curatore puro, per formazione critico o storico o, almeno, che abbia fatto dimenticare il proprio fallimento come artista (leggasi Bonami), nel campo dell’incisione (almeno italiana) i curatori sono prevalentemente artisti per lo più mediocri che curano le mostre per esporre innanzitutto se stessi.
    Non c’è da meravigliarsi se gli incisori non vengono presi in considerazione.

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    1. I curatori, anche se artisti (forse ne capiscono un po' di più dei cosiddetti critici), hanno il merito di promuovere rassegne e biennali (e non è una prerogativa solo italiana), mentre alcuni docenti d'incisione, nell'ambito delle Accademie d'arte, preferiscono tenere nell'ombra anche i migliori allievi, non proponendoli in mostre o collettive, per l'dea malsana che magari, un giorno, l'allievo possa superare il "maestro".

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    2. Per me ha ragione Sgarbi quando sostiene che un’arte che ha bisogno di “curatori” e un’arte malata.

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    3. L'arte non è fatta dai curatori ma dagli artisti, mentre di mercenari come Sgarbi non ne abbiamo bisogno.

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  8. A proposito di mercenari prezzolati, tra i consigli non va assolutamente dato per scontato di stare alla larga da chiunque chieda anche un solo centesimo.
    Il critico (un tanto al rigo) o il curatore (penso a tutto io) che chiede soldi all’artista è solo uno squallido approfittatore.
    Intendiamoci anche il loro lavoro va retribuito, ma nella “filiera” dell’arte non spetta all’artista ricompensarli né in denaro né in opere, a meno che l’artista non sia imprenditore di se stesso accollandosi anche gli oneri oltre che gli onori ed è anche questo atteggiamento auto-manageriale che ha contribuito allo sfascio della “filiera” del mercato dell’incisione.

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    1. ......ma una certa francesca mereu è in grado di capire?

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    2. A volte chiedere dei soldi può essere un modo diverso per dire di No?

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  9. Si può anche
    disegnare
    incidere
    dipingere...
    SOLO per passione

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    1. Si può fare di tutto “solo” per passione o passatempo ed è una nobilissima finalità, ma occorre la coerenza di accontentarsi e non rimpiangerla come un’attività mancata, invece spesso si coltiva l’illusione di essere migliori degli altri che sono riusciti a farlo per professione e si finisce per pretendere analoga attenzione e considerazione.

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    2. SOLO PER PASSIONE è un’affermazione molto impegnativa.
      Intendi dire che dipingi, disegni, prepari le lastre, le incidi e le stampi solo per tenertele in casa, non hai mai provato a fare una mostra, non hai mai partecipato a un qualche concorso, non le hai mai inviate ad “Archivio” per vederle pubblicate, non hai mai provato a venderle, oppure non le hanno comprate? La differenza non è da poco e in tal caso è più corretto dire solo per hobby. Va ben anche quello, basta intendersi.

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    3. Passione: Condizione di passività da parte del soggetto, che si trova sottoposto a un’azione o impressione esterna e ne subisce l’effetto sia nel fisico sia nell’animo.
      Hobby: Occupazione, diversa da quella a cui si è tenuti professionalmente, alla quale ci si dedica nelle ore libere, per svago ma con impegno e passione.

      Tutto scaturisce dalla passione. Il resto viene da sè.

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  10. Il giovane, al quale si fa riferimento nel post, non si è inscritto all’Accademia solo per la passione per l’arte, ma per fare della propria passione la sua futura professione.
    Sarà un problema se al termine degli studi scoprirà che proprio artista non lo è, oppure che è un artista, ma di scarsa qualità come ce ne sono tanti.
    Fare l’artista è una di quelle attività che “oltre” alla passione (non “solo” la passione) richiede talento e non basta saper padroneggiare una tecnica artistica, pertanto, spessissimo, comporta la delusione di scoprire di non essere davvero capaci in quello che tanto ci appassiona.
    Come sostiene Francesco Bonami, già chiamato in causa per altri motivi, “Fare l’artista è una vocazione. Certo c’è chi decide di fare l’artista pensando di fare soldi. Chi crede che facendo l’artista si possa non lavorare. Oppure ci sono quelli che diventano artisti perché interpretano male le proprie qualità e i propri difetti.”
    Cosa farà il nostro giovane artista mancato?
    Accetterà la delusione, si cercherà un altro lavoro o si metterà a insegnare e continuerà a coltivare la passione giovanile nel tempo libero? Oppure si convincerà di essere un genio incompreso? Le conseguenze possiamo immaginarle.

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  11. Tra gli incontri che possono fare la differenza io includerei anche questo blog. Se avessi avuto modo di conoscerlo all’inizio della mia attività artistica forse sarebbe andata diversamente?
    Non so se seguirne i consigli funziona, ma posso testimoniare cosa accade a non seguirli, infatti io mi sono comportato esattamente all’opposto di come viene consigliato e se i parametri del successo sono “fama – notorietà - soldi” oggi certifico il mio fallimento.

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    1. Bell’incoraggiamento per il giovane artista!
      Ma non credere di essere il solo, io riesco ancora a vendere qualche foglio e ricevo qualche invito alle mostre, ma nella città dove vivo e lavoro sono pressoché sconosciuto, tuttavia ho poco da recriminare poiché non mi sono mai presentato a quelli che in città muovono le fila; in qualche occasione ho avuto modo di osservali, ma non ho mai fatto il passo per contattarli, sento istintivamente che mi stanno sul cazzo (umanamente parlando).

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    2. Non so se sia più cinico il blog o le risposte che ho letto.

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